Storie SFL. Saverio (ndr nome di fantasia) ci scrive per raccontarci la sua storia, e per chiarire i nostri già fondati sospetti: tra la confusione generale e la mancanza di regole univoche, i centri per l’impiego spesso agiscono autonomamente. Gli unici a subire danni? I percettori SFL, ovviamente.
Storie SFL: “Mi hanno detto che non posso più avere SFL”
Saverio ci scrive raccontandoci la sua esperienza con il Supporto per la formazione. Spiega come: “dopo avere firmato i patti ed essermi attivato alla politica attiva, ho fatto un corso obbligato di 60 ore. Poi il nulla. Fortunatamente dopo aver avuto un dibattito molto forte, mi sono rivolto alla Regione e mi viene riattivata la possibilità di partecipare alle politiche attive. Ogni mese vado a rinnovare questa politica attiva, partecipando ai corsi e quello che mi viene richiesto. Ho anche creato il curriculum per le richieste di lavoro….”.
Così Saverio tenta con la sua buona volontà di partecipare attivamente e fare quanto richiesto dal sussidio, ma con suo disappunto, dopo 3 mesi, si vede chiudere le porte in faccia: “Dopo 3 mesi sento dalla porta della dirigente sento: “questa storia deve finire” . Così al quarto mese non mi viene più attivata la politica attiva con il risultato che mi sono ritrovato con un pugno di mosche…”
La Regione è d’accordo con i CPI
Allora, ci spiega Saverio, “ricontatto la Regione e alla fine mi viene risposto la stessa cosa, e cioè che non si può avere il sussidio per un anno intero. Che non si tratta di RdC e che ora non riceverò più proposte di politica attiva. Io non so più che fare”
Leggi vs realtà
Non sappiamo, in tutta onestà, sulla base di quali criteri i CPI scelgano le “politiche attive da riattivare“. Ciò che è certo è che il Ministero ha infatti reso noto che sulla piattaforma SIISL appaiono le varie attività cui è possibile prendere parte, e questo è quanto. La possibilità di riattivarle mediante richiesta è una pratica che non tutti i CPI mettono in atto e non conoscendo la località del CPI del nostro gentile lettore, non possiamo fornire altre delucidazioni. Questo fa quindi pensare che, come in effetti titola l’oggetto stesso della sua email, i CPI agiscano un po’ autonomamente.
Quello che è sicuro è che una volta che il percettore SFL non riceve più proposte di politica attiva tramite SIISL, non può ricevere il sussidio, appunto perché non frequenta corsi, né svolge Progetti Utili alla Collettività, né accetta proposte di lavoro eventuali che potrebbero giungergli.
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Quello che viene spontaneo chiedersi è dunque: come mai questa discrepanza tra quanto previsto dalle leggi su SFL e il riscontro reale nell’applicazione delle norme? Se i CPI possono davvero “riattivare” seppure in via provvisoria le proposte di politica attiva, perché alcuni CPI lo fanno e altri no?
In attesa di trovare risposta a questi quesiti, l’unica certezza è una soltanto: il Supporto per la formazione si è rivelato un semplice “palliativo”, un “tappabuchi” per tenere buoni i cittadini una volta che il Reddito di cittadinanza sarebbe giunto al suo tramonto. Con questo “espediente” si è solo rimandato il momento della verità. Una verità che consiste nell’aver semplicemente lasciato da solo il cittadino dinanzi alle porte sbarrate delle Istituzioni.