In un Paese dove la natalità è in caduta libera, il Governo punta tutto su incentivi e agevolazioni per le famiglie, lasciando i single con il cerino in mano. Come se non bastasse, i 500mila euro previsti in manovra per l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole sono stati dirottati, senza contemplare le opposizioni, verso corsi di fertilità. Un ulteriore segnale di quanto la visione dominante continui, oggi, a ignorare le necessità di una popolazione sempre più diversificata. Escludendo dalle politiche sociali tutti coloro che per necessità, o per scelta, non mettono su famiglia. Vediamo qui sotto i dettagli.
Corsi di fertilità, l’ultimo smacco del Governo
È esplosa negli ultimi giorni la polemica intorno alla decisione del Governo, del tutto inattesa, di spostare i fondi destinati all’educazione sessuale nelle scuole verso corsi di formazione per insegnanti, dedicati invece alle tematiche della fertilità maschile e femminile. Si tratta di 500mila euro che erano già stati inseriti in Manovra, grazie a un emendamento proposto dalle opposizioni e approvato con il loro sostegno. Ma adesso “quei soldi”, come ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, “serviranno a formare gli insegnanti prioritariamente riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all’ambito della prevenzione delle infertilità”.
Il Governo della natalità torna quindi a insistere sui temi tradizionali, ignorando le problematiche reali del Paese e tradendo in sostanza la promessa di prevenzione della violenza di genere a partire dalle scuole. “È una decisione grave”, sostiene la ong ActionAid, “che va contro tutto ciò che la politica dice di dover fare, dal governo al Parlamento, per contrastare la violenza maschile contro le donne e di genere, cioè prevenire partendo dalla scuola le cause dei comportamenti violenti”. Durissima anche la reazione della Rete degli Studenti Medi: “Siamo imbarazzati dalle decisioni che sta prendendo questo governo…Non si incentiva alla natalità parlandone a scuola, ma costruendo delle garanzie stabili e reali per le nuove generazioni, che ci permettano di poter immaginare un futuro qui”.Bonus e agevolazioni, un quadro che discrimina i single
Ma il dirottamento dei fondi verso corsi di fertilità è solo l’ultima tessera del mosaico. Da anni l’esecutivo porta avanti politiche di sussidio fortemente incentrate sulle famiglie numerose, mentre vengono ignorati i bisogni dei single e di chi non può avere figli. Anche la Legge di Bilancio 2025 ha confermato una serie di misure volte a incentivare, più o meno indirettamente, la natalità nel nostro Paese. Tra i principali interventi ricordiamo:
- Il Bonus asili nido, aumentato a 3.600 euro per i nuovi nati, con una soglia ISEE fino a 40mila euro (mentre per chi supera questa soglia, il contributo scende a 1.500 euro)
- La Carta per i nuovi nati, cioè un contributo una tantum di 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato
- Il Congedo parentale, esteso a tre mesi retribuiti all’80% dello stipendio, utilizzabili entro i primi sei anni di vita del figlio
- La cosiddetta “Dote famiglia”, ovvero un fondo di 30 milioni di euro per le attività extra-scolastiche di ragazzi da 6 a 14 anni appartenenti a famiglie con reddito ISEE fino a 15mila euro
- I Mutui agevolati per l’acquisto della prima casa per giovani coppie e famiglie monogenitoriali.
Nessun incentivo o agevolazione è invece previsto per chi non ha figli o famiglie numerose. E anche i nuovi limiti sulle detrazioni fiscali penalizzano chi vive da solo. Sono infatti previsti due limiti massimi di detrazioni – uno pari a 14mila euro per i redditi oltre 75mila euro (e non superiori a 100mila), e uno di 8mila euro per i redditi superiori a 100mila euro – che però si applicano soltanto a chi ha almeno tre figli o un figlio con disabilità. Negli altri casi – quindi con due figli, un figlio o nessun figlio – queste soglie vengono ridotte rispettivamente all’85%, al 70% e al 50%.
Non è un Paese per single
Si amplificando, dunque, nel nostro Paese, le difficoltà economiche per chi vive da solo. Sebbene in Italia, secondo i dati ISTAT, i single rappresentino una quota sempre più significativa della popolazione, le politiche pubbliche continuano a ignorare questa fascia. Dai bonus per i figli ai contributi per le attività extra-scolastiche, passando per i mutui agevolati, tutto sembra ruotare attorno al concetto di famiglia tradizionale. E allora “non è un paese per single” non è soltanto una provocazione, un titolo per fare scandalo, ma è una realtà triste che richiede riflessioni profonde. Se l’obiettivo è davvero quello di costruire un futuro sostenibile per tutti, è necessario ripensare le politiche pubbliche in modo inclusivo, mettendo al centro le esigenze di tutte le cittadine e i cittadini, compresi i single. Senza discriminazioni.
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