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Stipendi pubblici, arriva il pignoramento per debiti col Fisco

A partire dal 2026, anche gli stipendi pubblici di dipendenti in debito con il Fisco saranno sottoposti a pignoramento. Ma esistono soglie e quote di trattenuta ben precise.

di Redazione
23 Agosto 2025
in Fisco e tasse, Lavoro
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Anche gli stipendi pubblici sono a rischio. Dal 2026, infatti, tutti i dipendenti pubblici che hanno debiti col Fisco superiori a 5.000 euro saranno soggetti al pignoramento parziale dello stipendio. Una novità, questa, che nasce con la Legge di Bilancio 2025, e punta a rafforzare la riscossione delle somme dovute all’Agenzia. Vediamo di seguito tutti i particolari.

Sommario

Toggle
  • Stipendi pubblici, come funzionerà il pignoramento per debiti col Fisco
  • Le quote di stipendio colpite dal pignoramento
  • Un’opportunità per mettersi in regola
  • Che cos’è il pignoramento

Stipendi pubblici, come funzionerà il pignoramento per debiti col Fisco

La regola sul pignoramento degli stipendi pubblici – che entrerà in vigore solo il prossimo anno, per dare modo alla pubblica amministrazione di aggiornare i sistemi – prevede trattenute solo nel caso in cui sia superata una determinata soglia di debito (5mila euro) e lo stipendio lordo sia superiore a 2.500 euro mensili.

Secondo i dati del Ministero delle Finanze, a essere interessati saranno circa 250.000 dipendenti pubblici con debiti oltre 5.000 euro, di cui 30.000 che percepiscono stipendi medi mensili di 3.500 euro (sui quali scatterà il blocco parziale della retribuzione). Grazie a questa misura, lo Stato prevede di recuperare circa 36 milioni di euro nel 2026 e fino a 90 milioni ogni anno a regime.

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Le quote di stipendio colpite dal pignoramento

Leggi anche  Perché il Fisco controlla chi non preleva dal conto corrente?
Il pignoramento, però, non colpirà mai l’intero stipendio: il lavoratore avrà sempre diritto a una quota significativa della propria busta paga, mentre la parte trattenuta servirà a saldare il debito con il Fisco. Le regole stabilite fissano inoltre proporzioni precise:

  • Per stipendi oltre 2.500 euro, la quota ‘bloccata’ sarà pari a un settimo dell’importo
  • Mentre per le somme straordinarie, come la tredicesima, la trattenuta arriverà a un decimo.

Un’opportunità per mettersi in regola

Come anticipato, questa nuova normativa entrerà a regime solo nel 2026. Fino ad allora, i dipendenti pubblici in debito con l’Agenzia avranno tutto il tempo per regolarizzare la propria situazione, ed evitare così che il Fisco imponga trattenute sostanziali sulla loro busta paga. Questo periodo di transizione rappresenta quindi un’opportunità preziosa, per controllare eventuali cartelle esattoriali, correggere errori e sistemare la propria posizione fiscale senza subire subito pignoramenti.

Va infine notato che il meccanismo del pignoramento si applicherà sulle somme dovute sia come retribuzione fissa che come indennità o liquidazioni da licenziamento. Ogni caso di superamento delle soglie citate, quindi, comporterà una segnalazione all’agente della riscossione che provvederà al pignoramento secondo le modalità stabilite dalla legge.


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Che cos’è il pignoramento

Il pignoramento è un procedimento attraverso il quale una parte dei beni o delle entrate di una persona (come ad esempio lo stipendio) viene bloccata o sottratta per essere destinata al pagamento di un debito. Nel caso dello stipendio, significa che una parte della retribuzione viene trattenuta direttamente alla fonte e utilizzata per saldare debiti, come quelli verso il Fisco.

È importante ricordare, però, che il pignoramento non comporta mai la trattenuta totale dello stipendio: ne viene prelevata solo una parte, così che il debitore conservi comunque una porzione significativa della propria entrata, mentre il resto è utilizzato a copertura del debito.

Tags: fiscopignoramentostipendi
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