Il governo ha introdotto importanti novità nel sistema pensionistico italiano: pensione anticipata a 64 anni, ma solo per quei lavoratori che rientrano nel cosiddetto regime contributivo puro. Si tratta di chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 e calcola la propria pensione solo sulla base dei contributi versati. Queste modifiche arrivano dalla Legge di Bilancio, approvata con alcuni correttivi dopo un lungo dibattito in Parlamento.
Pensioni anticipate a 64 anni
La manovra introduce un doppio ponte tra la pensione obbligatoria e quella complementare, pensato per chi fatica a raggiungere le soglie minime richieste per andare in pensione.
- pensione di vecchiaia: a partire dal prossimo anno, i lavoratori totalmente contributivi che non raggiungono l’importo minimo per l’assegno sociale (534,41 euro al mese) potranno integrare questa cifra con una parte della pensione complementare. Questo permetterà loro di accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi.
- pensione anticipata: dal 1° gennaio 2025, lo stesso principio si applicherà anche alla pensione anticipata a 64 anni. Tuttavia, questa possibilità sarà riservata a chi avrà versato almeno 25 anni di contributi, cinque in più rispetto ai 20 normalmente richiesti. Dal 2030, il requisito salirà a 30 anni, in linea con l’aumento dell’aspettativa di vita. In questo caso, l’importo minimo della pensione sarà molto più alto: tre volte l’assegno sociale (1.603,23 euro), che dal 2030 diventeranno 3,2 volte (1.710,11 euro). Anche qui, si potrà utilizzare parte della rendita della pensione integrativa per raggiungere la soglia minima.
Clausole di sicurezza e monitoraggio
Il Ministero dell’Economia ha introdotto una clausola di monitoraggio: l’INPS dovrà verificare periodicamente l’efficacia e i costi di queste misure. Se i conti non tornassero, potrebbero essere introdotte ulteriori restrizioni, come un innalzamento delle soglie minime o un ritardo nell’accesso alla pensione anticipata.
Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha definito queste novità un’opportunità per garantire ai giovani lavoratori un futuro pensionistico più stabile.
Nessun “silenzio-assenso” per il TFR
Nella manovra è invece saltata la proposta di reintrodurre il “silenzio-assenso” per destinare automaticamente il TFR (trattamento di fine rapporto) ai fondi pensione, come inizialmente suggerito da un emendamento.
Un aiuto per i neoassunti dal 2025
Tra le novità c’è anche una misura per i giovani lavoratori che inizieranno a versare contributi dal 1° gennaio 2025. Potranno scegliere di aggiungere volontariamente fino a due punti percentuali alla loro aliquota contributiva, deducibile al 50% dal reddito imponibile. Questo meccanismo servirà a incrementare il loro montante contributivo e, di conseguenza, l’importo della pensione futura. Tuttavia, il risparmio fiscale potrebbe essere compensato da una lieve riduzione dello stipendio netto.
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In sintesi, le nuove misure puntano a rendere il sistema pensionistico più flessibile e sostenibile, ma si rivolgono soprattutto ai giovani lavoratori contributivi, lasciando fuori altre categorie.