Reddito di cittadinanza ottobre 2023: cosa cambierà? Come sappiamo, ormai l’era RdC volge al suo termine, così come voluto dalle Legge di bilancio 2023, ed entro la fine dell’anno diremo addio al sussidio che ci ha accompagnati negli ultimi anni.
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Ma come cambieranno le cose dopo ottobre? Scopriamolo insieme
Reddito di cittadinanza ottobre 2023: a chi spetta fino a fine anno?
Il reddito di cittadinanza spetta fino a fine anno per i nuclei che al loro interno hanno un:
- minore
- disabile
- over 60
Per queste persone, come ieri comunicava INPS (leggi qui l’articolo) prosegue fino a fine anno, senza necessità di presentare nuove domande una volta arrivati alla tanto temuta “settima mensilità”. Mensilità che riguarda in realtà solamente coloro che rientrano tra gli occupabili, nella fascia 18-59.
Infatti INPS ha specificato che: “Nel caso in cui il requisito anagrafico utile alla prosecuzione della fruizione della misura maturi prima della settima mensilità o nel mese successivo (ad esempio, per compimento dei 60 anni di un componente del nucleo), lo stesso è rilevato automaticamente dai sistemi e l’erogazione della prestazione prosegue senza soluzione di continuità”.
Questo significa dunque che quanti già in possesso dei requisiti non devono fare nulla per continuare a percepire RdC fino a fine anno.
Discorso diverso vale invece per quanti maturino i requisiti dopo la settima mensilità: questi dovranno presentare dunque nuova domanda RdC entro e non oltre il 30 novembre, per ricevere rdc fino a fine anno.
Questi sono dunque, sostanzialmente, i cambiamenti che avverranno dopo ottobre, e che segnano gli ultimi colpi di coda del Reddito di cittadinanza. Quanto agli occupabili, le cose restano come già sappiamo: alla settima mensilità scatta la sospensione di RdC e possono presentare domanda per il Supporto per la formazione.
RdC e nuovi gradi di disabilità: le comunicazioni INPS
Quanto invece al grado di disabilità per rdc rappresentante la soglia di accesso al sussidio, INPS ha recentemente dato nuove disposizioni in materia. Si è infatti passati dal 67% come soglia d’accesso minima, al 46%, includendo dunque adesso anche coloro affetti da disabilità media.
Si tratta di un grande passo avanti, visto che prima i disabili medio-gravi rimanevano esclusi, con grave danno nei loro riguardi, dato che in quanto disabili non sarebbero comunque potuti entrare nel mondo del lavoro.
E’ stato quindi posto rimedio a tale grave contraddizione, che vedeva esclusa una grossa fetta di persone con disabilità, con grave pregiudizio al loro diritto a una vita dignitosa.
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