Bonus cervelli in fuga (noto anche con il nome di Bonus Impatriati) : in arrivo dei tagli ai bonus fiscali inizialmente previsti per coloro che ritornavano in patria.
Nel 2024, lo sconto fiscale per i lavoratori che spostano la loro residenza fiscale in Italia subirà un taglio.
Bonus cervelli in fuga: le agevolazioni
La norma al momento prevede che il lavoratore che è stato residente fuori dall’Italia negli ultimi due anni e sposta la sua residenza fiscale in Italia per almeno due anni, ha delle agevolazioni per i prossimi 4 anni. Per ogni 100 euro guadagnati, l’IRPEF viene calcolata su solo 30.
La riforma
Sostanzialmente, a essere mutata è la percentuale di riduzione della tassazione, abbassatasi al 50% e non più al 70% come abbiamo potuto constatare sopra.
Rimangono invece gli stessi i lavoratori che possono beneficiare del regime fiscale agevolato, quindi:
- imprenditori, dirigenti di alto livello,
- chi svolge una professione intellettuale o scientifica o comunque con un alto livello di specializzazione,
- le professioni tecniche.
Queste le professioni che beneficiavano di un regime fiscale super-agevolato. Mentre gli sportivi e i ricercatori, beneficiavano già di un regime fiscale al 50%, quindi per loro tutto resta immutato.
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Bonus cervelli in fuga: le polemiche
Nel 2021 erano state oltre 21mila le persone con un reddito lordo fino a 120mila euro che avevano approfittato dello sconto fiscale in questione. Questo era ritenuto un buon modo per evitare così lo spinoso problema della “fuga di cervelli”, e rappresentava un incentivo ad evitare le partenze.
La riforma del governo Meloni invece ha messo preoccupazioni e malcontento, specialmente se si pensa a coloro che magari pensavano di far rientro in Italia e ora ne sono scoraggiati, o a quanti stavano per spostare la residenza fiscale e adesso faranno dietrofront.
Il beneficio, ricordiamo anche, era ancora maggiore per coloro che decidevano di trasferirsi nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia. In questi casi, come abbiamo detto nel nostro precedente articolo, ai fini dell’IRPEF, contava addirittura solo il 10% del reddito dei beneficiari con residenza stabilita in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna o Sicilia è considerato rilevante fiscalmente.
Su questo punto, comunque, il governo non ha ancora fatto chiarezza, quindi non è noto se i benefici in questione restano in piedi per coloro che decidono di trasferire la propria residenza fiscale al Sud. Voci di corridoio, sfortunatamente, dicono però che le suddette agevolazioni potrebbero essere destinate all’abolizione.