Guida alla richiesta dei permessi Legge 104

admin

29 Ottobre 2025

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Ottenere i permessi retribuiti della Legge 104 è un diritto fondamentale per chi si trova a dover conciliare il lavoro con l’assistenza a un familiare con disabilità grave, o per sé stesso. Parliamo di tre giorni al mese di permesso retribuito, un aiuto concreto garantito dall’INPS dopo una specifica verifica dei requisiti. Ma come funziona esattamente la richiesta? Vediamolo insieme.

Permessi Legge 104: a chi spettano e quali sono i requisiti

Prima di addentrarsi nella burocrazia, è fondamentale avere ben chiaro cosa sono questi permessi e chi può davvero richiederli. Non si tratta di un favore che il datore di lavoro concede, ma di un vero e proprio diritto del lavoratore, pensato per garantire assistenza a persone con un handicap grave, ufficialmente riconosciuto.

Una persona aiuta un familiare su una sedia a rotelle, simboleggiando l'assistenza prevista dalla Legge 104
Guida alla richiesta dei permessi Legge 104

Chi sono i beneficiari

Il diritto spetta a due categorie principali: il lavoratore con disabilità grave in prima persona e i familiari che lo assistono. La platea di chi può prestare assistenza, i cosiddetti caregiver, segue un ordine di priorità ben preciso:

  • I genitori, inclusi quelli adottivi o affidatari, per i figli con disabilità grave.
  • Il coniuge, la parte dell’unione civile o il convivente di fatto della persona da assistere.
  • I parenti o affini fino al secondo grado.
  • I parenti o affini fino al terzo grado, ma attenzione: questa possibilità si attiva solo se i genitori, il coniuge o il convivente hanno più di 65 anni, sono a loro volta affetti da patologie invalidanti, oppure sono deceduti o mancanti.

L’impatto di questa legge è enorme. Basti pensare che solo in Toscana si contano circa 200.000 persone con disabilità, con altrettante famiglie che potrebbero aver bisogno di questi strumenti. Non a caso, normative come la Legge Regionale toscana 55/2025 stanno riconoscendo sempre più il ruolo centrale dei caregiver, sottolineando quanto questi permessi siano cruciali per l’equilibrio tra vita e lavoro.

Il presupposto fondamentale che non può mancare

C’è un pilastro su cui si regge tutto il sistema: il riconoscimento medico-legale. Senza questo documento, qualunque richiesta di permessi Legge 104 è destinata a non andare a buon fine.

L’elemento chiave è il verbale della commissione medica dell’ASL che certifica la condizione di handicap grave, secondo quanto previsto dall’articolo 3, comma 3, della Legge 104/92.


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Questo verbale, in sostanza, attesta che la persona ha bisogno di un’assistenza permanente, continuativa e globale, sia nella sfera personale che in quella sociale.

Per chi ha bisogno di un periodo di assenza più lungo, vale la pena ricordare che la Legge 104 si affianca ad altre misure, come il congedo straordinario. Se vuoi approfondire, puoi leggere la nostra guida completa sul congedo straordinario legge 104.

Panoramica rapida dei requisiti chiave

Per avere un quadro immediato, ecco una tabella sintetica che riassume chi può fare domanda e qual è il documento assolutamente indispensabile.

Possibile beneficiario Requisito fondamentale Documento necessario
Lavoratore con disabilità grave Essere lavoratore dipendente e disabile grave Verbale Legge 104, art. 3 comma 3
Genitore Assistere un figlio con disabilità grave Verbale del figlio
Coniuge/Convivente Assistere il partner con disabilità grave Verbale del partner
Parente/affine fino al 2° grado Assistere un familiare con disabilità grave Verbale del familiare
Parente/affine fino al 3° grado Condizioni specifiche (es. assenza di altri familiari) Verbale del familiare

Questa tabella è un ottimo punto di partenza per verificare rapidamente se si rientra tra i possibili beneficiari prima di avviare l’iter burocratico.

Ottenere il riconoscimento dell’handicap grave

Il percorso per la richiesta dei permessi della Legge 104 non inizia in azienda, ma molto prima, e precisamente nello studio del proprio medico. Il vero punto di partenza è infatti ottenere il verbale medico-legale che attesti la condizione di handicap grave. Un passaggio obbligatorio, spesso percepito come un percorso a ostacoli, ma che si può affrontare senza stress se si sa come muoversi.

