Il calo inflazione è uno dei temi più discussi negli ultimi mesi. Nel mese di marzo è uscito il dato sull’inflazione di marzo che risulta al 7,7%: questo dato, per quanto possa sembrare positivo, in realtà non va ad alleggerire tutte le spese degli italiani. Vediamo insieme cosa significa e cosa porta il calo inflazione.
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Calo inflazione 2023: abbassamento dei prezzi
Negli ultimi mesi c’è stato un calo molto notevole: il dato di marzo registra un’inflazione al 7,7%, di meno rispetto ad un anno prima (che era al 6,8%) e rispetto anche al dato riportato a febbraio del 9,1%.
Il merito di tutto ciò va ai beni energetici che sono scesi come prezzo dell’8,9%. Infatti, il prezzo del gas è sceso notevolmente nel mese di marzo e stesso discorso va fatto con i prezzo dell’elettricità [leggi il nostro articolo sul calo bollette]. Tutto questo ha contribuito ad alleggerire il peso delle bollette degli italiani.
Inflazione sui beni di prima necessità
Se guardiamo l’inflazione di fondo ci accorgiamo, però, che le cose non sono come sembrano.
L’inflazione di fondo è un dato importante poiché registra quella che è la variazione dei prezzi non considerando i cosiddetti prezzi volatili, che sono:
- i beni energetici;
- alimentari;
- tabacco;
- alcool.
Facciamo un esempio: il prezzo del petrolio è volatile perché scilla ogni giorno in base a determinati fattori, quali le tenzioni geopolitiche, i cataclismi o in base alle decisioni dell’Opec.
Andando a guardare l’inflazione di fondo del mese di marzo notiamo che mostra una piccola risalita rispetto a febbraio 2023, infatti si bassa dal 6,3% di febbraio al 6,4% di marzo. Stessa cosa anche per quanto riguarda l’inflazione dei servizi: siamo passati dal 4,4% di febbraio al 4,5% di marzo, quindi vi è stato un aumento.
Ma quello che duole di più nelle tasche degli italiani è il carrello della spesa. Infatti i prezzi continuano ad essere troppo elevati: ci troviamo ancora al +12,7% di incremento rispetto ai dati di marzo 2022. Questa inflazione colpisce maggiormente le famiglie, poiché spendono gran parte del loro reddito per comprare beni di prima necessità.
La Coldiretti, in occasione della diffusione dei dati Istat, afferma che aumenta del 18% il prezzo della pasta nell’ultimo anno mentre il grano duro per produrla viene pagato agli agricoltori il 30% in meno nello stesso periodo. Un’anomalia di mercato sulla quale – sostiene sempre la Coldiretti – occorre indagare anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200mila imprese agricole che coltivano grano.
Stando alle stime dell’Unione Nazionale Consumatori, il tasso vigente di inflazione ha portato ad un colpo basso per le famiglie che hanno almeno due figli a carico. Si parla, infatti, di 2306 euro in più rispetto ad un anno prima, in cui soltanto le spese riguardanti i beni alimentari e di prima necessità ammontano a 1062 euro.
Riassumendo il tutto possiamo dire che sì, l’inflazione è scesa durante il mese di marzo rispetto a febbraio, ma questo è dovuto all’abbassamento dei prezzi dei beni energetici. Guardando i prezzi delle altre categorie in realtà ci accorgiamo che rimangono ancora fin troppo alti.
L’inflazione sui prodotti petroliferi: le previsioni
I paesi appartenenti al gruppo Opec+, ovvero i paesi produttori di petrolio di cui fa anche parte l’Arabia Saudita e la Russia, hanno deciso di recidere la produzione di petrolio di un milione di barili al giorno a partire da maggio 2023 e per tutto l’anno in corso.
Questa decisione, a detta dei paesi dell’Opec, dovrebbe preventivare la stabilità del mercato petrolifero. In sintesi, vorrebbero guadagnare di più mantenendo i prezzi del petrolio più alti. Questa mossa, però, potrebbe tradursi in una tempesta per i consumatori poiché se l’offerta di petrolio diminuisce si hanno delle ripercussioni sui prezzi dei prodotti petroliferi quali benzina e diesel. Questo significa che spenderemo di più per fare un pieno della macchina e, quindi, per spostarci.
Questa notizia potrebbe avere un impatto forte sulle scelte della banca centrale la quale in base all’andamento dell’inflazione dei prossimi mesi dovrà scegliere come agire con gli incrementi dei tassi d’interesse. Quindi, purtroppo, questa mossa potrebbe avere dei seri rischi per quanto concerne i prezzi dei prodotti petroliferi con conseguenze sulle scelte della politica monetaria da parte della banca centrale.