Convivenza prematrimoniale e assegno divorzile l’assegno è più alto se il matrimonio è preceduto da una convivenza.
Lo ha stabilito la sentenza n. 35285 della Cassazione. Un ulteriore passo di riconoscimento verso le famiglie di fatto.
Convivenza prematrimoniale e assegno divorzile: una svolta
La sentenza rappresenta un punto di svolta, poiché è la riprova del riconoscimento delle famiglie di fatto, e di come la semplice convivenza sia equiparata in buona sostanza a un legame matrimoniale.
Dal momento che sempre più coppie decidono di fare ricorso alla convivenza prematrimoniale, alcune per brevi altri per lunghi periodi, la legge non poteva più continuare coi suoi silenzi in materia. Era necessario un intervento del legislatore che definisse una volta per tutte il rapporto tra due persone conviventi che hanno uno stabile legame affettivo.
Ebbene, in questo caso, è lampante come la Cassazione, con la sua decisione, abbia voluto equiparare il rapporto di una coppia di conviventi a quello che intercorre tra marito e moglie.
Di conseguenza, dato che nell’assegno di divorzio viene calcolata anche la durata del matrimonio, adesso verrà conteggiata anche la durata della convivenza prematrimoniale, come se questa fosse un “prolungamento” del matrimonio vero e proprio.
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Ma come viene valutato l’assegno di divorzio?
Calcolo dell’assegno di divorzio
Per calcolare l’importo dell’assegno di divorzio, il giudice tiene conto di diversi fattori:
- la durata del matrimonio;
- ora, anche la durata della convivenza prematrimoniale;
- il contributo che ciascun partner ha apportato alla vita familiare e alla formazione del patrimonio comune;
- le rinunce personali e professionali fatte in favore della famiglia (ad esempio, se in accordo con la moglie, quest’ultima ha deciso di rinunciare alla carriera, tale rinuncia verrà a essere oggetto di calcolo nell’assegno di divorzio).
Certamente, obiettivo dell’ultimo punto è quello di garantire una vita equamente dignitosa a chi dei due partner ha deciso di sacrificare la carriera per prendersi cura del focolare.
Infatti, è ovvio come una tale scelta, basata sul comune accordo dei due coniugi, vada poi ad inficiare l’indipendenza economica del partner che ha sacrificato la carriera. Per questo motivo, la parte debole va tutelata tramite appunto un calcolo dell’assegno divorzile che sia da “ristoro” alle scelte fatte, e che possa garantire al partner una vita ugualmente dignitosa anche dopo che il rapporto matrimoniale si è interrotto.
Perché la Cassazione ha equiparato al matrimonio la convivenza prematrimoniale
Per la Cassazione, la vita prematrimoniale comporta una serie di fattori simili in tutto e per tutto alla vita matrimoniale vera e propria.
Dalle scelte condivise, ai sacrifici reciproci, fino ad arrivare ai compiti e agli apporti dati da ciascuno dei due conviventi all’interno della convivenza, siamo sotto ogni aspetto di fronte a un rapporto che ha del matrimonio tutti i connotati.
Per tali ragioni, tenuto conto dell’evoluzione dei tempi, dei cambiamenti nella società, e del mutamento nel concetto di famiglia intesa in modo tradizionale, la convivenza prematrimoniale non poteva che essere equiparata al matrimonio.
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