In legge di Bilancio è presente anche il bonus affitto 5000 euro, un bonus versato direttamente in busta paga ai lavoratori pendolari.
La misura rientra tra gli interventi in materia di welfare aziendale, ma il datore non è obbligato a versare le somme. Il bonus è su base volontaria, e si rivolge ai lavoratori pendolari che hanno trasferito la loro residenza ad almeno 100 km da casa.
Il datore di lavoro può riconoscere in busta paga un rimborso del canone di affitto pagato dal dipendente, oppure no.
Bonus affitto 5000 euro in busta paga
Per poter accedere al bonus e ottenere il rimborso, il lavoratore deve:
- essere assunto con contratto a tempo indeterminato nel periodo compreso tra l’1° gennaio e il 31 dicembre 2025;
- avere un reddito da lavoro dipendente non superiore a 35.000 euro nell’anno precedente l’assunzione;
- aver trasferito la residenza oltre un raggio di 100 chilometri dalla propria residenza;
Come richiedere il bonus affitto 5mila euro
Come accennato, il bonus affitto non consiste in un obbligo per il datore di lavoro, ma solo in una opportunità, e a scelta può decidere di sfruttarlo per premiare il lavoratore senza dover aumentare lo stipendio. Una sorta di incentivo, insomma, che il datore di lavoro piò usare a sua discrezione.
Quanto alle modalità di richiesta, non ve ne sono di particolarmente formali: essendo a discrezione del datore di lavoro, il lavoratore può tutt’al più farne informale richiesta, ma la decisione finale spetta sempre al datore.
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Qualora la risposta sia comunque positiva, sarà comunque obbligo del lavoratore rilasciare un’apposita autodichiarazione con la quale conferma di essere in possesso dei requisiti richiesti, che sono:
- il criterio di residenza, e quindi essere ad oltre 100 km da casa,
- un reddito da lavoro dipendente non superiore a 35.000 euro;
- essere ovviamente sotto contratto d’affitto.
Bonus 1000 e 2000 euro affitto
Vi è poi un altro bonus affitto, ed è quello che ammonta da 1000 a un massimo di 2000 euro.
Questo bonus è invece riconosciuto non tanto ai pendolari ma ai lavoratori in generale che vivano in affitto e abbiano almeno un figlio a carico.
In tal caso è obbligatorio fornire la documentazione che giustifica l’erogazione del rimborso, come il contratto di affitto, il codice fiscale dei figli a carico, fermo restando la possibilità di autodichiarazione.
Inoltre è necessaria una seconda dichiarazione con sui il lavoratore attesti di non avere già beneficiato del rimborso da parte di altri datori di lavoro.
Come sottolinea la circolare n. 5/E del 7 marzo 2024, il canone di affitto può riguardare il dipendente il coniuge o i suoi familiari, a condizione che siano loro a sostenerne le spese in maniera effettiva e che l’immobile sia la principale abitazione del lavoratore.
Il bonus in oggetto non è da confondersi, poi, con il bonus affitto giovani, un altro bonus al momento però non confermato per il 2025.
il canone di affitto deve riguardare gli immobili a uso abitativo, posseduti o detenuti sulla base di un titolo idoneo, tanto dal dipendente quanto dal coniuge o dai suoi familiari, a condizione che ne sostengano effettivamente le spese e che l’immobile costituisca l’abitazione principale del lavoratore.