Risparmiare sugli affitti nel 2023 può sembrare un’impresa ardua ma in realtà non è così. Nell’ultimo anno la federazione degli agenti immobiliari ha segnato un aumento medio dei canoni di affitto del 2,1%, con picchi a Bologna (+15%), Milano (+12%), Firenze (+11,8%). Questo ha messo in difficoltà molti italiani che decidono di andare a vivere in una casa in affitto. A complicare le cose è il fatto che quest’anno non è stato rifinanziato il fondo per il sostegno all’affitto per i redditi medio/bassi. Ma capiamo perché questi aumenti e come fare per risparmiare.
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Aumento del canone d’affitto
Abbiamo già parlato in un nostro articolo dell’ormai consolidato calo dell’inflazione che va a garantire dei risparmi per quanto riguarda i costi energetici ma, tuttavia, questo risparmio non tocca quelli che sono i beni di prima necessità. Tra i prezzi che non calano e, anzi, aumentano – e che pesano di più – ci sono quelli dei contratti d’affitto. L’Istat ha pubblicato l’aggiornamento dell’indice FOI per il mese di febbraio 2023 in cui è evidenziato un rialzo dell’8,9% rispetto ad un anno fa. Questo significa che c’è un aumento di circa 53 euro al mese, ovvero 636 euro all’anno, per i canoni di locazione.
Risparmiare sugli affitti: alcuni consigli utili
Ovviamente non esiste una formula magica in grado di far diminuire il prezzo degli affitti, ma un’attenta ricerca può risultare ottimale per riuscire a risparmiare qualcosina in più, sotto consiglio di alcuni esperti.
Contratto di locazione
«Il concordato è più vantaggioso a livello fiscale. Nonostante ciò, per gli inquilini è diventato più difficile ottenerlo, perché non prevede l’aggiornamento annuale del canone in base all’inflazione. Per un proprietario significa rinunciare, solo nel 2023, ad aumenti di circa l’8%».
Lo spiega Aldo Rossi, il responsabile legislativo del Sunia. Il contratto di locazione a canone concordato è una delle soluzioni richiedibili al proprietario di casa per risparmiare sugli affitti, poiché presuppone affitti più abbordabili economicamente. Il problema sta nel fatto che il contratto di locazione a canone concordato va a favore dell’inquilino ma non del proprietario stesso, il quale dovrebbe rinunciare agli aumenti dell’8%. Per tale ragione si consiglia di rivolgersi ad un’agenzia sociale per la locazione, ovvero un servizio totalmente gratuito che mette in comunione la domanda e l’offerta ad un prezzo vantaggioso per entrambi i fronti.
Bonus e detrazioni
Per far fronte agli aumenti del canone e risparmiare sugli affitti vi sono anche alcuni bonus emanati dai decreti legislativi in grado di sostenere gli italiani che decidono di andare a vivere in affitto. Ovviamente vi sono dei requisiti, quali reddito, età e posizione. Ad esempio:
- Con un reddito che non supera i 30.987,41 euro l’anno si può richiedere una detrazione fiscale di 150 euro annui.
- Con un reddito uguale o inferiore a 15.493,71 euro all’anno si può richiedere una detrazione fiscale, invece, di 300 euro annui.
- Se si è pendolare, quindi si studia o si lavora in un’altra città rispetto a quella natale, è conveniente prendere la residenza nell’attuale città di abitazione. Questo permette di ricevere degli sconti sulle tasse in base, ovviamente, al reddito – fino a 30.987 euro. Per farlo, però, c’è bisogno di un contratto da lavoro dipendente.
- Se si è studenti universitari fuori sede di può richiedere un’agevolazione fiscale che consiste nella detrazione del 19% dell’affitto pagato entro il limite di 2.633,00 euro all’anno. Questo vale anche se si è in un collegio o in una casa dello studente;
- Se si ha tra i 21 e i 31 anni si può usufruire del bonus affitto “giovani”. Si tratta di una detrazione ripartita tra i cointestatari del contratto di locazione aventi i requisiti necessari quali:
– reddito complessivo non superiore a 15.493,71 euro;
– aver stipulato un contratto di locazione per l’intera unità immobiliare o per una parte di essa;
– versare un canone di affitto annuo non inferiore ai 991,60 euro.
Fondo Morosità incolpevole
Il Fondo Morosità incolpevole è un ente di riferimento per tutti coloro che hanno difficoltà col pagamento degli affitti a causa di condizioni disagiate. Si rivolge a coloro che abitano in una casa in affitto e che:
- Hanno perso il lavoro a seguito di licenziamenti o mancati rinnovi contrattuali;
- Sono soggetti a malattie gravi, infortuni o decessi di un componente familiare.
Il Fondo è gestito dalle Regioni quindi bisognerà far fronte ai bandi regionali.
L’aiuto del comune
A livello comunale, se la spesa d’affitto è eccessivamente alta rispetto al proprio reddito, l’aiuto arriva attraverso un’integrazione al canone di locazione. Ovviamente, essendo un contributo comunale, vi sono regole specifiche che variano da comune in comune, ma sicuramente per ottenere il sussidio vi è bisogno di un ISEE dal valore non superiore a 28.000,00 euro.
La cedolare secca per agevolare i proprietari
Anche i proprietari di case in affitto posso risparmiare attraverso l’unica agevolazione fiscale prevista per loro: si tratta della cedolare secca al 10% o al 21%.
La cedolare secca consente di risparmiare sulle imposte dovute sul reddito da locazione. Può essere:
- Al 10% se si ha un contratto a canone concordato;
- Al 21% se si ha un contratto a canone libero.