Addio mascherine, la scelta del Ministero
È caduto l’ultimo obbligo. Da luglio, anche negli ospedali e nelle Rsa non sarà obbligatorio indossare le mascherine anti-Covid. Lo stabilisce una nuova circolare del Ministero della Salute, firmata da Francesco Vaia ed emanata all’indomani della scadenza dell’Ordinanza del 2023 che stabiliva l’obbligo della mascherina in ospedale. Nella circolare resta comunque una forte raccomandazione all’uso dei dispostivi di protezione, anche se a discrezione dei direttori sanitari.
L’indicazione ufficiale è di “valutare l’opportunità di disporre l’uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei propri contesti, tenendo conto della diffusione dei virus a trasmissione aerea, delle caratteristiche degli ambienti nonché della tipologia di pazienti, lavoratori o visitatori che li frequentano, in funzione del livello di rischio di infezione e/o trasmissione (ad esempio in presenza di sintomatologia respiratoria o in considerazione della stagionalità) e del potenziale di sviluppo di malattia grave in caso di esposizione”.
Cade quindi l’obbligo ma non si abbassa del tutto l’allerta. Perché il Covid negli ospedali non è certo sparito. Al momento circola nella forma della variante JN.1, una delle varie derivazioni di Omicron, e il pensiero va già al prossimo autunno, quando inevitabilmente (come sempre accade con la stagione fredda) i casi torneranno a salire. C’è inoltre un semi-allarme lanciato per quanto riguarda un’altra recente variante di Covid, Covid Kp3, che secondo Matteo Bassetti, direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, è “molto contagiosa, ma non grave nella maggior parte delle persone”. Sempre Bassetti, poi, ricorda i comportamenti più consigliati da tenere, anche se l’emergenza Covid è alle spalle: “Per gli immunodepressi la vaccinazione è fondamentale…non bisogna allarmarci, ma prevenire”.
Resta comunque da chiarire l’opportunità di abbandonare le mascherine anche in presenza di anziani e persone di salute fragile. In questi casi, si punta più che altro sul buon senso dei direttori sanitari, che potranno comunque rendere più stringenti, caso per caso, le raccomandazioni sull’uso dei dispostivi protettivi.
I casi di Covid oggi
Al momento in Italia il Covid non ha smesso di circolare. Anzi. Da qualche settimana i contagi sono aumentati, il patogeno circola di più, nonostante l’arrivo della stagione calda che in teoria dovrebbe fare da argine naturale al virus. L’impatto sugli ospedali resta comunque limitato e gestibile, i ricoveri sono sotto controllo. Ma in ogni caso gli epidemiologi esperti sottolineano a gran voce che non è il caso di sottovalutare la minaccia Covid, dato che anche nel resto del mondo si assiste a un lento ma graduale aumento dei casi. Negli Stati Uniti, ad esempio, i Centers for Desease control (Cdc) hanno raccomandato fortemente ai cittadini il richiamo vaccinale con i vaccini aggiornati.
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
Qui da noi, l’ultimo bollettino di monitoraggio del ministero della Salute-Iss, che si riferisce alla settimana dal 20 al 26 giugno, parla in sostanza di un “lieve aumento dell’incidenza di nuovi casi identificati e segnalati con infezione da SarsCoV2, ma si attesta sempre a livelli molto bassi e l’impatto sugli ospedali resta stabile e limitato”. E intanto sempre Francesco Vaia, l’autore dell’ultima circolare che mette in cantina le mascherine, ci tiene a rassicurare la popolazione sul lavoro meticoloso in corso: “Continueremo a seguire, come sempre con la massima attenzione l’andamento epidemiologico”.
I dati sull’andamento Covid in Italia mostrano dunque un lieve rialzo. L’indice di trasmissibilità Rt ha raggiunto 1,15, cioè appena sopra la soglia epidemica, mentre nelle ultime settimane si è registrato un +25% di contagi, saliti sopra i 2.600. I posti letto occupati in ospedale da pazienti Covid, però, non crescono drasticamente: siamo all’1,2% (751 ricoverati). E in Terapia Intensiva la situazione è ugualmente sotto controllo, con lo 0,3% di posti Covid. A livello regionale, al momento l’incidenza più alta di casi è registrata nel Lazio, con 10 casi ogni 100.000 abitanti, mentre la più bassa è in Basilicata (0,2 casi ogni 100.000 abitanti).
Insomma c’è un leggero rialzo, che è comunque abbastanza per non abbassare del tutto la guardia. Al contrario, l’epidemiologo Cesare Cislaghi lancia un avvertimento chiaro. Se si dovesse proseguire con il tasso di crescita Covid attuale, “arriveremmo ad inizio autunno, la stagione più a rischio, con numeri preoccupanti e si potrebbe assistere nuovamente ad un progressivo sviluppo della pandemia”. Uno scenario che nessuno di noi, francamente, desidera si realizzi.