Tutto comincia dal medico di base. È lui, infatti, a dover compilare e trasmettere online all’INPS il cosiddetto certificato medico introduttivo, noto anche come modello SS3. Questo documento è fondamentale perché descrive la patologia e di fatto “apre” la pratica per l’accertamento sanitario.

Una volta che il medico ha inviato il certificato, ti consegnerà un codice univoco. Tienilo da parte, perché ti servirà subito.

Presentare la domanda di accertamento sanitario

Con il codice del certificato medico in mano, il passo successivo è inviare la vera e propria domanda di accertamento sanitario attraverso il portale dell’INPS. Puoi procedere in autonomia, accedendo con SPID, CIE o CNS, oppure farti aiutare da un patronato, una soluzione spesso consigliata per non commettere errori.

Dentro al portale, ti verrà chiesto di inserire i tuoi dati anagrafici e il codice univoco ricevuto dal medico. Questa fase è delicata: un piccolo errore di compilazione può causare ritardi anche di mesi.

Un consiglio spassionato: allega subito tutta la documentazione clinica recente in formato digitale. Anche se poi porterai gli originali alla visita, fornire in anticipo i referti principali aiuta la commissione a farsi un quadro più chiaro della situazione fin dall’inizio, velocizzando il loro lavoro.

Una volta inviata la domanda, non resta che attendere la convocazione da parte dell’INPS, che ti comunicherà data e luogo della visita medico-legale.

La visita con la commissione medica

Questo è il momento clou dell’intero processo. La visita si svolge presso la commissione medica della ASL di competenza, a cui si aggiunge anche un medico nominato dall’INPS. Arrivare preparati è essenziale.

Cosa devi assolutamente portare con te?

  • Un documento d’identità valido.
  • La tessera sanitaria.
  • Tutta la documentazione sanitaria in originale: referti di visite specialistiche, esami diagnostici, cartelle cliniche di eventuali ricoveri. Il consiglio è semplice: più è completa e recente, meglio è.
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Durante il colloquio, sii il più chiaro e specifico possibile. Non limitarti a elencare le patologie, ma descrivi le difficoltà concrete che la persona con disabilità incontra ogni giorno. L’obiettivo della commissione non è solo confermare una diagnosi, ma capire l’impatto reale di quella condizione sull’autonomia personale e sulla vita sociale.

Il verbale e quella dicitura fondamentale: articolo 3 comma 3

Dopo la visita, inizia l’attesa del verbale. I tempi possono variare, ma in genere si parla di 30-60 giorni. Quando finalmente arriverà (in formato digitale sul sito INPS o cartaceo a casa), c’è una cosa sola da controllare, ed è la più importante.

Per avere diritto ai permessi retribuiti, il verbale deve riportare nero su bianco il riconoscimento dell’handicap con connotazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della Legge 104/92. Solo e soltanto questa dicitura ti dà il via libera per il passo successivo: chiedere i permessi all’INPS e poi al tuo datore di lavoro.

Se invece il verbale riporta solo il comma 1, significa che l’handicap è stato sì riconosciuto, ma non in una situazione di gravità. In questo caso, purtroppo, non si ha diritto ai tre giorni di permesso mensile.

Come compilare la domanda di permessi sul portale INPS

Una volta che hai tra le mani il verbale che certifica l’handicap grave, sei pronto per il passo decisivo: la richiesta ufficiale dei permessi Legge 104 all’INPS. È questo il momento in cui un diritto scritto sulla carta si trasforma in un aiuto concreto. Tutta la procedura si svolge online, il che trasforma quello che potrebbe sembrare un incubo burocratico in una serie di passaggi che puoi gestire comodamente da casa.

Per prima cosa, devi accedere al sito ufficiale dell’INPS. Puoi entrare usando le tue credenziali digitali: SPID, Carta d’Identità Elettronica (CIE) o Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

La homepage del portale INPS è il tuo punto di partenza per tutti i servizi, compresa la richiesta dei permessi. Una volta dentro, devi trovare la sezione giusta. Nel motore di ricerca del sito, digita “Indennità per permessi fruiti dai lavoratori per assistere familiari disabili in situazione di gravità”. È questo il nome tecnico della prestazione, un po’ lungo ma è quello corretto.

