Storie ADI. Anna (nome di fantasia) è una donna e mamma di 50 anni. La figlia Martina, 25 anni, è affetta da sordità da quando aveva appena 1 anno. A causa di una meningite che l’ha colpita, ha purtroppo perso gran parte dell’udito. Ma INPS ha emesso la sua crudele sentenza: il suo stato di sordità non sarebbe tale da compromettere la sua sfera lavorativa.
Storie ADI: “Mia figlia sorda, nessuno la assume, ma per INPS può lavorare”
“Mia figlia ha perso gran parte dell’udito all’età di circa 1 anno, per una grave forma di meningite. Dato che non ci siamo accorti subito del calo che la piccola aveva subìto, non siamo potuti intervenire in tempo con il giusto supporto e Martina è cresciuta con un ritardo cognitivo di cui ci siamo accorti solamente una volta entrata all’asilo”, scrive Anna.
“Martina, avendo perso parte dell’udito, non ha infatti imparato a parlare ed esprimersi come i suoi coetanei e la mancanza di udito le ha provocato ritardi cognitivi che seppure lievi, sono limitanti. Ma per INPS mia figlia può lavorare, e il suo stato di sordità non è tale da renderla inabile al lavoro“.
Per questo motivo, ad Anna non spettano le maggiorazioni ADI per i familiari disabili e Martina è considerata membro familiare occupabile, che tutt’al più potrebbe richiedere SFL.
“Mia figlia ritenuta occupabile: ma come fa a lavorare?”
“Mia figlia potrebbe richiedere SFL, così mi hanno detto al CAF. Ma a cosa servirebbe? Non è in grado di partecipare alla formazione, né tanto meno è in grado di lavorare. Non ha diritto a una pensione, secondo INPS, né tanto meno alle maggiorazioni ADI per persone con disabilità. Possibile che lo Stato abbandoni chi davvero ha bisogno di supporto, e poi elargisca pensioni senza controlli a tutti i falsi invalidi che ci sono in giro?”
La rabbia di Anna è più che legittima, considerando che molto spesso, infatti, lo Stato viene facilmente raggirato dai finti invalidi e poi, però, a farne le spese sono invece coloro che invalidi lo sono davvero.
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Anna, in questo caso, non può fare altro che presentare ricorso, nella speranza che venga accolto e Martina possa finalmente avere diritto a tutto ciò che le spetta.