Domicilio o residenza? Spesso ci è sicuramente capitato di sentire queste due accezioni e di avere dubbi a riguardo, specialmente quando ci troviamo di fronte a pratiche burocratiche da compilare.
Oggi analizzeremo la differenza tra domicilio e residenza, in modo da non avere più dubbi in merito.
Domicilio o residenza? L’importanza della distinzione
Saper correttamente distinguere domicilio e residenza è importante in special modo in materia di notificazioni e atti amministrativi. Infatti, notifiche di atti giuridici nei nostri confronti (messe in mora, atti giudiziari, cartelle esattoriali) vanno notificate solitamente nel luogo in cui si ha domicilio. E’ dunque fondamentale sapere indicare il corretto indirizzo, così da poter ricevere correttamente le notifiche.
Domicilio o residenza? Le differenze giuridiche
Domicilio e residenza, molto spesso, non differiscono tra loro. Generalmente, la maggior parte delle persone ha domicilio nel luogo in cui ha residenza e viceversa. Ma in alcune situazioni non sempre il domicilio coincide con la residenza. Si pensi all’ipotesi di studenti o lavoratori pendolari.
Per definizione giuridica, il domicilio è la sede in cui la persona “ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi”. E’ proprio questa definizione di “affari ed interessi” a rappresentare spesso fonte di confusione, persino tra gli “esperti”.
Secondo alcuni giuristi, infatti, il domicilio non può che ricondursi semplicemente alla sede in cui la persona ha i propri affari, mentre la residenza è quella della “dimora abituale”. La maggior parte degli esperti, però, sostiene che non vi sia una differenza sostanziale, dato che per “interessi” non si intende solamente quelli relativi al lavoro ma anche quelli affettivi, sociali, relazionali etc. Oramai la prima ipotesi si intende superata, e il domicilio è venuto sempre più a coincidere con l’accezione di luogo in cui la persona svolge i propri interessi, non solo di natura lavorativa ma anche sociale. Resta tuttavia fondamentale distinguere domicilio e residenza ai fini previdenziali. fiscali, anagrafici e dei diritti politici (come il voto).
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Esempio 1: sono un pendolare che, per motivi lavorativi, si trova lontano da casa per la maggior parte del tempo. Ho dunque preso in affitto un appartamento in cui trascorrere i giorni feriali, facendo rientro solo nei fine settimana. In questo caso, il domicilio sarà laddove appunto ho trasferito la sede dei miei “affari ed interessi”, la residenza resterà invece la medesima, ovvero quella della mia dimora abituale e in cui faccio ritorno dopo la settimana lavorativa.
Esempio 2: lavoro nella mia città. In questo caso, domicilio e residenza non possono che coincidere, dal momento che vivo in un solo comune e lì ho sede continuativamente senza spostamenti.
Residenza: un concetto indispensabile per i diritti
Chi lavora o studia fuori, può indubbiamente avere domicilio nel Comune in cui trascorre la maggior parte del tempo, ma mantenere la residenza nel suo Comune di origine.
La residenza infatti è strettamente legata all’iscrizione anagrafica del luogo in cui si ha residenza. Questa concerne in larga parte la vita “cittadina”. Infatti, è nel luogo di residenza che, ad esempio:
- si elegge il medico di famiglia
- si effettuano le pubblicazioni di matrimonio
- si vota
- si presentano certificati anagrafici
- etc.
Domicilio eletto
Avrete senz’altro sentito parlare, infine, del “domicilio eletto”. Si può eleggere domicilio quando vogliamo che determinate notificazioni vengano consegnate presso quel domicilio determinato. Il caso particolare è quello, ad esempio, del cliente che elegge domicilio presso l’avvocato che lo assiste. Il domicilio “eletto” è dunque un domicilio diverso da quello abituale, che noi “eleggiamo” eccezionalmente quando vogliamo che vengano indirizzati lì tutti gli atti e le notificazioni che ci riguardano.
Possiamo eleggere più domicili, mentre di residenza ce n’è solo una. Questa rappresenta un’altra fondamentale differenza, infatti, tra domicilio e residenza.