Guida alla richiesta dei permessi Legge 104

Inserire i dati e allegare i documenti

All’interno del modulo online, ti verranno chiesti tutti i dati anagrafici, sia i tuoi che quelli del familiare da assistere. La compilazione è guidata, ma richiede molta attenzione: assicurati che ogni informazione sia identica a quella riportata sui documenti ufficiali per non creare problemi.

Il documento chiave da avere sottomano è, ovviamente, il verbale di handicap grave. Ti verrà chiesto di caricarne una copia digitale, di solito in formato PDF.

Un consiglio spassionato: prima ancora di iniziare la domanda, fai una scansione o una foto ben leggibile del verbale della commissione medica e salvala sul computer. Avere il file già pronto ti farà risparmiare un sacco di tempo e renderà la procedura più scorrevole, senza dover interrompere tutto per cercare i documenti.

Questa è una fase delicata. Un allegato illeggibile o sbagliato è uno dei motivi più comuni per cui una pratica viene rallentata o, peggio, respinta.

Scegliere come usare i permessi

A questo punto, la procedura ti chiederà di fare una scelta importante: come intendi utilizzare i permessi? Ci sono tre opzioni principali, e vale la pena valutarle bene in base alle tue necessità reali di assistenza.

Le alternative tra cui puoi scegliere sono:

  • Tre giorni di permesso al mese: È la soluzione più comune, che ti permette di assentarti per tre giornate intere, consecutive o separate.
  • Frazionamento in ore: In alternativa, puoi convertire i tre giorni in un monte ore mensile. Questa opzione è perfetta se hai bisogno di assenze più brevi e flessibili, magari per accompagnare il tuo familiare a visite o terapie.
  • Prolungamento del congedo parentale: Questa è un’opzione specifica per i genitori di figli con disabilità grave che non hanno ancora compiuto 12 anni.

Prenditi un attimo per pensarci. Se l’assistenza che offri è fatta di tanti piccoli impegni sparsi durante la settimana, il frazionamento orario è quasi sicuramente la scelta migliore. Se invece hai bisogno di dedicare giornate intere al tuo caro, la formula classica dei tre giorni è la più adatta.

Inviare la domanda e tenerla d’occhio

Una volta che hai compilato tutti i campi, caricato il verbale e scelto come vuoi usare i permessi, non ti resta che inviare la domanda. Il sistema ti restituirà un numero di protocollo. Salvalo, perché è la prova che hai presentato la richiesta e ti servirà per controllarne lo stato di avanzamento.

Potrai verificare a che punto è la pratica direttamente dalla tua area personale sul sito dell’INPS. Di solito, l’Istituto impiega circa 30 giorni per esaminare la richiesta. Quando la tua domanda di permessi Legge 104 verrà approvata, sarà tutto ufficiale e potrai finalmente iniziare a programmare le assenze con il tuo datore di lavoro.

Come gestire la comunicazione con il datore di lavoro

Una volta che l’INPS ti ha dato il via libera, si apre un capitolo altrettanto delicato: il dialogo con la tua azienda. Comunicare in modo chiaro e tempestivo è la vera chiave per gestire la richiesta dei permessi Legge 104 senza stress e per mantenere un clima di collaborazione sul posto di lavoro.

È importante affrontare questa conversazione con il giusto spirito. Mettiamolo in chiaro: non stai chiedendo un favore. Stai semplicemente informando il tuo datore di lavoro che intendi esercitare un tuo diritto soggettivo, previsto dalla legge.

Quando e come comunicare le assenze

Il datore di lavoro non può dirti di no, ma ha tutto il diritto di sapere in anticipo come intendi organizzarti, per non mandare in tilt l’organizzazione aziendale. La legge, va detto, non impone un termine di preavviso rigido, ma spesso sono i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) a prevederlo.

