Per la rubrica “Sfruttamento del lavoro” oggi vi parliamo della storia di Alice (nome di fantasia), mamma 25enne che a causa proprio della sua maternità ha dovuto subire umiliazioni e soprusi sul lavoro.
Spesso, non è infatti un mistero, la maternità è vista quasi come una sorta di “condanna” dai datori di lavoro. Alcune aziende, al giorno d’oggi, ammettono anche apertamente di preferire assumere un uomo piuttosto che una donna, proprio per non andare a incappare in tutte le conseguenze che una lavoratrice mamma potrebbe portare.
Ne è un esempio lampante la nostra Alice, e questa è la sua storia.
“Io, ragazza madre cacciata via dal posto di lavoro”
Alice ci racconta: “Sono una mamma di 25 anni, la mia bambina ha 2 anni e mezzo e purtroppo da quando è nata la mia vita lavorativa è precipitata. Premetto che sono ragazza madre, non ho I miei genitori o la mia famiglia che mi può aiutare perché abitano in un’altra regione. Da circa 1 anno e mezzo mi sono riaccompagnata con una persona stupenda che è sempre stata molto presente nella mia vita è in quella di mia figlia ma non è mai riuscito a trovare un posto di lavoro serio da quando si è trasferito in Veneto poiché le paghe sono troppo basse rapportato alle ore lavorative”.
Quindi, come si può intuire, anche per gli uomini la vita lavorativa non è tutta rose e fiori.
Poi Alice spiega che appunto per le paghe basse, anche lei è dovuta andare a lavorare nonostante una figlia piccolissima: “Ho dovuto mandare presto mia figlia al nido, aveva solo 3 mesi quando ha fatto l’inserimento per poi essere presa a 4 mesi, avevo trovato un posto di lavoro dove venivo pagata 550€ in stage da 40 ore settimanali perché sono una donna e una mamma (questo mi è stato detto in sede di colloquio), dopo 5 mesi mi hanno lasciato a casa perché mia figlia si ammalava spesso ed ero da sola quindi non riuscivo ad essere sempre presente”.
Senza un lavoro, Alice fa quindi ritorno a casa, a far la mamma a tempo pieno. Ma dopo poco viene chiamata a lavorare in una ditta per cui aveva già lavorato in passato, ma anche lì, le cose si mettono male: “Dopo poco mi richiamano a lavorare nella ditta in cui lavoravo prima del covid, sapevano che nel mentre sono diventata mamma, dopo circa 2 mesi la titolare mi dice chiaramente che non vuole più assumere donne perché hanno sempre da fare con I bambini, e non mi hanno nemmeno pagata (premetto che la paga sarebbe stata buona) perciò sono rimasta a casa”
L’inizio presso un’altra ditta, ma senza lieto fine…
Alice, che non si da per vinta, trova la forza di buttarsi a capofitto in un nuovo lavoro, ma anche lì le cose poco dopo vanno storte: “Dopo un periodo in cui avevo perso la voglia di fare qualsiasi cosa, mi imbatto nell’ennesima ditta…la titolare era una mamma che sembrava comprensiva e amorevole con I suoi dipendenti, ho sopportato tanto per 700€ poiché inizialmente ero stata presa per svolgere una mansione e poi sono finita per farne un altra, nel giro di poco mi hanno attribuito una responsabilità che non mi aspettava poiché ero una stagista da poco assunta a 40 ore settimanali ma avevo bisogno di lavorare quindi me lo sono fatta andare bene”
Nonostante la sua buona volontà, Alice inizia a stare male: “Fatto sta che inizio ad ammalarmi spesso e a non avere più le forze per gestire il mio lavoro, nel mentre la mia bambina continuava ad ammalarsi ma avevo l’aiuto di mia sorella. 2 mesi dopo, succede che mia figlia è stata male al nido, la titolare mi porta al nido (gentilissima davvero), prendo la bambina e la porto in macchina”.
Solo che lì avviene l’inaspettato: “La mia titolare le tocca la testa e mi dice che secondo lei non era così calda, facendomi intendere che ho interrotto il mio lavoro per nulla. Inutile dire che dopo questa cosa non sono mai più andata”.
Finalmente arriva per Alice una piccola svolta
In mezzo a tutta questa serie di sfortunati eventi, arriva alla fine per Alice. un piccolo lieti fine: “Ora lavoro dopo essermi presa un po’ di tempo per cercare un posto decente, ora vengo pagata 5,50€ all’ora e ho un contratto decente che mi permette di poter sfamare la mia famiglia e pagare le cose che devo pagare (affitto,nido,utenze,ecc..)”
Ma la giovane donna è ora ben consapevole del quadro italiano, che purtroppo ha dovuto testare sulla sua stessa pelle: “Purtroppo la situazione in Italia è terribile, le categorie non protette vengono sfruttate per via della necessità di un posto di lavoro per poter guadagnare anche solo qualcosina per la sopravvivenza”
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