Ennesima beffa (anzi, pasticcio) da parte del Governo. Gli incentivi per giovani under 35, donne e Sud dovevano riattivarsi lo scorso settembre, in seguito all’approvazione del decreto Coesione del maggio 2024. Ma la partenza è prima slittata al 31 gennaio, e infine sparita dai ‘radar’ completamente. Questo perché occorre che la Commissione Europea confermi la copertura dei bonus con i fondi Ue, e al momento non l’ha fatto per una ragione precisa: il Governo Meloni avrebbe dovuto prima rinegoziare i termini dei bonus con l’Ue, e solo dopo approvare il rinnovo delle misure. Il risultato, ora, è che le imprese che hanno assunto giovani e donne, sperando in un’applicazione retroattiva dei bonus, sono rimaste con il cerino in mano. Ecco qui sotto tutti i dettagli.
Bonus giovani e donne, lo stop imprevisto
Ad accorgersi del pasticcio, sono stati i consulenti del lavoro che operano a stretto contatto con le imprese italiane. Si sperava infatti nell’applicazione dei tre incentivi rinnovati – giovani under 35, donne e Sud – entro settembre 2024, ma finora nulla si è mosso e le aziende italiane sono rimaste al palo. E questo nonostante il 31 gennaio scorso, finalmente, fosse giunta l’autorizzazione della Commissione Europea a riattivare le decontribuzioni. Ma il punto è che manca un secondo avallo, cioè quello alla copertura di queste misure tramite fondi forniti dall’Ue.Viene da chiedersi, dunque, di chi è la colpa del pasticcio a cui stiamo assistendo. E la risposta non è così difficile da trovare. Basta infatti ripercorrere a ritroso il processo decisionale iniziato lo scorso maggio 2024. E si vedrà dove il Governo ha peccato di ‘tracotanza’, e di imprudenza, prendendo in anticipo una decisione che sarebbe dovuta passare prima, come noto, al vaglio dell’Unione Europea.
Il pasticcio del Governo sui bonus giovani e donne
Torniamo quindi alla primavera 2024. In quel periodo l’esecutivo decide di accelerare, alla vigilia del Primo Maggio, sul decreto Coesione, in modo tale da spingere la spesa dei fondi 2021-2027 (in forte ritardo), e accentrare così i poteri a Palazzo Chigi (allora nelle mani del ministro Raffaele Fitto). Quindi il Governo fa passare il decreto, e il decreto ripristina i tre bonus di cui parlavamo, giovani under 35, donne e Sud. Ma lo fa in fretta e furia, senza una corretta interlocuzione preventiva con Bruxelles.
Ed è a questo punto che la situazione peggiora. Perché a giugno 2024 si riunisce il comitato di sorveglianza Ue, e la responsabile europea Adelina Dos Reis (non essendo stata interpellata dal nostro Governo) non dà il via libera ai bonus. Dice infatti che bisognava prima rinegoziare con la Commissione il “Piano nazionale giovani, donne e lavoro”, i cui miliardi (di provenienza europea) servono a coprire quegli incentivi in teoria rinnovati. Tutto bloccato, dunque. E la data prevista per lo sconto contributivo alle aziende – 500 euro al mese, che salgono a 650 euro per le donne e per le assunzioni al Sud – improvvisamente salta.
Non accade quindi nulla il 1°settembre, ma le aziende iniziano ugualmente ad assumere, sperando in un’applicazione retroattiva degli sgravi, non appena le misure saranno pronte. Si arriva poi al 31 gennaio 2025, quando Bruxelles conferma l’autorizzazione a usare le decontribuzioni, pensate per territori e categorie in difficoltà, senza incorrere in aiuti di Stato. Ma senza il doppio ‘ok’ alla copertura delle decontribuzioni, gli sgravi veri e propri non vengono ancora applicati.
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Cosa deve fare adesso il Governo
Adesso il Governo si trova a gestire pasticcio colossale. I consulenti del lavoro hanno già scritto al Ministero per chiedere un’immediata risoluzione delle problematiche legate ai bonus. Nel frattempo, la ministra del Lavoro Marina Calderone si è recata a Bruxelles proprio per parlare del tema incentivi, su cui l’esecutivo puntava per creare “180 mila posti stabili”. E non è chiaro se riuscirà a ottenere qualcosa.
Per ora il futuro resta incerto. Perché se anche arrivasse il secondo via libera dell’Europa, sembra da escludere un’applicazione retroattiva dei bonus fino al 1° settembre 2024. Quindi le aziende italiane avranno speso più del dovuto per assunzioni che dovevano essere agevolate. E non c’è modo, probabilmente, di riavere quei soldi. Forse si potrebbero usare risorse nazionali, fondi non spesi come i Poc. Ma la finestra per sfruttare gli incentivi si restringe: scadrà il 31 dicembre 2025. A questo punto, nella migliore delle ipotesi, i bonus rischiano di saltare un anno e mezzo (il 2024 e metà 2025). Mentre continua il record di inattivi tra i giovani, tra le donne e al Sud.