Per tagliare la testa al toro ed evitare qualsiasi malinteso, la cosa migliore è muoversi con un piano mensile. All’inizio di ogni mese, prendi l’abitudine di inviare una comunicazione scritta (una mail va benissimo) all’ufficio del personale o direttamente al tuo responsabile, elencando i giorni in cui prevedi di assentarti.

Dare un buon preavviso non è solo un gesto di cortesia. È un atto di responsabilità che dimostra rispetto per l’azienda e per i tuoi colleghi, aiutando tutti a gestire meglio i carichi di lavoro ed evitando tensioni inutili.

Certo, la vita è imprevedibile. Possono capitare emergenze che ti impediscono di rispettare la programmazione. In questi casi, anche la giurisprudenza ha confermato che la necessità di assistere il familiare ha la priorità, ma resta sempre la buona norma di avvisare l’azienda appena ti è possibile.

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Un esempio pratico per non sbagliare

Una comunicazione chiara e professionale fa davvero la differenza. Lascia perdere le telefonate frettolose. Una mail ben scritta lascia una traccia ufficiale e ti permette di mettere nero su bianco tutte le informazioni in modo ordinato.

Ecco un modello semplice che puoi personalizzare e usare subito:

Oggetto: Programmazione permessi L. 104/92 – [Il tuo Nome e Cognome]

Testo:
Gentile [Nome del Responsabile / Ufficio HR],

in riferimento alla mia richiesta di permessi ai sensi della Legge 104/92, già autorizzata dall’INPS (protocollo n. [Numero del Protocollo]), con la presente comunico la mia intenzione di usufruire dei giorni di permesso per il mese di [Mese e Anno] nelle seguenti date:

  • [Data 1]
  • [Data 2]
  • [Data 3]

Resto a completa disposizione per qualsiasi necessità organizzativa e per coordinare al meglio le mie attività in vista delle assenze programmate.

Cordiali saluti,

[Il tuo Nome e Cognome]

Con un approccio così diretto e semplice, trasformi quello che potrebbe essere visto come un “problema” in un dialogo costruttivo. L’azienda può organizzare il lavoro senza affanni e tu puoi godere del tuo diritto con la massima serenità, sapendo di aver agito nel modo più corretto e collaborativo possibile.

Utilizzare correttamente i permessi ed evitare problemi

Ottenere il via libera dall’INPS è un traguardo importante, ma è solo il primo passo. La vera sfida, infatti, sta nell’utilizzare i permessi della Legge 104 in modo corretto e trasparente, perché è proprio questo che ti mette al riparo da qualsiasi contestazione, sia da parte dell’azienda che degli enti preposti.

È fondamentale avere ben chiaro un punto: questi permessi non sono ferie in più, ma tempo prezioso che la legge ti concede per un obiettivo specifico: l’assistenza.

Un calendario e un orologio simboleggiano la corretta pianificazione e fruizione dei permessi Legge 104
Guida alla richiesta dei permessi Legge 104

Una volta ottenuta, la richiesta permessi Legge 104 ti pone davanti a una scelta pratica: meglio sfruttare i permessi a giorni interi o frazionarli in ore? La risposta dipende unicamente dalle reali necessità di assistenza. Se hai bisogno di dedicare intere giornate al tuo familiare, i tre giorni sono la soluzione più logica e diretta.

Se, al contrario, l’assistenza si concentra in momenti specifici e più brevi, come accompagnare a visite mediche o a sedute di terapia, allora la conversione in ore diventa molto più funzionale. Il calcolo del monte ore mensile dipende dal tuo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), ma in linea di massima la regola è dividere l’orario settimanale per i giorni lavorativi e moltiplicare il risultato per tre.

Gestire il frazionamento e i controlli

La possibilità di frazionare i permessi è un bel vantaggio, ma è soggetta a normative precise che, a volte, possono cambiare. Per un approfondimento su questo punto, la nostra guida sul divieto di fruirne a ore in specifici contesti può chiarire parecchi dubbi.

Per fare un esempio pratico: se lavori 40 ore su 5 giorni, il tuo monte ore mensile di permesso sarà di 24 ore (calcolate così: 40 ore / 5 giorni * 3).

