
La gestione dell’Assegno di Inclusione (ADI) è al centro di importanti chiarimenti da parte dell’INPS, che ha pubblicato una nuova circolare in merito all’attribuzione d’ufficio dei cosiddetti “carichi di cura” nei nuclei familiari beneficiari. Le istruzioni dettagliate arrivano dal Messaggio n. 2388 del 29 luglio 2025, disponibile sul portale istituzionale, e rispondono a dubbi su casi particolari che coinvolgono anche chi beneficia del Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL). Ecco i dettagli.
ADI, cosa sono i carichi di cura e come funziona l’attribuzione d’ufficio
Nel caso di nuclei con figli minori di tre anni, almeno tre figli under 18, o componenti con disabilità/non autosufficienza, il “carico di cura” è un parametro che pesa sulla scala di equivalenza per il calcolo dell’ADI e permette di avere un beneficio più alto. Di norma, questo carico deve essere segnalato in domanda, ma se la famiglia si dimentica o non indica chi se ne occupa, sarà l’INPS ad attribuirlo d’ufficio a un adulto del nucleo.
Eccezioni per chi riceve il Supporto Formazione Lavoro
Una novità importante riguarda anche chi, all’interno della stessa famiglia, ha fatto richiesta anche per il SFL (Supporto per la Formazione e il Lavoro). In questi casi, se si verifica questa sovrapposizione, l’INPS non attribuisce d’ufficio il carico di cura all’adulto che percepisce il SFL, dato che questa misura è potenzialmente più vantaggiosa economicamente rispetto all’ADI.Tuttavia, il percettore SFL può sempre scegliere di rinunciare a questo supporto in favore del riconoscimento dei carichi di cura sull’ADI. Se termina la fruizione del SFL, oppure se il beneficiario vi rinuncia, il carico di cura potrà essere poi applicato anche a quel soggetto per l’ADI dal mese successivo.
Inoltre, chi si vede attribuito il carico di cura non può poi accedere a SFL, a meno che il parametro non venga assegnato a un altro componente del nucleo, o finché non cessano le condizioni che ne giustificano l’attribuzione.
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Domande ADI riesaminate e obbligo di comunicazione delle variazioni lavorative
Un altro punto chiarito dalla circolare INPS riguarda le domande dell’ADI che erano state respinte per superamento della soglia di reddito familiare. E che poi, grazie all’attribuzione d’ufficio del carico di cura, sono state riesaminate e accolte. Spesso, in questi casi, la domanda viene però sospesa per la mancata comunicazione di una variazione lavorativa avvenuta nel periodo in cui la domanda risultava respinta.
Per regolarizzare la domanda e sbloccare l’erogazione dell’ADI, gli interessati (o tramite CAF/Patronato) dovranno quindi presentare il modello ADI-Com esteso, inserendo la data esatta in cui è avvenuta la variazione occupazionale, anche se questa risale al 2024. L’INPS invierà a chi è interessato un SMS o una mail con la comunicazione: “La tua domanda è sospesa per mancata comunicazione variazione occupazionale. Entro 60 gg presenta il modello ADI-Com Esteso presso la sede INPS o Patronato/CAF”. Da quel momento, i cittadini hanno 60 giorni di tempo per presentare la documentazione richiesta, pena la decadenza definitiva della domanda.
L’obiettivo INPS: più chiarezza e tutela contro errori e ‘furbetti’
Le nuove istruzioni INPS mirano a rendere l’erogazione dell’Assegno di Inclusione più equa e precisa, evitando pagamenti impropri quando ci sono altre forme di sostegno economico all’interno dello stesso nucleo (come nel caso di SFL). Al tempo stesso, si offre la possibilità di regolarizzare la propria posizione anche in caso di errori formali o mancate comunicazioni, purché si rispettino i nuovi tempi e le modalità operative stabilite dall’INPS.