Assegno di Inclusione 2025, stop al sussidio se i figli minori non vanno a scuola. Ecco perché

Tommaso Pietrangelo

25 Giugno 2025

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Un decreto attuativo sull’Assegno di Inclusione 2025, firmato dai ministri del Lavoro e dell’Istruzione, mette seriamente nei guai i percettori del sussidio. In base a quanto stabilito dal Decreto Lavoro, infatti, il bonus sarà vincolato al rispetto dell’obbligo scolastico da parte dei figli minori che appartengono al nucleo familiare beneficiario. Si tratta, in sostanza, di una correzione volta a evitare sprechi di fondi nell’erogazione dell’Assegno di Inclusione. Visto che chi ha figli che vanno a scuola, come è ovvio, avrà spese da sostenere decisamente maggiori. Ecco di seguito tutti i particolari.

Assegno di Inclusione, scatta l’obbligo scolastico per i figli minori

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Lo ha deciso il decreto attuativo del sussidio ADI, firmato di recente dai ministri del Lavoro e dell’Istruzione, per mettere definitivamente in pratica una delle novità introdotte dal cosiddetto Decreto Lavoro. D’ora in poi, le famiglie con figli minorenni a carico potranno accedere al sussidio solo se sono in grado di provare che tutti i minori presenti nel nucleo assolvono l’obbligo scolastico.

Se invece questo criterio non viene rispettato, il sostegno garantito dall’Assegno di Inclusione verrà revocato. Saranno poi gli operatori sociali, che si occupano del Patto per l’inclusione sociale, a verificare il rispetto del nuovo requisito. E lo faranno servendosi delle varie informazioni a disposizione delle amministrazioni coinvolte, fornite ai Comuni dal ministero dell’Istruzione in concerto con l’Anagrafe Nazionale dell’Istruzione (Anist) e la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND).

Come fare a mettersi in regola al più presto

Nel caso in cui il criterio dell’obbligo scolastico non sia al momento rispettato, le famiglie che ricevono ADI possono comunque mettersi in regola in tempi utili. In modo tale da non perdere immediatamente il diritto al sussidio (che scatterebbe soprattutto in caso di recidiva). Innanzitutto, se l’obbligo scolastico non è documentato a dovere, la famiglia ha tempo 10 giorni per presentare tutta la documentazione in grado di attestare la regolare iscrizione e frequenza scolastica del figlio (o figli).

Se invece il mancato assolvimento dell’obbligo è conclamato, i familiari riceveranno un alert che permetterà loro, tramite la sottoscrizione del Patto per l’inclusione, di assumere un impegno formale a far riprendere la frequenza scolastica al figlio. Ma qualora l’impegno non fosse assolto, entro 7 giorni dalla sottoscrizione del Patto, l’Assegno di Inclusione verrà sospeso dal mese successivo. E la riattivazione potrà avvenire solo dopo l’accertamento della regolarità scolastica. Quanto ai recidivi, il rischio è quello di perdere definitivamente l’accesso ad ADI. Un’evenienza che ovviamente non conviene a nessuno.


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L’aumento dell’ADI e della platea di beneficiari

Resta comunque il fatto che, una volta assolto anche il nuovo obbligo ADI, quest’anno l’assegno è cresciuto in termini di importi. E inoltre, grazie alle disposizioni contenute nell’ultima Manovra di Governo, la platea di beneficiari è cresciuta notevolmente. Si è infatti passati dai 697mila nuclei familiari del 2024, ai 747mila previsti per il 2025 (in base alle stime presenti nella Relazione tecnica del Mef alla manovra).

L’allargamento della platea è legato soprattutto alla decisione di modificare alcuni criteri per accedere ad ADI. Si è scelto cioè di alzare la soglia ISEE del nucleo familiare richiedente, da 9.360 a 10.146 euro. E il valore del reddito familiare richiesto è passato da 6mila a 6.500 euro annui. Mentre la soglia di reddito familiare, fissata a 7.560 euro annui, può ora crescere fino a 8.190 euro se nella famiglia sono presenti over 67enni.

Insomma, basta seguire tutte le regole stabilite dall’esecutivo. Compreso l’ultimo vincolo legato all’obbligo di frequenza scolastica per i figli minori. E allora si avrà la possibilità di sostentamento concessa dall’Assegno di Inclusione. In alternativa, si rischia davvero di perdere il sussidio per un nonnulla. Cosa che non converrebbe a nessuno. Specialmente in tempi come questi, di inflazione e prezzi sempre più alle stelle.