Con la Legge di Bilancio 2023 (LEGGE 197 del 29.12.2022) aumenta quello che è il taglio del cuneo fiscale 2023 per i lavoratori con redditi più bassi. Infatti, nel secondo semestre del 2023 i lavoratori riceveranno circa 50-100 euro in più al mese in busta paga. In questo articolo capiremo cos’è il cuneo fiscale, cosa cambia nella busta paga dei lavoratori, quali sono gli effetti e quali gli obiettivi prefissati dal governo.
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Cos’è il cuneo fiscale
Sostanzialmente il cuneo fiscale non è altro che la differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e il netto in busta paga percepito dal lavoratore.
Attraverso il via libera al documento di Economia e Finanza, il Consiglio dei Ministri ha definito quelli che saranno gli obiettivi a medio termine per far fronte ai cali energetici, all’aumento dell’inflazione e agli altri problemi che gravano sull’economia italiana. Ecco perché sono stati stanziati 3miliardi di euro per il taglio del cuneo fiscale 2023, un taglio sul costo dei contributi sociali che gravano a carico del lavoratore.
Taglio del cuneo fiscale 2023
Come precedentemente detto, sull’economia italiana stanno gravando molti fattori. Con alcuni interventi, come il taglio del nucleo fiscale, si va a ‘tamponare’ alcune situazioni di disagio. Ovviamente si tratta sempre si misure transitorie, non permanenti: i soldi che vengono ora stanziati, finanziando una misura da maggio a dicembre, dovranno poi essere rifinanziati e così via.
Per comprendere meglio come funziona il taglio del cuneo fiscale 2023 – che in realtà è già in vigore da gennaio ma andrà via via ad aumentare – bisogna suddividere i redditi in due categorie:
- I redditi fino a 25mila euro, avranno un taglio del cuneo fiscale del 3%;
- I redditi superiori a 25mila euro ma inferiori a 35mila euro, avranno una riduzione del cuneo fiscale del 2%.
Quindi, ricapitolando, al crescere della retribuzione lorda annua, cresce anche l’aumento mensile. Questo, però, fino a 25mila euro, perché la decontribuzione a partire dai 25mila euro in su è del 2%.
Come viene applicato
Il taglio del cuneo fiscale è applicato mensilmente dal datore di lavoro stesso, a patto che la retribuzione lorda non superi i limiti di 1.923/2.692 euro mensili. Per cui sarà possibile trovarsi gli effetti del taglio solo in alcuni mesi anche se non viene superato il limite di 35mila euro annui. Sarà anche possibile trovarsi gli effetti del taglio con uno sconto maggiore se la retribuzione in quel mese non supera i 1.923euro.
Quindi, ricapitolando su base mensile:
- Se la retribuzione lorda supera il limite pari a 2.692 euro al mese, non c’è riduzione della quota a carico del lavoratore;
- Se la retribuzione lorda supera il limite pari a 1.923 euro – ma minore o pari a 2.692 euro – al mese, la riduzione contributiva della quota a carico del lavoratore potrà essere riconosciuta nella misura del 2%, per il singolo mese di riferimento;
- Se la retribuzione lorda non supera il limite pari a 1.923 euro, la riduzione contributiva della quota a carico del lavoratore potrà essere riconosciuta nella misura del 3%, per il singolo mese di riferimento.
Le somme effettive
Quindi, parlando di somme effettive, con il taglio del cuneo fiscale 2023:
- un lavoratore dipendente con una busta paga di 1.200 euro al mese, beneficerà di una riduzione netta del cuneo di 48euro al mese;
- un lavoratore dipendente con una busta paga di 2.500 euro al mese, beneficerà di una riduzione netta del cuneo di 100euro al mese – cifra che rappresenta l’importo massimo teoricamente percepibile.
Gli effetti sulla tredicesima
Il taglio del cuneo fiscale ha effetti anche sulla tredicesima, purché non superi i 1.923/2.692 euro.
- Se il lavoratore percepisce la tredicesima insieme allo stipendio mensile, allora la diminuzione sarà del 6% o del 7% a seconda dei ratei di mensilità aggiuntiva (entro i 224/160 euro);
- Non vi sarà alcuno sconto, invece, su altre mensilità aggiuntive.
Gli effetti sulle pensioni
Per quanto riguarda le pensioni, non vi sono effetti negativi. L’aliquota rimarrà sempre pari al 33% dello stipendio e non subirà alcuna riduzione.
Gli obiettivi prefissati
Questo intervento, come detto prima, è di natura transitoria, non permanente. Però fa parte di un piano ancora in evoluzione: infatti, a questa misura si dovranno aggiungere nuove misure politiche e fiscali volte ad arrivare ad una riduzione complessiva, nell’arco di tutta la legislatura, del 5%.
In breve, la volontà del governo Meloni è quella di sostituire tutte queste misure transitorie e straordinarie con l’introduzione di misure strutturali e durature, che abbiano effetti stabili e a lungo periodo e che aiutino sia le imprese, sia le famiglie.
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