Nomadi digitali, chi sono e come riescono ad essere liberi dall’ufficio e a lavorare in tutto il mondo? Quali sono i lavori che consentono di fare questa scelta senza dover richiedere il permesso per le ferie o per malattia? Ecco come diventare nomade digitale e quali sono i pro e i contro di questa soluzione per la carriera.
Che lavoro fanno i nomadi digitali
I nomadi digitali sono professionisti che possono lavorare in diversi ambiti. Infatti, non c’è una sola definizione di nomade digitale e attualmente non c’è in Italia una legislazione per riconoscere giuridicamente questi lavoratori.
Si possono considerare nomadi digitali i lavoratori che hanno bisogno solo di un portatile per lavorare. In questo caso la professione si svolge da remoto, collegandosi a siti o a servizi dei clienti. I settori di riferimento sono:
- comunicazione digitale. Copywriting, content writing, traduzione, ma anche content creation (inteso come realizzazione di contenuti non di testo);
- informatica e IT. Parliamo di sistemi informatici avanzati e complessi, per cui serve un tecnico esperto da remoto in grado di programmare, progettare e gestire le piattaforme per conto delle aziende;
- grafica e design. Creazione di immagini, contenuti grafici, packaging e grafica complessa fino al gaming e al character design;
- e-commerce. il professionista può agire in dropshipping – cioè gestendo gli ordini – oppure realizzare un proprio negozio online. In questi casi ci sono due tipi di tassazione diversi:
- chi opera in dropshipping apre la partita Iva e può iniziare a lavorare anche in regimi agevolati;
- chi apre un e-commerce opera con partita Iva come se fosse un negozio fisico, quindi è necessario capire a monte quanti saranno i ricavi all’anno. Così si potrà decidere con il commercialista se è il caso di aprire la partita Iva in regime ordinario, oppure se si possono evitare i costi salati almeno all’inizio con un regime forfettario.
Come paga le tasse un nomade digitale? I nomadi digitali possono seguire una di queste due strade:
- impostare un Paese di residenza e seguire le leggi relative alle tasse relative al Paese di residenza. Per esempio, il nomade digitale che lavora in tutto il mondo, ma ha la partita Iva registrata in Italia paga le tasse nel nostro Paese. Vale anche per chi ha la residenza fiscale registrata in Italia. Per residenza fiscale si intende la residenza in un luogo per almeno 184 giorni all’anno;
- utilizzare la provenienza del denaro rendicontato. Se gran parte del denaro arriva da un certo Paese – l’Italia, per esempio – in assenza di altri riferimenti i nomadi digitali pagano le tasse secondo le leggi italiane.
Queste due modalità sono un riferimento per evitare di pagare le tasse con cambiamenti continui di leggi in base alla zona dove si sta lavorando in quel momento. In più, consente di ottenere una tassazione più favorevole da scegliere in base al lavoro svolto.
Le normative internazionali sconsigliano di spostare la propria attività da nomadi digitali in Paesi considerati in black list per le questioni fiscali. Parliamo di:
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- Alderney;
- Andorra;
- Antigua e Barbuda;
- Antille Olandesi;
- Aruba;
- Bahama;
- Bahrein;
- Barbados;
- Belize;
- Bermuda;
- Brunei;
- Costa Rica;
- Dominica;
- Emirati Arabi Uniti;
- Ecuador;
- Filippine;
- Gibilterra;
- Gibuti:
- Grenada;
- Guernsey;
- Hong Kong;
- Isola di Man;
- Isole Cayman;
- Isola Cook;
- Isole Marshall;
- Isole Vergini Britanniche;
- Jersey;
- Libano; Liberia;
- Liechtenstein;
- Macao;
- Malaysia;
- Maldive;
- Mauritius;
- Monserrat;
- Nauru;
- Niue;
- Oman;
- Panama;
- Polinesia Francese;
- Principato di Monaco;
- Sark;
- Seicelle;
- Singapore;
- Saint Kitts e Nevis;
- Saint Lucia;
- Saint Vincent e Grenadine;
- Svizzera;
- Taiwan;
- Tonga;
- Turks e Caicos Tuvalu;
- Uruguay;
- Vanuatu;
- Samoa.
Per poter lavorare all’estero come nomade digitale è necessario:
- iscriversi all’AIRE, cioè all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, indicando il Paese di residenza fiscale, come spiegato in un articolo del Ministero degli Esteri;
- indicare il domicilio all’estero. Seguendo l’ex art. 43 del Codice Civile, si inserisce il Paese dove l’interessato ha maggiori interessi o gestisce i suoi affari, se non ha un indirizzo di riferimento;
- specificare la residenza all’estero. Si segue lo stesso articolo del Codice Civile, ma serve anche risiedere stabilmente per almeno 184 giorni all’anno nel Paese dove si intende spostare la residenza. Se non si arriva a questo periodo di tempo, la residenza resta in Italia con la tassazione che ne consegue in base all’articolo 3 del TUIR.
Una volta risolte le questioni fiscali, i nomadi digitali possono lavorare in tutto il mondo e devono ricordarsi solo di presentare la dichiarazione dei redditi con la conservazione di fatture e altri documenti utili ad attestare entrate e uscite.
Quanto guadagnano i nomadi digitali
I nomadi digitali hanno guadagni estremamente variabili, come tutti i liberi professionisti e gli autonomi. Infatti, molto dipende dalle loro capacità di lavoro, dalle competenze acquisite nel tempo e da quanto è richiesta la loro professione.
Alcuni nomadi digitali riescono a guadagnare fino a 70 mila euro all’anno, ma c’è anche chi ha la somma di uno stipendio medio, alla quale però deve sottrarre le tasse.
Come fare il nomade digitale e come vive
Le recenti indagini da parte delle associazioni di categoria mostrano un quadro chiaro del nomade digitale:
- il 48,3% ha figli minori;
- il 58,8% convive o è sposato;
- non ci sono limiti di età, quindi non solo il giovane single è nomade digitale;
- nel mondo si stimano circa 800 mila nomadi digitali italiani.
Come iniziare come nomade digitale? Per partire con il piede giusto è importante:
- verificare quali sono le competenze richieste dal mercato, per capire quali sono le opportunità di lavoro anche all’estero;
- avere un’ottima base di partenza per i supporti informatici, che sono il primo strumento di lavoro;
- cambiare approccio rispetto al dipendente. Infatti, chi lavora come nomade digitale non ha vincoli di orario, ma di risultato;
- pianificare in anticipo i cambi di sede e i Paesi di riferimento, anche per questioni di budget;
- verificare se ci sono norme estere che consentono residenze temporanee per nomadi digitali e tenere sempre i documenti ben in ordine in caso di controlli.
Essere nomade digitale non è un lavoro, ma è uno stile di vita. Chiunque può farlo, ma non tutti sono in grado per modalità, competenze e tipo di lavoro. Avere una mentalità aperta è un primo passo.