ADI e SFL, è già flop del Governo?
Dovevano risolvere il mezzo-flop del Reddito di Cittadinanza, ma non sta andando proprio così. Parliamo dell’ADI, ormai famigerato Assegno di inclusione, e della misura sul Supporto per la formazione e il lavoro, cioè l’SFL. Perché sono arrivati i primi dati, come riporta lo stesso Istituto Nazionale di Previdenza, provenienti dal primo osservatorio sulle nuove misure adottate. I numeri sono al di sotto delle aspettative (stabilite a suo tempo dal Governo) e la platea di beneficiari si riduce nettamente.
Insomma, si parlava un tempo di sterile assistenzialismo grillino. E si lanciava forte la palla (avvelenata) nel campo dei 5 stelle. Ma il Reddito è passato, ora c’è una fase di transizione (non è ben chiaro verso dove) che è gestita dalle destre e non sembra promettere benissimo. Anche perché i margini per aggiustare con manovre economiche sono sempre più risicati. Giorgia Meloni punta infatti all’austerity e soldi non ce ne sono più. Ma analizziamo ulteriormente i dati che abbiamo al momento.
I dati preoccupanti su ADI e SFL
Partiamo dai dati sull’ADI. A maggio 2024 le famiglie beneficiarie dell’Assegno di inclusione sono 624.712, cioè oltre 1,5 milioni di persone, per un importo medio che si aggira sui 617 euro a nucleo. Sembra parecchio, ma c’è una differenza abissale con quello che accadeva ai tempi del Reddito di cittadinanza. Nel 2023 infatti, hanno beneficiato del Reddito almeno 1,2 milioni di famiglie, pari a 2,9 milioni di persone. Praticamente il doppio rispetto all’ADI (anche se l’importo medio a nucleo era un po’ più basso, 562 euro).
Ma stupisce anche il confronto con le stime fatta dal Governo. Secondo Meloni e compagni, l’ADI doveva raggiungere 737mila famiglie. Invece ha avvantaggiato 100 mila famiglie in meno. Quindi centinaia di migliaia di italiani (in crisi) sono rimasti letteralmente con il cerino in mano. E non va certo meglio sul fronte SFL.
Per quanto riguarda infatti il Supporto formazione e lavoro, si puntava a 265mila beneficiari. E invece ci si è arenati su quota 96mila domande accolte con altrettante prestazioni erogate. Insomma, più di 150mila beneficiari possibili restano oggi a bocca asciutta. A maggio 2024, la quota è addirittura scesa a 57mila. Di male in peggio, come fa notare giustamente la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi. I dati forniti dall’INPS, dice, “certificano che 600mila famiglie e un milione di persone in condizioni di disagio e povertà, che un anno fa beneficiavano del Reddito di cittadinanza, oggi sono escluse dall’accesso all’Assegno di inclusione e lasciate sole dal governo Meloni”. Ma intanto c’è qualcuno che nega l’evidenza.
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Cosa dicono le destre
Chi sta a destra, tessendo le lodi dell’ADI, sottolinea che a fine giugno si contavano 700mila richieste accolte in merito alla ricezione dell’Assegno di Inclusione (più di maggio, ovviamente, ma comunque ben al di sotto delle stime). Però le richieste vanno anche esaudite, ci teniamo a sottolineare, non solo accolte e sbandierate come trofei. Intanto per il Governo parla il ministro del Lavoro Marina Calderone, che in un comunicato stampa commenta i dati dell’osservatorio Inps. Le misure “stanno funzionando”, sostiene, e “bene”. I dati sono “estremamente interessanti perché contengono indicatori e notizie importanti”. E quali sono, questi indicatori?
“Al 30 giugno”, spiega Calderone, “erano 698.000 i nuclei familiari con il diritto alla corresponsione dell’assegno e che, quindi, sono beneficiari dell’assegno, per un totale di quasi 1,7 milioni di persone…questo vuol dire che siamo praticamente in linea, vicini a quelli che erano i target annuali previsti per la misura, che come si sa è aperta a tutte quelle condizioni e quei nuclei familiari che si trovano in una condizione di fragilità”. Quindi “625.000 nuclei familiari erano percettori dell’assegno di inclusione a maggio 2024. Di questi 260.000 con minori; 239.000 con disabili; 297.000 con persone che hanno più di 60 anni e 6.000 invece nuclei familiari con soggetti in condizione di svantaggio”.
L’ubriacatura di numeri però attecchisce fino a un certo punto. Così come è specchietto per le allodole, ci sembra, il tentativo di Calderone di tirare in ballo “le donne vittime di violenza”, includendole nei gruppi di cittadini fragili aiutati da ADI. Ma le misure precedenti all’ADI, seppure imperfette e parecchio rivedibili, non ignoravano certo le donne vittime di violenza. O se è per questo altre categorie fragili. Quanto all’altra misura del Governo, cioè SFL, qui il ministro deve arrendersi all’evidenza. “Il supporto per la formazione e il lavoro ha un tiraggio inferiore rispetto a quelle che erano le previsioni”, ammette Marina Calderone, “ma va letto insieme anche con tutti quegli altri indicatori del mercato del lavoro che ci dicono che in questo momento abbiamo il tasso di occupazione più alto di sempre e il tasso di disoccupazione più basso”.
Eppure ci risulta che a maggio il tasso di occupazione in Italia sia crollato (meno 17 mila unità). Quindi non è il più alto di sempre. Tutt’altro. Questione di punti di vista, viene da chiedersi? Oppure c’è chi tenta di edulcorare la realtà dei fatti, quando le cose non vanno esattamente come previsto? La seconda opzione sembra un po’ più logica della prima.