Legge 104, come funziona il congedo
La Legge 104 garantisce dei permessi retribuiti e congedi straordinari per assistere familiari con disabilità grave. È bene però sapere come comportarsi e come usufruire del congedo garantito dalla legge, poiché utilizzare questi periodi per una vacanza personale, abbandonando quindi il disabile o lasciandolo ad altri, è un comportamento illegale che può configurare una truffa aggravata.
I permessi vacanze garantiti dalla 104 sono infatti finanziati dall’Inps, con lo scopo di garantire assistenza a chi ne ha bisogno, non certo per offrire giornate libere ai lavoratori oltre alle ferie ordinarie già esistenti. Nel caso particolare, però, in cui il disabile assistito debba andare in vacanza per necessità di salute o su consiglio del medico, la situazione cambia. In questa evenienza il lavoratore può chiedere il congedo o i permessi Legge 104, per accompagnare il familiare con handicap, purché continui a fornire assistenza continuativa ed effettiva durante il soggiorno in villeggiatura.
Non è quindi vietato spostarsi insieme al disabile, né andare in spiaggia per organizzare insieme attività ricreative, purché l’assistenza non venga delegata a terzi una volta raggiunta la destinazione delle vacanze. È bene sottolineare, infine, che l’assistenza sistematica al disabile, durante le vacanze, non richiede un obbligo di presenza continua 24 ore su 24. Durante i periodi di permesso o congedo Legge 104, infatti, il lavoratore-assistente può permettersi dei momenti di riposo. Ma l’assenza deve essere solo temporanea e prontamente giustificata.
Cosa fare se permessi e ferie coincidono
Nel caso in cui, durante le ferie, un lavoratore debba assistere il parente disabile, ecco come deve comportarsi. In base all’articolo 2109 del Codice civile, al lavoratore in questione non può venire negato l’utilizzo dei permessi ex Legge 104/92 se combaciano con le ferie già programmate. Prevalgono dunque i permessi garantiti dalla 104, perciò le ferie non godute potranno poi essere utilizzate in un altro periodo, previo accordo con l’azienda di riferimento. Il datore di lavoro ha comunque il diritto di verificare l’effettiva indifferibilità dell’assistenza al disabile.
I permessi 104 riducono le ferie?
Va sottolineato che il godimento dei permessi 104, nel corso dell’anno, non comporta una decurtazione dei giorni di ferie. I giorni di permesso sono infatti tre a prescindere, a cui si aggiungono le quattro settimane di ferie maturate ogni anno. Quindi non è lecito che un datore di lavoro decida di decurtare i permessi dal monte ferie: questo equivarrebbe a una violazione del principio di parità di trattamento che spetta a tutti i dipendenti, come spiegato dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza numero 2466 del 31 Gennaio 2018.
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È possibile per legge, invece, attaccare i giorni di astensione dal lavoro per malattia ai permessi garantiti della legge 104. La circolare del Dipartimento Funzione Pubblica n. 1/2012, ha infatti ribadito quanto segue: se nello stesso mese il dipendente si assenta per malattia o altre ragioni (congedi, aspettativa, ferie) non perde i giorni di permesso a cui ha diritto in qualità di caregiver.
Risulta inoltre illegittimo fare un riproporzionamento dei permessi prima o dopo la fruizione della malattia, come spiegato sopra nel caso delle ferie. D’altronde esiste una netta differenza nelle ragioni di esistenza di ferie e permessi: le ferie servono per il recupero psico-fisico del lavoratore, ma anche per garantire maggior tempo per le relazioni affettive e sociali; i permessi si fondano invece sulla necessità di prendersi cura di una persona con grave disabilità.
Per concludere, i permessi 104 spettano sempre e comunque nella misura stabilita dalla legge – cioè tre giorni – e si possono attaccare, prima o dopo, all’assenza per malattia personale certificata dal medico curante e soggetta a una visita fiscale.