Reddito dignità nel Lazio per lo stop RdC, cos’è?

Francesca Ereddia

21 Settembre 2023

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Reddito dignità : nel Lazio arriva una proposta dopo lo stop RdC. Di cosa si tratta?

Reddito dignità: la nuova proposta dopo lo stop RdC

Dopo lo stop RdC, i percettori a perdere il sussidio gradualmente fino a dicembre saranno in totale circa il 59%. Per questo, arriva una proposta di contrasto alla povertà.

La consigliera dem  per la regione Lazio Eleonora Mattia propone di mettere a punto una proposta di legge, precisamente una proposta per un “reddito garantito”,  attualmente in attesa di essere calendarizzata.   Si tratta del “reddito dignità”: “La proposta di legge regionale per l’introduzione di un Reddito di Dignità da 500 euro mensili per un anno per chi risiede nel Lazio nasce con un duplice obiettivo: fornire un sostegno alle fasce sociali più deboli rimaste ‘orfane’ del Reddito di Cittadinanza e non lasciare soli i sindaci davanti a questa bomba sociale che si ripercuoterà soprattutto sul welfare degli Enti locali”.

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Così si è espressa la consigliera ai microfoni di Adnkronos.

Una proposta, sostanzialmente, per aiutare chi si trova nella “fase di transizione”, tra lo stop a RdC e un impiego stabile, per aiutarlo e per creare “giustizia sociale”

“Vengano ascoltati i sindacati e le associazioni”

Mattia ha anche chiesto “che in I Commissione alla Pisana siano auditi sul provvedimento i sindaci, sindacati e associazioni, esponenti politici e della società civile”. L’obiettiivo? Quello di costituire “reddito di Dignità Partecipato grazie al “confronto di tutti gli attori coinvolti, un percorso partecipato appunto“.


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Poi snocciola i numeri: “I numeri parlano chiaro: il Lazio è la terza regione in Italia per percettori di Reddito di cittadinanza e Roma è la seconda città. E’ urgente agire con questa misura di buon senso per prevenire il disagio sociale”

Infine, la consigliera chiude il suo discorso con l’auspicio che presto la proposta venga calendarizzata, discussa ed approvata, escludendo, tuttavia, qualsiasi sovrapposizione con l’Assegno di inclusione, al quale, tutt’al più, può rappresentare nient’altro che una sorta di “integrazione” laddove fosse necessario.