BonusGPT: ecco come migliorare (davvero) l’Assegno di Inclusione grazie all’AI

Redazione

25 Giugno 2025

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Questo è il primo di una serie di articoli dedicati a esplorare come migliorare concretamente i sussidi in Italia. Per rendere ancora più efficace la nostra ricerca, abbiamo chiesto aiuto a uno strumento di intelligenza artificiale avanzata che chiameremo per comodità BonusGPT. Oggi partiamo con alcune proposte specifiche per rafforzare l’Assegno di Inclusione. Ecco i dettagli.

1. Allargare la platea: non tutte le fragilità sono uguali

Una delle principali critiche mosse all’Assegno di Inclusione riguarda la sua selettività anagrafica e familiare. Al momento, possono accedere al beneficio solo i nuclei in cui è presente almeno una delle seguenti situazioni:

  • Minori
  • Over 60
  • Persone con disabilità
  • Soggetti inseriti in programmi sociali certificati.

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Ma ci chiediamo: cosa accade alle famiglie, o ai singoli adulti in difficoltà economica che non rientrano in questi criteri? Sappiamo fin troppo bene che molte persone, con lavori precari, o problemi di salute non certificati o in crisi temporanea, restano escluse totalmente dalla percezione del sussidio. Una proposta concreta potrebbe essere allora di introdurre una seconda soglia di accesso, legata esclusivamente alla condizione economica, cioè ISEE e patrimonio, indipendentemente dalla composizione familiare. In questo modo, l’Assegno di Inclusione diventerebbe uno strumento più equo e coerente. Tutto il contrario di quello che accade ora.

2. Rivedere gli importi: dignità, non sussistenza

L’importo dell’Assegno di Inclusione oscilla generalmente tra i 400 e i 600 euro mensili, con una media di circa 500 euro. Per chi ha disabilità o figli piccoli, può arrivare anche fino a 700 euro. Ma in molte città italiane, questa somma è ben lontana dal coprire anche solo l’affitto, le utenze e le spese essenziali.

La nostra proposta concreta, supportata anche da BonusGPT, è quindi di ‘agganciare’ l’importo base di ADI a un indice territoriale del costo della vita. Insomma più costa la vita, più ADI deve essere sostanzioso. Perché non ha senso erogare lo stesso sussidio a chi vive in un piccolo centro e a chi risiede, invece, in una metropoli dove l’affitto medio supera i 700 euro mensili. Bisogna differenziare, ma nel modo giusto.


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3. Assegno di Inclusione più semplice e umano (tagliando la burocrazia)

Molti beneficiari lamentano la complessità del sistema dei sussidi ADI, e hanno pienamente ragione. Ogni giorno, infatti, bisogna ‘navigare’ senza bussola tra:

  • Domande da presentare sul portale INPS
  • Appuntamenti nei Centri per l’Impiego
  • Richieste di documenti e controlli incrociati

Insomma, il percorso può risultare frustrante e altamente scoraggiante. Chiediamo quindi di creare una piattaforma unica digitale, con un’interfaccia semplificata, dove il cittadino possa verificare in tempo reale la propria situazione, ricevere notifiche e supporto da operatori specializzati tramite chat o videochiamata. Gli sportelli fisici dovrebbero comunque restare attivi, per chi ha meno dimestichezza con il digitale. Ma il futuro, e il benessere dei cittadini, hanno bisogno al più presto di un sistema veloce ed efficiente. Molto diverso da quello attuale.

4. Servizi integrati per sostenere le persone

La povertà non è solo mancanza di denaro. È un mix ‘letale’ di isolamento sociale, sfiducia e crescente disagio psicologico. ADI, da solo, non certo ha la bacchetta magica per risolverci la vita. È invece essenziale integrare l’Assegno di Inclusione con servizi gratuiti di supporto psicologico, tutoraggio individuale e accesso facilitato ai servizi sociosanitari. Insomma, bisogna aiutare le persone a 360 gradi. Non erogare soldi e poi lasciare ognuno a fare i conti con la propria (deprimente) realtà personale.

5. Valutazione e trasparenza: capire cosa funziona (e cosa no)

Oggi mancano strumenti chiari per valutare l’impatto reale dell’Assegno di Inclusione sulla popolazione. Secondo voi, quante persone sono riuscite a trovare lavoro, davvero? Quanti hanno migliorato le proprie condizioni di vita? Dove si registrano i maggiori ostacoli? Risposte esatte non esistono, purtroppo. Quindi la proposta che abbiamo elaborato, grazie al supporto di BonusGPT, è quella di istituire un Osservatorio pubblico nazionale con dati aggiornati, accessibili a tutti i cittadini in modo trasparente. Perché solo con numeri veri si possono fare scelte migliori. E su questo punto, in particolare, più siamo e più possiamo farci sentire con forza.

Il futuro dell’Assegno di Inclusione, nelle mani di tutti

L’Assegno di Inclusione, in conclusione, può diventare molto più di un semplice sussidio. Può essere il cuore di un nuovo modello di welfare italiano, più giusto, più moderno, più vicino alle persone. Ma servono coraggio da parte del Governo, ascolto dei territori e una visione sul lungo termine.

Per noi, e per voi, questo è solo l’inizio del viaggio: nei prossimi articoli esploreremo insieme altri strumenti, da SFL ad AUU, passando per NASpI e Bonus per giovani e donne. Vedremo insieme i modelli europei da cui trarre ispirazione, le testimonianze di beneficiari e nuove idee nate dal basso. Proposte da voi, per il miglioramento del nostro Paese. E siamo certi che insieme riusciremo a cambiare le cose!