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Caos Ricariche ADI? Tutta colpa della chiusura del saldo online

Il caos sulle ricariche ADI, scoppiato con il primo rinnovo di agosto, era del tutto evitabile. Sarebbe bastato mantenere disponibile il saldo online. Ecco perché.

di Redazione
18 Agosto 2025
in Assegno di Inclusione
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Negli ultimi giorni, il caos attorno alle ricariche ADI ha raggiunto livelli paradossali. Code alle Poste, utenti confusi tra vecchie e nuove carte, doppi accrediti misteriosi, carte bloccate senza preavviso: un film già visto – o meglio, un disservizio annunciato – che questa volta era non solo prevedibile, ma perfettamente evitabile. Il colpevole? Non solo la gestione a dir poco approssimativa del rinnovo ADI da parte di INPS e Poste Italiane. Il vero errore di fondo – su cui nessuno sembra voler mettere l’accento – è la chiusura del servizio di visualizzazione del saldo online dell’Assegno di Inclusione da parte del Ministero del Lavoro. Ecco qui sotto i dettagli.

Sommario

Toggle
  • Addio al saldo ADI: una scelta sorprendente (ma a svantaggio dei cittadini)
  • La tempesta perfetta: rinnovo e doppie carte (senza certezze)
  • Cosa sarebbe successo con il saldo ADI accessibile
  • Le ragioni del caos ADI

Addio al saldo ADI: una scelta sorprendente (ma a svantaggio dei cittadini)

Fino a qualche mese fa, ogni beneficiario dell’ADI poteva controllare gratuitamente il saldo e i movimenti dal portale web, tramite l’area personale INPS o l’app dedicata, oppure accedendo a MIA App. Un servizio ritenuto banale, ma che nel caso delle carte di welfare italiane è stato vietato per ragioni di efficienza e sicurezza, secondo la motivazione ufficiale. Il risultato, però, è stato tutto tranne che efficiente: i cittadini non sono più in grado di sapere in tempo reale se e quanto gli è stato accreditato, su quale carta e con che tempistica. In pratica, se vuoi sapere a che punto sei, devi prendere la tua carta ADI e andare fisicamente a uno sportello ATM o alle Poste. E tutto questo nel 2025, in un’Italia che si dice digitale e al passo con i tempi.

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Developer: Lazycat Solutions
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La tempesta perfetta: rinnovo e doppie carte (senza certezze)

Leggi anche  ADI e mancata presentazione all'agenzia per il lavoro: cosa succede?
Il primo rinnovo dell’Assegno di Inclusione era già complesso di suo. Migliaia di famiglie aspettavano la ricarica di agosto e anche l’extra legato al mese di sospensione. L’INPS aveva dato indicazioni, poi cambiate, sulle carte da usare, con la coesistenza di vecchie e nuove. E così il sistema di accredito ADI è andato in palla: alcune ricariche sono finite solo sulla nuova carta, altre su entrambe, altre ancora restano “congelate” per giorni senza spiegazione. Il risultato? Cittadini costretti a testare uno sportello dopo l’altro, magari dopo chilometri di autobus, solo per sapere se i soldi sono arrivati. Un disservizio grottesco che, se il saldo online fosse rimasto attivo, si sarebbe ridotto a…zero.

Cosa sarebbe successo con il saldo ADI accessibile

Sorge allora una domanda semplice: quante file in meno ci sarebbero state alle Poste se i cittadini avessero potuto controllare saldo e movimenti dallo smartphone? Quanti avrebbero usato (giustamente) solo la carta riportante la ricarica reale, invece di rischiare doppie spese, sospensioni o addirittura obblighi di restituzione? Quanti problemi organizzativi sarebbero stati schivati senza costringere i più deboli – spesso anziani o disabili – a spostamenti stressanti per chiedere informazioni banali?

Il Ministero ha mai pensato, anche solo per un attimo, che l’accesso digitale al saldo non è “un gadget”, ma il minimo sindacale dei diritti per chi riceve un sussidio vitale come l’ADI? Anzi, uno strumento di trasparenza e responsabilizzazione, sia per chi usa la carta, sia per chi la gestisce.

Invece, ancora una volta, è la cultura della burocrazia (e del sospetto verso i poveri) a prevalere: non ti informo, non ti do strumenti, ti costringo ad affidarti al passaparola o, quando va male, alle “misteriose” comunicazioni telefoniche o agli impiegati delle Poste, che spesso ne sanno meno dell’utente.


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Le ragioni del caos ADI

In conclusione, è evidente che il caos di questi giorni non dipende solo da una malagestione tecnica. È il prodotto diretto di una scelta miope, che ha reso meno trasparente, meno accessibile e più costoso (in termini di tempo e dignità) l’accesso all’ADI.

Se il saldo fosse stato ancora visibile online, non ci sarebbero state file infinite né caos diffuso. I cittadini si sarebbero potuti affidare ai dati – e non alle chiacchiere. Insomma, se davvero l’obiettivo è essere al servizio delle famiglie in difficoltà, la prima cosa da fare (subito) è riattivare un servizio digitale efficiente e garantire il diritto di sapere, in ogni momento, dove sono finiti i propri soldi. Il pasticcio ADI è stato (anche) una scelta politica: ora che ne vediamo le conseguenze, sarebbe il caso di cambiare rotta. Sul serio.

E mentre attendiamo che il Governo torni sui suoi passi, vi suggeriamo di firmare qui la petizione per il ripristino del saldo ADI. Perché ogni firma fa la differenza. E insieme possiamo farci finalmente sentire.

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Tags: assegno di inclusionericariche adisaldo adi
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