Pensioni: in Italia ottenere una retribuzione pensionistica di almeno l’80% sarà sempre più difficile. Oggi, questo tipo di retribuzione, è detta “pensione di scorta” ed è la previdenza integrativa. Ma se vogliamo raggiungere l’80% come i nostri nonni e genitori, ci sono alcuni rimedi. Ecco quali.
Pensioni: come ottenere un assegno di almeno l’80%
Innanzitutto va detto che la differenza tra lavoratori autonomi e dipendenti è sostanziale: vi sono grosse differenze tra le due tipologie. Inoltre, contribuisce alla differenza di retribuzione anche il profilo professionale ed i rischi ad esso connessi.
Secondo una analisi del Corriere della sera, i soggetti che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 hanno speranza di andare in pensione a 64 anni e 8 mesi, e notare che la differenza in base alle diverse fasce d’età è sostanziale.
Innanzitutto, analizzando i soggetti hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, l’età della pensione considerata va dai 64 anni e 8 mesi per i 60enni. Sale di 1 anno ed 1 mese per i 50enni, e arriva a 65 anni e 9 mesi per i 30enni.
Quanto alla pensione anticipata contributiva, è di 64 anni di età e 20 anni di contributi, ma tale soglia varia ogni due anni e non è stabile, quindi non sappiamo cosa ne sarà domani. E cosa ne è degli importi?
Gli importi delle pensioni del futuro
Un soggetto che ha lavorato in continuità per 26 anni fino all’età pensionabile, oggi può sperare in un assegno pensionistico pari ad appena al 70% circa della retribuzione. Percentuale che per gli autonomi scende al 60%.
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Per i 30enni di oggi, ad esempio, sempre secondo le indagini del corriere, chi fattura circa 1800 euro mese potrà un domani sperare in un assegno pensionistico di 1.106 euro. Contro invece un 50enne che, con una retribuzione netta di 2.200 euro, un domani potrà contare su 1.546 euro.
Gli investimenti come chiave di volta
Una soluzione potrebbe essere rappresentata dagli investimenti. Se è vero infatti, sempre secondo l’indagine in oggetto, che ogni 1000 euro gli italiani riescono a risparmiarne circa 63 euro (con un tasso di risparmio del 6,3%), allora I lavoratori autonomi 30enni potrebbero dovere investire il 9% delle proprie entrate in previdenza integrativa per una linea azionaria. I 50enni, invece, il 38% per linea l’obbligazionaria.
I dipendenti quelli più avvantaggiati, possono infatti aggiungere il 6,91% del Tfr. Nello specifico, i 30enni e i 40enni, tra Trattamento di fine rapporto e altro, potrebbero ottenere valori che porterebbero a una pensione all’80%.