Con la crescente richiesta di docenti di sostegno nelle scuole italiane, i corsi INDIRE sostegno promossi dall’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa sono una novità del panorama educativo del 2025. Pensati per chi ha già maturato tre anni di esperienza su posto di sostegno, questi corsi si inseriscono come alternativa rapida e specifica ai percorsi TFA, tradizionalmente necessari per la specializzazione.
Come funzionano i corsi INDIRE sostegno
I corsi INDIRE sono riservati ai docenti con almeno tre anni di servizio su posto di sostegno negli ultimi cinque anni, requisito che ne limita l’accesso ai professionisti con esperienza. L’obiettivo è fornire 30 crediti formativi universitari (CFU) in un percorso formativo accelerato, che permette di acquisire competenze mirate sulle principali disabilità, comprese quelle sensoriali e cognitive.
Rispetto al tradizionale TFA, i corsi INDIRE hanno un approccio più snello e specifico, con l’intento di rispondere in tempi brevi alla crescente domanda di docenti specializzati. Concluso il percorso, previsto entro dicembre 2025, i partecipanti avranno la possibilità di entrare nelle graduatorie per il sostegno, avvicinando l’obiettivo di una stabilizzazione graduale a partire dal 2025.
Un’opportunità per scalare le graduatorie: chi trarrà vantaggio?
Uno degli elementi che rende questi corsi particolarmente appetibili è la possibilità per i docenti di scalare le graduatorie. Essendo un percorso esclusivo per chi ha già esperienza nel sostegno, il corso permette di accumulare punteggio e ottenere una posizione più vantaggiosa nelle graduatorie GPS, agevolando l’accesso a incarichi di lungo periodo e, in molti casi, all’assunzione diretta.
Questa dinamica crea però un divario rispetto al TFA, percorso tradizionale di specializzazione sul sostegno, che comporta selezioni rigorose e un impegno maggiore. Gli insegnanti che scelgono il TFA devono infatti affrontare un percorso annuale di lezioni in presenza, laboratori, e un tirocinio intensivo di 150 ore nelle scuole, oltre a superare prove selettive (preselettiva, scritta e orale) per accedere. L’investimento di tempo e denaro per completare il TFA è quindi significativo e, per molti, superiore a quello richiesto dai corsi INDIRE.
La polemica: una “scorciatoia” che penalizza chi ha scelto il TFA?
La scelta di introdurre questi corsi INDIRE ha suscitato perplessità nel mondo della scuola, dove alcuni vedono questa opzione come una “scorciatoia” che rischia di svalutare la qualità della formazione. Chi ha investito nel percorso TFA può infatti sentirsi penalizzato, poiché gli insegnanti formati tramite INDIRE avranno accesso più rapido a punteggi utili per le graduatorie, pur avendo seguito una preparazione meno intensiva. Questo solleva la questione di equità rispetto al TFA, percorso che richiede un impegno elevato ma offre una formazione più completa.
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Nonostante queste critiche, la scelta del Ministero dell’Istruzione è stata dettata dall’urgenza: con oltre 338.000 studenti con disabilità nelle scuole italiane e una carenza di docenti qualificati, la formazione di nuovi insegnanti specializzati è una priorità. Tuttavia, la sfida sarà riuscire a garantire che il percorso INDIRE, seppur breve, mantenga un livello di qualità elevato per rispondere adeguatamente alle esigenze degli alunni più fragili.
I corsi INDIRE sostegno rappresentano una scelta pragmatica per rispondere rapidamente alla necessità di nuovi docenti specializzati. Mentre questa via sembra favorire la scalata delle graduatorie per chi ha esperienza, solleva questioni sulla parità di trattamento e sulla qualità della formazione rispetto al percorso tradizionale del TFA. La sfida principale sarà mantenere un equilibrio tra l’efficacia della formazione e il rispetto per chi ha intrapreso il più complesso, ma consolidato, percorso universitario.