Si allunga l’ombra dei dazi sull’Italia. Per questo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, con una certa lungimiranza, ha deciso di riunire i ‘big’ delle istituzioni economiche italiane, compresa Confindustria e Coldiretti. L’imperativo è tutelare il Paese da eventuali decisioni scellerate di Trump, puntando in maniera preventiva su nuove rotte per il nostro Made In Italy. Si guarda quindi all’America Latina e all’Asia, e in particolare a India, Indonesia e Vietnam, dove i margini di crescita per le esportazioni sono ancora molto ampi. Il rischio, però, è che il primo ministro Meloni decida di sfruttare gli ottimi rapporti con Trump per strappare un accordo separato con l’amministrazione americana. Mentre sarebbe molto più conveniente, come sottolinea anche l’ex premier Mario Monti, lasciare che sia l’Europa a occuparsi di questo braccio di ferro. Vediamo qui sotto tutti i dettagli.
L’Italia risponde ai dazi, le mosse di Tajani e Meloni
Antonio Tajani ha deciso. Non ha intenzione di attendere i dazi di Washington, ma preferisce anticipare eventuali sorprese studiando un piano concreto per il prossimo futuro. Per questo il ministro degli Esteri ha riunito i ‘big’ del settore produttivo italiano – Ice, Sace, Simest, ma anche le principali associazioni di categoria, da Confindustria e Coldiretti – attorno a un tavolo. “Il Governo è dalla parte delle nostre imprese”, ha dichiarato, “sono certo che il legame di amicizia che lega Italia e Stati Uniti ci consentirà di rafforzare il dialogo anche in materia di politica commerciale”.
Ma siccome è meglio non fidarsi troppo, e dato che gli Usa restano il primo partner commerciale extra-Ue dell’Italia, l’idea è di sondare tutte le possibilità in maniera preventiva. Insomma, conviene diversificare il nostro export, sopratutto in direzione del Mercosur (Mercato comune del Sudamerica), ma anche di Asia, Balcani e Paesi del Golfo. Essenziali saranno anche i rapporti con India, Indonesia e Vietnam, dove il Made in Italy ha ancora ampissimi margini di crescita.Nel frattempo, mentre Tajani invita alla collaborazione interna e con l’Europa, la presidente Meloni si sta muovendo di testa sua. È volata all’inaugurazione di Trump per cementare il rapporto con il tycoon (mossa molto simile a una sottomissione), e poi in Arabia Saudita per stringere nuovi accordi commerciali con il ricco Paese del Golfo. Eppure gli esperti temono che stabilire linee di comunicazioni esclusive, senza passare attraverso l’Europa, sia un rischio che all’Italia non conviene correre.
Il ruolo fondamentale dell’Europa
A dirsi molto turbato è soprattutto Mario Monti, ex capo di Governo nonché ex commissario Ue. “Lo so, Trump fa paura”, sostiene il professore, “ma l’Europa non deve annichilirsi alla stessa maniera: abbiamo tutta la capacità di pensiero e la consapevolezza politica per non essere un fuscello e tenere la schiena dritta”. “L’importante”, aggiunge poi, “è che non cadiamo nella trappola che Trump vuole tenderci, quella di condurre i negoziati commerciali Paese per Paese, perché la competenza è di Bruxelles”. Uniti si vince, insomma, perché il braccio di ferro con l’America si preannuncia molto al di sopra delle capacità di un singolo Paese.
“Se uno Stato membro intendesse farsi forte”, spiega inoltre Monti, “di qualche particolare amicizia a Washington per ottenere trattamenti di favore, commetterebbe una violazione dei trattati e la Commissione dovrebbe adottare una procedura d’infrazione”. La pensa allo stesso modo anche Antonio Tajani, che davanti al Consiglio Affari Esteri dell’Ue ha ribadito che la strada da seguire è quella di un’Europa compatta e decisa a difendere le sue imprese. Se gli Usa alzeranno barriere, spiega il ministro, Roma chiederà una reazione coordinata.
Scarica la nostra app e risparmia con i bonus attivi in Italia:
Bene quindi sondare nuovi mercati per l’export italiano, rendendosi meno dipendenti dall’America. Ma stringere accordi preferenziali con Trump è un altro discorso. L’unione economica dei Paesi europei può fare molto, molto di più per l’Italia di quanto non possa da sola Giorgia Meloni. E sarebbe bene che tutto il Governo lo capisse al più presto.