Concordato preventivo, la proposta della maggioranza
Un assist insperato al Governo, che fatica ancora a chiudere i conti della Manovra, potrebbe arrivare dalla maggioranza. È infatti stato presentato un emendamento al decreto omnibus con firme congiunte di FdI (Fausto Orsomarso), Forza Italia (Dario Damiani) e Lega (Massimo Garavaglia). Il progetto è il seguente: i contribuenti che entro il 31 ottobre aderiranno al concordato preventivo biennale (previsto per il 2024-2025) potranno accedere anche a un ravvedimento speciale per gli anni pregressi, cioè dal 2018 al 2023.
Questo tipo di ravvedimento consentirebbe di pagare un’imposta sostitutiva parametrata al punteggio di affidabilità fiscale. Così chi sceglie il concordato potrà affrancarsi dalla possibilità di controlli anche per gli anni precedenti al 2024. E al contempo, l’emendamento della maggioranza prevederebbe anche sanzioni più pesanti per chi invece non aderisce o decade dal concordato. Ma la strada per l’approvazione è lunga. L’esame degli emendamenti in Commissione avrà inizio nei prossimi giorni, e il destino della legge resta in bilico. Anche perché le opposizioni parlano già di “sanatoria nella sanatoria”, e promettono battaglia tanto contro la norma quanto contro gli eventuali emendamenti.
Un aiuto al Governo in difficoltà
La ratio di fondo dell’emendamento al decreto omnibus è chiara. La maggioranza tende una mano all’esecutivo per garantire (si spera) nuove entrate e coperture vitali per la Manovra. “Abbiamo provato a migliorarlo, con l’obiettivo di ottenere più entrate”, ha ammesso infatti Orsomarso (FdI). Il concordato preventivo rappresenta una fonte primaria di coperture per la Manovra allo studio, almeno nella parte che nel 2025 dovrebbe estendere al ceto medio i tagli delle aliquote Irpef entrati in vigore quest’anno. Ma cosa prevede, in dettaglio, l’emendamento proposto dalla maggioranza?
Di base il concordato preventivo riguarderebbe il biennio 2024-2025, ma l’idea adesso è di concedere, a tutti i contribuenti che aderiranno al nuovo regime, un’altra opportunità per il pregresso. Cioè pagare un’imposta sostitutiva, parametrata al proprio livello di affidabilità fiscale, sull’incremento del reddito dichiarato. In sostanza, la percentuale di rivalutazione aumenterebbe al diminuire del punteggio Isa (pagella fiscale) e invece l’aliquota dell’imposta sostitutiva diminuirebbe al crescere del medesimo punteggio. Con la promessa di un trattamento fiscale privilegiato per i contribuenti ritenuti più affidabili.
La proposta si applicherebbe quindi ai periodi di imposta che vanno dal 2018 al 2023, con un ‘trattamento speciale’ riservato alle annualità 2020 e 2021, cioè quelle interessate dal Covid. Infatti, per queste due annualità l’imposta sostitutiva avrebbe aliquote ridotte del 30% rispetto a quelle previste per 2018, 2019, 2022 e 2023. Scegliendo il concordato, e il ravvedimento proposto dalla maggioranza, si avrebbe dunque la possibilità di affrancarsi da potenziali controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza anche per gli anni precedenti al nuovo regime.
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In conclusione, sui nuovi redditi dichiarati si pagherebbe una flat tax che si modifica in base al proprio voto nelle pagelle fiscali (Isa). Quindi:
- Per chi ha un voto tra 8 e 10, il prelievo per sanare il pregresso sarebbe del 10%
- Chi ha un voto dal 6 all’8 avrebbe un prelievo del 12%
- E invece le Partite Iva considerate inaffidabili, cioè con voto sotto la sufficienza, salirebbero a un prelievo del 15%
Tutte le somme dovrebbero comunque essere versate entro marzo 2025, con la possibilità di un dilazionamento in 24 mesi a interesse del 2%. Ma la domanda di ravvedimento non dovrà pervenire dopo che è già stato contestato il mancato versamento delle tasse.
La protesta delle opposizioni
Come anticipato, le opposizioni sono già pronte a dare battaglia, tanto al concordato quanto al nuovo emendamento proposto dalla maggioranza. “Dopo ben due decreti correttivi, per rendere ancora più ‘attrattivo’ il concordato preventivo”, ha dichiarato Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria del Pd, “la destra dei condoni supera sé stessa, puntando a introdurre una sanatoria nella sanatoria che grida vendetta”.
E ancora, l’esponente del Partito Democratico ha aggiunto: “Sarà la caccia affannosa di risorse per tentare di recuperare coperture per una legge di bilancio ancora in alto mare, sarà il timore di un clamoroso flop per la misura chiave della riforma fiscale di Giorgetti e Leo, fatto sta che nell’esame del cosiddetto dl Omnibus in Senato è spuntato un emendamento della maggioranza…È l’ennesimo, disperato tentativo di salvare dal fallimento uno strumento, il concordato preventivo biennale, a cui il governo ha affidato il recupero del gettito necessario per finanziare una riforma fiscale altrimenti avviata su un binario morto…L’unico risultato di questa politica sarà rendere ancora più iniquo e irrazionale il sistema fiscale, ancora una volta a danno dei contribuenti che continuano a fare il proprio dovere”.
Al coro di proteste si sono aggiunti anche Avs – che parla di un emendamento che “punta a condonare, per i furbetti che aderiscono al concordato, i mancati versamenti tra il 2018 e il 2023 – e il Movimento 5 Stelle, che rincara la dose accusando la maggioranza di “osceno emendamento” al decreto omnibus.
Il nuovo assist della maggioranza al Governo, insomma, parte in salita e con gli sfavori del pronostico. Sarà dura far passare in Commissione quello che viene già visto dai più come un “condono nel condono”, o una “sanatoria nella sanatoria” che dir si voglia. La misura, come è chiaro, darebbe una boccata d’ossigeno in termini di fondi disponibili per chiudere la Manovra 2025. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il Parlamento. E non è affatto detto che il Parlamento si piegherà.