Storie ADI: oggi vi raccontiamo la storia di Luigi (ndr, nome di fantasia) ex percettore dell’Assegno di Inclusione. La sua storia mette in luce le inefficienze del sistema ADI. Per un semplice errore nella compilazione dell’ISEE, corretto tempestivamente, Luigi ha subìto la sospensione dell’erogazione del sussidio, ed è rimasto, insieme alla moglie, senza alcuna fona fonte di reddito per 2 mesi.
Storie ADI: “Mi hanno sospeso ADI per un errore ISEE”
Luigi fino a poco tempo fa beneficiava dell‘ADI, e si era recato a gennaio presso un CAF per il rinnovo dell’ISEE, come richiesto dalla normativa. Gli era stato consigliato di procedere autonomamente online, solo a conferma dei dati già presenti. Tuttavia, una volta ricevuto l’attestato ISEE il 31 gennaio, si era accorto che mancavano informazioni fondamentali, come quelle relative alla moglie e alla situazione abitativa. Resosi conto dell’errore, era tornato immediatamente al CAF per correggere la pratica e richiedere il riesame da parte dell’INPS.
Dopo circa due settimane, la risposta dell’INPS è stata inaspettata: il riesame non poteva essere effettuato poiché la pratica risultava decaduta a seguito del controllo telematico informatizzato, a causa di una presunta “variazione della situazione familiare”. La conseguenza è ovvia: Luigi è rimasto senza sussidio.
“Ad un’ulteriore richiesta di informazioni fatta qualche giorno fa sempre via CAF, ci è stato risposto che non si poteva fare più niente se non presentare una nuova domanda e se i requisiti sono rispettati, visto che non sono mutati, sarà accolta e riprenderà l’erogazione con la mensilità di aprile. A questo punto mi chiedo, sarà vero? E in ogni caso come faccio ad andare avanti, visto che non ho altri cespiti ne tantomeno un lavoro né io né mia moglie, essendo ultrasessantenni entrambi e senza soldi dalla rata di gennaio?”
“Sono rimasto senza sostegno economico”
La coppia si è ritrovata senza alcun sostegno economico dal mese di gennaio, senza altre fonti di reddito e senza la possibilità di trovare un’occupazione. La soluzione proposta dagli uffici competenti è stata quella di presentare una nuova domanda, con la promessa che, se i requisiti fossero stati rispettati, l’erogazione sarebbe ripresa dalla mensilità di aprile. Nel frattempo, però, è rimasta senza alcuna entrata.
“Ho fissato un appuntamento a ben 15 giorni di distanza, per spiegare a INPS la situazione”, ma è chiaro come con un appuntamento fissato così tardi, Luigi e la moglie fanno prima a ripresentare domanda piuttosto che seguire una trafila che molto probabilmente non porterebbe a nulla.
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ADI: i deboli non tutelati
La vicenda evidenzia le criticità nel funzionamento dell’ADI e del sistema di welfare in generale, date le procedure poco chiare, la burocrazia eccessivamente punitiva, e la lentezza degli uffici nel rispondere alle necessità dei cittadini.
Di fronte a queste ingiustizie, non possiamo restare in silenzio. La burocrazia deve servire i cittadini, non ostacolarli. È tempo che l’INPS e il governo prendano provvedimenti per garantire un sistema di welfare equo, efficiente e veramente inclusivo.