Il licenziamento giusta causa è un’eventualità in grado di interrompere bruscamente ogni forma di rapporto lavorativo. Ritenuto “grave”, il licenziamento disciplinare per giusta causa ha la particolarità di non richiedere nessun preavviso, in quanto si basa sul principio che non ci siano più motivazioni valide far potere proseguire il rapporto tra titolare e dipendente.
Quali sono i motivi per un licenziamento giusta causa?
Le motivazioni principali che possono portare un titolare a un licenziamento in tronco per giusta causa sono le più disparate. Queste sono da ritenersi atti gravi, i quali minano il rapporto di fiducia tra il dipendente e l’azienda:
- diffamazione dell’azienda o dei suoi prodotti;
- violazione del patto di non concorrenza;
- dichiarazione falsa di malattia o infortunio;
- uso illegittimo dei permessi per ex legge n. 104/92;
- minacce a colleghi o datore di lavoro;
- insubordinazione nei confronti di un superiore;
- danneggiamento o furto dei beni aziendali.
Come licenziare un dipendente per comportamento scorretto?
Ogni dipendente è tenuto a rispettare specifici doveri, pena la fine del rapporto lavorativo. Ciò vale per ogni tipologia di contratto, anche per il tempo indeterminato. Il titolare di un’azienda ha la possibilità di licenziare per giusta causa un dipendente, qualora si verificassero delle gravi irregolarità. In base alla gravità della trasgressione, il datore di lavoro può comminare:
- un rimprovero verbale;
- lettera di ammonizione;
- multa di 4 ore scalate dalla busta paga;
- sospensione fino a 10 giorni non retribuiti;
- trasferimento in altra sede o reparto;
- licenziamento per giusta causa.
In questo caso, il licenziamento può essere definito in tronco, poiché fonda le sue motivazioni su eventi straordinari e non prevedibili da nessuna delle parti. La natura di questa scelta è dunque improvvisa ed è caratterizzata dall’assenza di tempi di preavviso: se c’è giusta causa, la data di interruzione del rapporto lavorativo coincide con la comunicazione del licenziamento disciplinare per giusta causa.
Chi viene licenziato per motivi disciplinari ha diritto alla NASPI?
Una volta ricevuta la fatidica lettera, sorge spontanea la domanda “cosa comporta il licenziamento per motivi disciplinari?” e ci si domanda se si ha ancora diritto agli indennizzi per chi ha perso il lavoro, in particolare la NASPI. Quest’ultima spetta a tutte le persone che si trovano in uno stato di disoccupazione involontaria, con i seguenti requisiti:
- il lavoro è stato perso in maniera involontaria, dunque non devono essere state fatte dimissioni spontanee o risoluzioni consensuali del contratto di lavoro;
- devono essere registrati i versamenti di contributi all’INPS per almeno 13 settimane nei 4 anni precedenti alla conclusione del rapporto di lavoro;
- bisogna aver svolto almeno 30 giornate lavorative negli ultimi 12 mesi precedenti al licenziamento.
Dunque, la NASPI spetta anche a chi ha subito un licenziamento in tronco per giusta causa. Inoltre, l’ex dipendente avrà diritto al Trattamento di Fine Rapporto TFR.
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Licenziamento per reati commessi nella vita privata: è giusta causa?
Un titolare può licenziare per giusta causa un dipendente per fatti avvenuti sul posto di lavoro, ma spesso la motivazione risiede al di fuori dell’azienda. Le condotte che portano al licenziamento in tronco possono essere totalmente esterne al contesto e agli orari lavorativi e riguardare esclusivamente la vita privata del dipendente.
Ad esempio, commettere reati penali può essere ritenuta una valida motivazione per procedere al licenziamento per giusta causa. Ciò è giustificato dal fatto che, tali comportamenti, minano il rapporto di fiducia tra titolare e dipendente, alla base di ogni forma di prestazione lavorativa.