Verifica di residenza: entro il 2025 l’Agenzia delle entrate dovrà recuperare almeno 2,8 miliardi di euro per la lotta all’evasione fiscale, ma per farlo ha bisogno del famoso strumento dei controlli incrociati.
E’ grazie ad esso che si possono individuare gli evasori, come quelli che hanno fittiziamente spostato la loro residenza all’estero ma i cui conti correnti sono in Italia; o come chi dichiara un tenore di vita assai più frugale di quello che in realtà conduce.
I controlli incrociati e il loro rafforzamento
Come spiegato già da tempo al Corriere della Sera da Ernesto Ruffini, presidente dell’Agenzia delle Entrate, l’AdE prevede di incrementare i servizi telematici, rafforzare i controlli, e reclutare circa 11mila funzionari entro il 2025, che lavoreranno anche ai controlli incrociati.
Si tratta di un percorso inevitabile, dato che ogni anno l’evasione fiscale causa alle casse dello Stato dei danni ingenti.
Come funziona la verifica di residenza?
I controlli incrociati sono stati fino a poco tempo fa uno strumento meramente sperimentale, anche e soprattutto per le richieste pendenti del Garante della Privacy di trattare i dati sensibili in maniera corretta. A tal proposito, Ruffini ha specificato come: “le prime estrapolazioni basate su dati pseudonimizzati, cioè inizialmente anonimi e poi utilizzabili in base a informazioni aggiuntive, riguarderanno il 2017 e consentiranno di individuare, ad esempio, i soggetti che avevano grandi movimentazioni sui propri conti correnti ma non hanno presentato la dichiarazione dei redditi”.
I controlli avvengono tra quanto dichiarato dai contribuenti ed altre fonti terze, con cui appunto i dati vengono poi “incrociati”.
Ad esempio, nel caso della verifica di residenza, il controllo avviene come segue:
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Supponiamo che Marco abbia dichiarato di vivere in Spagna per avere agevolazioni, mantenendo il conto corrente in Italia.
L’Agenzia delle Entrate può ottenere i dati relativi al conto corrente italiano di Marco attraverso l‘Anagrafe dei Conti Correnti, uno strumento che raccoglie informazioni su tutti i conti correnti in Italia. Se il conto di Marco mostra frequenti movimenti di denaro, come entrate regolari (ad esempio stipendi o pagamenti di clienti italiani) o spese per utenze o beni di consumo, questo potrebbe far sospettare che Marco abbia ancora legami economici significativi con l’Italia.
Se Marco paga regolarmente bollette per utenze italiane (come luce, gas, acqua, internet) dal suo conto corrente italiano, questo potrebbe indicare che ha ancora una casa o una residenza in Italia. Il fatto che le utenze siano attive e pagate dal suo conto potrebbe suggerire che Marco trascorra molto più tempo in Italia di quanto dichiari.
Anche il controllo delle carte di credito collegate al conto italiano di Marco si rivela efficace: monitorare le spese di Marco potrebbe rivelare spese frequenti in Italia, come cene al ristorante, acquisti nei supermercati o persino pagamenti in stazioni di servizio italiane. Queste informazioni, se ottenute dall’Agenzia delle Entrate, potrebbero essere ulteriormente utilizzate per dimostrare che Marco vive effettivamente in Italia per gran parte dell’anno.