L’opinione (divisiva) degli esperti
Sulla scelta di dire addio all’obbligo delle mascherine, intanto, si dividono gli esperti. Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione al Ministero, riferisce che “non si poteva andare avanti a suon di ordinanze non essendoci più uno stato di emergenza, ed è bene responsabilizzare direzioni sanitarie e cittadini”. Anche il noto infettivologo Bassetti la pensa in modo simile. “Siamo finalmente ritornati alla normalità”, dice, “ed è una decisione saggia e condivisibile”, anche se è ovvio che i medici “sanno bene quando e dove utilizzare le mascherine”.
Si passa quindi da un controllo a tappeto dello Stato, alla discrezionalità dei singoli direttori sanitari, coadiuvati da un personale medico si spera responsabile. Sui familiari che entrano a far visita ai pazienti fragili, sempre Bassetti specifica quanto segue: “Per loro servono regolamentazione stagionali. Da gennaio a dicembre si può chiedere ai parenti, per una questione di rispetto, di indossare le mascherine. E questo va bene. Quello che invece non va è il fatto di andare avanti per compartimenti stagni”. C’è anche un’insistenza totale sui vaccini, da parte dell’infettivologo, con qualche distinguo: “Lavorerei in maniera settoriale. Per gli over 80, per i pazienti ematologici, i leucemici, i tumorali che fanno chemioterapia, ovviamente dobbiamo usare tutte le risorse per garantire loro protezione al 100%, quindi vaccinarli contro Covid, ma anche contro l’influenza e con vaccino antipneumococcico”.
Dall’altra parte della barricata si schiera invece l’epidemiologo Cislaghi. Per lui togliere l’obbligo “è stata…una imprudenza grande perché il Covid, sia pure in assenza di una situazione emergenziale, rappresenta comunque un maggiore rischio per i pazienti fragili. Confidiamo che il Governo voglia ripensare alla revoca dell’obbligo della mascherina nei reparti con pazienti fragili”. Si aggiunge inoltre l’appello dello scienziato e ordinario di Epidemiologia e Statistica medica dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, Massimo Ciccozzi: “Da scienziato penso che la mascherina vada messa e sia, diciamo, molto ma molto consigliata nelle Rsa come nei reparti di Terapia intensiva e di Malattie infettive degli ospedali, dove stazionano persone fragili. Proprio perché per questi pazienti una sintomatologia lieve può essere letale”.
Rispetto all’attuale pericolosità del virus Covid, Ciccozzi spiega a che punto siamo. “È ormai una malattia endemica”, sottolinea l’esperto, “quindi dobbiamo abituarci ad averlo con noi per i prossimi anni, molti anni: chissà forse 100. Ogni tanto vedremo un piccolo aumento dei contagi, che dobbiamo sapere esser normale, perché rientra nelle caratteristiche di una malattia, appunto, endemica…Ricordiamoci che SARS-CoV-2 non è un virus stagionale. C’è sempre: tutti i mesi dell’anno”.
Le raccomandazioni ai pazienti e al personale
Al quadro si aggiungono infine alcune raccomandazioni (importantissime) al personale sanitario e ai pazienti tutti. Si raccomanda cioè di “potenziare con adeguata informazione al personale, ai pazienti e, in generale, a tutti coloro che sono presenti nelle strutture, le misure igieniche e di precauzione quali: lavaggio frequente delle mani, pulizia costante degli ambienti, adeguata ventilazione, corretta gestione dei rifiuti”.
Soprattutto adesso, che la mancanza di un obbligo delle mascherine renderà le maglie di controllo più lasse, è necessario fare appello al buon senso di chi entra in ospedale, e di chi ci lavora giorno per giorno. “Bisogna andare avanti”, conclude Vaia, “senza tralasciare nulla, continuando a monitorare e sorvegliare”, con un netto “cambio di paradigma sulla responsabilità sia del cittadino, a cui sarà raccomandato di indossare la mascherina in ospedale se ha sintomi respiratori, sia di chi è preposto alla tutela della sicurezza dei più fragili”.
Infatti la nuova circolare “di fatto raccomanda ai direttori sanitari di disporre l’uso del dispositivo di protezione per il personale così come per i visitatori nelle aree dove potrebbero emergere più rischi per i pazienti ricoverati e per i fragili in particolare”. Siamo nelle mani del buon senso degli italiani. Speriamo, almeno per questa volta, di riuscire a stupire noi stessi con comportamenti sani, adeguati.