Dal 2026 la Germania introdurrà l’“Aktivrente”, un bonus esentasse fino a 2.000 euro mensili per chi decide di restare al lavoro dopo la pensione. Il governo tedesco scommette sugli over 65, li considera una risorsa strategica in piena crisi demografica e di manodopera. E cosa fa invece l’Italia? Come al solito poco o nulla, tra incertezze, ‘balzelli’ burocratici e bonus fantasma. Vediamo qui sotto i dettagli.
Bonus da 2.000 euro, la proposta tedesca per chi lavora dopo la pensione
L’incentivo tedesco che prenderà il via dal 1° gennaio 2026 è una vera rivoluzione: chi ha raggiunto l’età pensionabile, ma vuole continuare a lavorare, potrà guadagnare fino a 2.000 euro mensili, con tassazione azzerata fino a 80 ore al mese (160 per le coppie) e con la garanzia dell’assicurazione obbligatoria. Ciò significa arrivare a ottenere uno stipendio esentasse fino a 12.348 euro annui per i single e 24.696 euro per le coppie.
L’obiettivo è chiaro: rilanciare il mercato del lavoro, aiutare il sistema previdenziale e non lasciare scappare competenze preziose. Un meccanismo trasparente e ben definito, privo dei mille cavilli che spesso bloccano qualsiasi misura italiana simile.
I requisiti e chi resta escluso dal bonus
I requisiti necessari per ottenere l’incentivo da 2.000 euro al mese sono pochi e chiari:
- Aver raggiunto l’età minima per lasciare il lavoro
- Essere coperti dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni, le malattie e la disoccupazione.
I beneficiari del bonus, inoltre, dovranno continuare a versare i contributi insieme ai propri datori di lavoro, così da partecipare attivamente all’alleggerimento del sistema sanitario e pensionistico.
Va tuttavia sottolineato che non tutti i lavoratori potranno beneficiare dell’agevolazione. La proposta tedesca, infatti, prevede l’esclusione dal bonus per i lavoratori autonomi, i liberi professionisti e i lavoratori occasionali.
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Cosa succede in Italia
Nel Belpaese siamo invece all’opposto: esperimenti come il bonus Maroni si sono rivelati del tutto insufficienti, e i lavoratori che scelgono di restare attivi dopo la pensione trovano solo penalizzazioni, incertezze e regole sempre diverse a seconda delle categorie (dipendenti, autonomi, partite IVA ecc.). I pochi incentivi sono spot, spesso temporanei e mai strutturali, e il rischio di vedere eroso il proprio assegno o subire una tassazione pesante scoraggia ogni tentativo di restare attivi.
L’importanza di una vera valorizzazione dei lavoratori senior
Mentre la Germania investe e tratta i lavoratori senior come una risorsa da valorizzare, in Italia il discorso sulla previdenza resta arenato e sterile. Nessun vero progetto di integrazione tra pensione e lavoro, nessuna certezza sulle regole fiscali, solo la paura di “scatenare polemiche” sulle pensioni d’oro o di scontentare questa o quella lobby. Così si perdono ogni anno migliaia di lavoratori esperti, con il risultato di aggravare la stessa crisi che si dice di voler combattere.
Insomma, il Governo italiano resta fermo alle solite promesse non mantenute. E mentre i lavoratori tedeschi tornano a sentirsi parte attiva della società, da noi la risposta è sempre la stessa: immobilismo e rinvii. E la crisi – previdenziale e di competenze – non fa che peggiorare ogni anno.