La Manovra 2026 potrebbe portare grandi novità in tema di buoni pasto. Si ipotizza infatti di alzare la soglia esentasse dei buoni da 8 a 10 euro. Mossa che, secondo le prime stime, potrebbe garantire un guadagno di centinaia di euro all’anno per i lavoratori coinvolti. Vediamo qui sotto tutti i dettagli.
Buoni pasto, l’ipotesi per la Manovra 2026
Si intensificano i dibattiti interni al Governo per la definizione della nuova Legge di Bilancio. E pare che al momento, tra le varie misure in discussione, si stia pensando anche a un intervento sui buoni pasto. L’ipotesi potrebbe essere quella di alzare la soglia esentasse dagli attuali 8 a 10 euro al giorno. Uno scarto che sembra minimo, ma che in base alle prime stime potrebbe garantire un beneficio annuo di circa 450-500 euro netti per i lavoratori. Il costo per lo Stato, invece, si aggirerebbe intorno ai 70-80 milioni di euro.
Come funzionano i buoni pasto e come potrebbero cambiare
Al momento, i buoni pasto sono esentasse fino a:
- 4 euro al giorno per i ticket cartacei
- 8 euro al giorno per i ticket elettronici.
Aumentando la soglia a 10 euro, si avrebbero benefici netti sia per i lavoratori che per le aziende. Restano comunque alcune criticità legate al funzionamento dei buoni, spesso criticato per le tempistiche di rimborso, troppo lunghe, e per le commissioni troppo elevate imposte dalle società che emettono i ticket. Dal 1° settembre è però entrato in vigore un tetto massimo alle commissioni fissato al 5% del valore nominale dei buono pasti, variazione che dovrebbe riflettersi in senso positivo sugli esercenti coinvolti.
Gli effetti della misura sul Paese
Ma gli effetti positivi di questa misura si rifletterebbero anche sull’intero sistema produttivo e commerciale del Paese. Un buono pasto con detassazione più sostanziosa equivale infatti a maggiori consumi nei bar, ristoranti e negozi di alimentari convenzionati, con ricadute concrete per decine di migliaia di piccoli esercenti. Si tratta di un incentivo indiretto all’economia reale, che arriva proprio dall’ampliamento di uno strumento già consolidato e apprezzato nel tessuto sociale italiano.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che le aziende potrebbero beneficiare di un’ulteriore leva per fidelizzare i dipendenti e rendere più competitivo il proprio pacchetto retributivo. Offrire buoni pasto più ricchi e totalmente esentasse può rivelarsi, soprattutto nelle realtà medio-piccole e tra i giovani lavoratori, un elemento di attrattiva sul mercato del lavoro.
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C’è poi il capitolo semplificazione: con tetti unificati e meno vincoli tra buoni cartacei e digitali, finalmente si potrebbe avere una normativa chiara e uniforme per tutti. Tuttavia, la mossa non è priva di possibili ostacoli. Alcuni analisti segnalano infatti che l’impatto per le casse dello Stato, sebbene contenuto rispetto ad altre voci di spesa, dovrà essere attentamente bilanciato nel quadro generale delle coperture previste per la Manovra 2026. Anche il meccanismo delle commissioni imposte agli esercenti resta sotto osservazione: pur con il recente tetto del 5%, la stretta dovrà trasformarsi in un reale vantaggio economico, pena il rischio che i buoni pasto restino uno strumento ‘limitato’ nell’accettazione e nell’utilizzo.
Si attende quindi di capire come la misura verrà modellata nei prossimi mesi e, soprattutto, se troverà un reale equilibrio tra le esigenze di bilancio pubblico e le richieste del mondo del lavoro. La partita è aperta, ma se davvero passerà il via libera ai buoni pasto ‘più ricchi’, milioni di italiani potrebbero finalmente vedere più soldi nel portafoglio ogni mese, senza costi aggiuntivi né brutte sorprese in busta paga.