La vicenda della cosiddetta “famiglia nel bosco” non ha solo acceso il dibattito sull’affidamento dei minori, ma ha rimesso al centro anche il tema dell’istruzione parentale e dei diritti dei genitori che scelgono di educare i figli fuori dalla scuola tradizionale. In questo contesto, la Lega ha deciso di intervenire a livello parlamentare con una proposta di legge che introduce un “buono istruzione parentale”, un contributo economico destinato alle famiglie che praticano homeschooling, citando espressamente nel testo il caso dei coniugi Nathan e Catherine di Palmoli.
L’idea è quella di riconoscere, anche dal punto di vista finanziario, la possibilità di scegliere l’istruzione parentale come alternativa alla scuola statale o paritaria, cercando di eliminare – almeno in parte – l’ostacolo dei costi per i nuclei con redditi medio‑bassi. Ecco tutti i dettagli.
Buono istruzione parentale, come funziona la proposta della Lega
Il partito guidato da Matteo Salvini ha annunciato alla Camera una proposta di legge, a prima firma del deputato Rossano Sasso, che introduce un contributo economico per le famiglie che optano per l’istruzione parentale. Il testo, redatto anche sull’onda del caso dei coniugi Nathan e Catherine di Palmoli (la cosiddetta famiglia nel bosco), prevede un buono scuola modulato sull’ISEE fino a 800 euro l’anno per la primaria e a 1.700 euro per la secondaria di primo grado.
Secondo la bozza, il sostegno dovrebbe aiutare “concretamente le famiglie che decidano in autonomia di provvedere all’istruzione dei propri figli”, ponendosi come alternativa – o integrazione – alla scuola statale e paritaria. La platea potenziale è stimata in circa 16.000 famiglie che già oggi ricorrono all’homeschooling in Italia.
Il caso della “famiglia nel bosco”
La mossa politica arriva mentre è ancora aperto il caso giudiziario dei tre figli minorenni di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, allontanati dal casolare nei boschi del Vastese e collocati in una casa famiglia a Vasto per carenze igienico‑sanitarie, educative e di socializzazione. La vicenda ha diviso l’opinione pubblica e acceso il dibattito politico, con interventi pubblici dello stesso Salvini e della capa del Governo Giorgia Meloni a favore di un rapido rientro dei bambini in famiglia.
Nel testo della proposta, la famiglia di Vasto viene esplicitamente citata come esempio di nucleo che sceglie un percorso educativo alternativo alla scuola tradizionale e che, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe poter contare su uno strumento economico di sostegno dedicato.
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L’obiettivo della misura e i costi previsti
L’obiettivo dichiarato è garantire che “ogni famiglia, indipendentemente da condizioni economiche e sociali, possa scegliere liberamente tra scuola pubblica, scuola paritaria, istruzione parentale o istruzione privata, senza che il costo rappresenti un ostacolo”. Nella relazione illustrativa, la Lega sottolinea che il costo medio per studente nel sistema pubblico di istruzione primaria e secondaria sarebbe intorno agli 11.000 euro l’anno, mentre il buono per l’istruzione parentale avrebbe un importo decisamente inferiore, garantendo quindi un uso più efficiente e flessibile delle risorse pubbliche.
Per i promotori, la misura potrebbe persino generare un contenimento della spesa complessiva, incentivando una “scelta responsabile” da parte delle famiglie e riconoscendo che non esiste un solo modello scolastico valido per tutti, ma più percorsi che dovrebbero essere realmente accessibili.
Come funziona oggi l’istruzione parentale
L’istruzione parentale in Italia è pienamente legale e regolata da norme specifiche, tra cui il Decreto Ministeriale n. 5 dell’8 febbraio 2021. I genitori che scelgono l’homeschooling devono:
- Presentare ogni anno al dirigente della scuola statale o paritaria più vicina una dichiarazione sulla propria capacità tecnica ed economica di provvedere all’istruzione del figlio
- Ottenere dal dirigente una verifica di fondatezza della dichiarazione
- Far sostenere al minore un esame di idoneità annuale come candidato esterno, per il passaggio all’anno successivo, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione.
La scuola che riceve la dichiarazione è tenuta a vigilare sull’adempimento dell’obbligo scolastico, e anche il sindaco ha competenze di controllo sul fatto che il minore non resti privo di adeguata istruzione. In questo quadro, il buono proposto dalla Lega non si propone di modificare i controlli, ma di aggiunge un elemento economico a favore di chi sceglie l’istruzione parentale.