Ricorda sempre che l’uso dei permessi deve essere coerente con il motivo per cui ti sono stati concessi: l’assistenza. Questo non significa che devi restare chiuso in casa per otto ore di fila, ma che il tempo deve essere impiegato per il benessere del familiare. Attività come fare la spesa per lui, accompagnarlo dal medico o sbrigare pratiche burocratiche a suo nome sono perfettamente in linea con lo spirito della legge.

L’abuso dei permessi – come usarli per andare in vacanza o, peggio, per svolgere un altro lavoro – non è solo una scorrettezza. È una vera e propria frode ai danni dell’INPS e del datore di lavoro, con conseguenze che possono essere molto pesanti, fino al licenziamento per giusta causa e a sanzioni penali.

È bene sapere, infatti, che sia l’INPS che il datore di lavoro possono effettuare controlli. L’azienda, se ha sospetti fondati, ha persino la facoltà di incaricare un’agenzia investigativa per verificare come viene impiegato il tempo del permesso.

Un occhio al futuro: la stretta sulle verifiche

Il tema dei controlli è destinato a diventare sempre più centrale. Sembra infatti che, a partire dal 2026, le verifiche sull’effettivo utilizzo dei benefici della Legge 104 diventeranno più fitte. Una nuova norma darà all’INPS la possibilità di coinvolgere tutti i medici pubblici per accertare la congruità delle richieste, con l’obiettivo di rendere il sistema più trasparente ma anche più rigoroso.

Per tutelarsi, una buona abitudine è conservare sempre qualche documento che possa dimostrare l’assistenza che hai prestato. Non è un obbligo di legge, certo, ma avere a portata di mano certificati di visite mediche, ricevute di farmacie o qualsiasi altra prova del tuo impegno può fare davvero la differenza in caso di contestazioni. Esercitare un diritto significa anche saperlo proteggere con responsabilità.

Qualche dubbio sui permessi 104? Rispondiamo qui

Affrontare l’iter burocratico per i permessi della Legge 104 può far nascere domande e incertezze. È normale. Per questo abbiamo raccolto le domande più comuni, dando risposte chiare e dirette per aiutarti a superare ogni ostacolo.

Posso chiedere i permessi per un familiare che non vive con me?

Assolutamente sì. Questa è una delle modifiche più importanti degli ultimi anni e ha semplificato la vita a tantissime persone.

Un tempo era obbligatorio, ma oggi il requisito della convivenza è stato eliminato per chi assiste familiari con handicap grave. Puoi quindi prenderti cura di un genitore o un parente anche se abita in un altro comune, senza problemi.

Ma non è tutto. È stato superato anche il vecchio “principio del referente unico”. In pratica, più familiari lavoratori possono alternarsi nell’assistenza della stessa persona, usando ciascuno i propri giorni di permesso. L’unica regola da rispettare è che i permessi non possono essere presi negli stessi giorni.

Cosa devo fare se il verbale ha una data di revisione?

Questa è una situazione molto comune e giocarla d’anticipo è la mossa vincente. Se sul verbale che attesta l’handicap grave c’è una data di revisione, non devi aspettare che scada per muoverti.

È fondamentale presentare la domanda di revisione all’INPS prima della data indicata sul verbale. Facendo così, la legge ti garantisce la continuità di tutti i benefici, permessi inclusi, fino a quando non si concluderà il nuovo accertamento medico. Non rimandare, o rischi di vederti sospendere il diritto.

Il datore di lavoro può rifiutarsi di concedermi i permessi?

La risposta è un secco no. Una volta che l’INPS ha accettato la tua domanda e ti ha riconosciuto il diritto, il datore di lavoro non ha alcun potere di negartelo. Concedere i permessi non è una sua scelta, ma un obbligo di legge.

Si tratta, infatti, di un tuo diritto soggettivo. L’unica cosa che l’azienda può fare, se ha legittime esigenze organizzative, è chiederti di programmare con un preavviso ragionevole le giornate di assenza. Questo dialogo serve a entrambi per organizzarsi meglio, ma non può mai trasformarsi in un divieto.

Dato che le normative sono in continua evoluzione, è sempre una buona idea tenersi aggiornati. Ti consigliamo, ad esempio, di dare un’occhiata alle possibili novità sulla Legge 104 previste per il 2026, che potrebbero portare cambiamenti importanti.


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