Con l’approvazione del Decreto Milleproroghe, l’entrata in vigore dell’esenzione IVA per il Terzo Settore è stata posticipata al 1° gennaio 2026. Si tratta di un tema di grande rilevanza per il mondo degli enti del Terzo Settore (ETS), che include associazioni, fondazioni e altre organizzazioni no-profit impegnate in ambiti come il sociale, la cultura, la salute e l’ambiente. Questo rinvio offre più tempo agli enti e ai professionisti fiscali per adeguarsi ai cambiamenti normativi, ma solleva anche interrogativi sulle implicazioni pratiche di questa riforma.
Esenzione IVA per il Terzo settore: la riforma
La riforma del Terzo Settore, avviata con il Decreto Legislativo n. 117/2017 (Codice del Terzo Settore), ha introdotto una serie di novità per regolamentare e valorizzare le attività svolte dagli enti no-profit. Tra queste, l’articolo 89 del Codice prevede un regime di esenzione IVA per le prestazioni effettuate dagli ETS in determinate condizioni, con l’obiettivo di ridurre i costi amministrativi e fiscali per queste organizzazioni.
Tuttavia, l’applicazione pratica di questa misura ha incontrato numerosi ostacoli, tra cui la necessità di coordinamento con la normativa comunitaria in materia di IVA. La Commissione Europea, infatti, vigila sull’applicazione delle regole fiscali per garantire la coerenza con la Direttiva IVA (2006/112/CE).
Rinviata al 2026 l’entrata in vigore
Inizialmente prevista per il 2024, l’entrata in vigore dell’esenzione è stata posticipata al 2026 grazie a una disposizione inserita nel Decreto Milleproroghe. La decisione di rinviare questa misura è motivata da diverse ragioni, tra cui l’adeguamento normativo e la formazione e preparazione degli enti.
Infatti, molti ETS necessitano di supporto per adeguare i propri processi interni e comprendere appieno gli effetti della riforma, questo anno di “rodaggio” sarà utile proprio a questo.
Inoltre, la proroga porta anche alla riduzione del rischio di contenziosi: con il rinvio si eviteranno interpretazioni contrastanti della normativa, che potrebbero generare conflitti legali.
Le implicazioni per gli enti del Terzo Settore
Il rinvio al 2026 comporta vantaggi e sfide per gli ETS. Da un lato, si concede più tempo per la transizione e per risolvere eventuali problematiche burocratiche. Dall’altro lato, gli enti devono continuare a operare secondo il regime fiscale attuale, che in alcuni casi può risultare meno vantaggioso rispetto al regime di esenzione previsto.
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I vantaggi saranno:
- maggiore tempo per comprendere e implementare correttamente la normativa.
- possibilità di formare il personale amministrativo e adeguare i sistemi contabili.
- opportunità di avviare un dialogo più approfondito con le istituzioni per chiarire dubbi.
Tuttavia, per contro, potrebbero essere presenti anche degli svantaggi del rinvio, come:
ritardo nei benefici economici previsti dall’esenzione IVA.
- persistenza di costi amministrativi legati al regime IVA attuale.
- incertezza normativa, che potrebbe influire sulla pianificazione strategica degli enti.
Il rinvio dell’esenzione IVA al 2026 rappresenta un’opportunità per perfezionare l’attuazione della riforma del Terzo Settore, garantendo maggiore chiarezza e coerenza con il quadro normativo europeo. Tuttavia, è fondamentale che le istituzioni utilizzino questo tempo in modo efficace, fornendo supporto e indicazioni chiare agli ETS per facilitare la transizione.
Gli enti del Terzo Settore, dal canto loro, dovrebbero approfittare di questo periodo per approfondire la normativa, formare il proprio personale e riorganizzare i processi interni, in modo da essere pronti quando la misura entrerà definitivamente in vigore. La collaborazione tra istituzioni, professionisti fiscali e ETS sarà cruciale per garantire il successo di questa importante riforma.