Quanto guadagnano i Parlamentari italiani
Tra ipotesi, proteste, pressioni dell’opinione pubblica, negli ultimi anni si è fatto un gran parlare di riduzione degli stipendi dei Parlamentari. Ma alla prova dei fatti si è concluso molto poco, e i guadagni di chi siede alla Camera e al Senato, come vedremo adesso, rimangono stellari. Soprattutto se confrontati con lo stipendio medio di un lavoratore dipendente. Per non parlare degli autonomi e dei precari.
Un piccolo spiraglio si è visto soltanto di recente. Quando è passata la misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, cioè il blocco dell’adeguamento dell’indennità parlamentare. In pratica è stata approvata “la proroga, fino al 31 dicembre 2025, del blocco dell’adeguamento dell’indennità parlamentare, in vigore dal 2007; senza la proroga di queste misure, la spesa per il 2025 avrebbe registrato un incremento pari a 29,4 milioni di euro”. Ma è da capire se il Governo deciderà di riconfermare la misura quando andrà in scadenza.
In più, c’è una cattiva notizia. l’Ufficio di presidenza della Camera ha stabilito che dal 1° gennaio 2024, ai presidenti dei gruppi parlamentari a Montecitorio, spetterà un’indennità aggiuntiva di 1269,34 euro netti al mese (anche se non sarà consentito il cumulo di più indennità d’ufficio). Quindi altro denaro che esce dalle casse dello Stato e va ad arricchire i Parlamentari.
Lo stipendio di deputati e senatori
Scopriamo nel dettaglio quanto guadagnano i parlamentari. Al momento, i deputati italiani hanno diritto a un’indennità netta di 5.000 euro al mese, cui si aggiunge la diaria di 3.503,11 e un rimborso per le spese di mandato che vale 3.690 euro. Ma non è finita. A questo stipendio già altissimo si aggiungono: 1.200 euro all’anno di rimborsi telefonici; da 3.323,70 euro a 3.995,10 euro, ogni tre mesi, per i trasporti. Facendo una rapida somma possiamo quindi dire che un deputato porta a casa uno stipendio di 13.971,35 euro.
E va anche meglio ai senatori. Per loro l’indennità mensile netta sale a 5.304,89 euro, più la diaria di 3.500 euro a cui si somma un rimborso per le spese di mandato pari a 4.180 euro. E infine 1.650 euro al mese come rimborsi forfettari per le spese telefoniche e i trasporti. Quindi i senatori italiani arrivano a incassare uno stipendio di 14.634,89 euro mensili.
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È evidente anche ai meno esperti che queste cifre sono uno schiaffo al cittadino medio. Anche perché, come sappiamo, spesso senatori e deputati si fanno notare più per la percentuale (altissima) di assenze in aula che per un lavoro efficiente al servizio degli italiani. Come se non bastasse, i Parlamentari hanno anche diritto a un assegno di fine mandato, pari all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità, moltiplicato per il numero di anni di mandato effettivo.
E se facciamo un confronto con gli stipendi dei parlamentari nel resto d’Europa, i dati italiani diventano ancora più vergognosi. Secondo uno studio inglese, il costo annuo per un singolo parlamentare italiano è di circa 120.500 sterline. I colleghi inglesi prendono invece 66.000 sterline, praticamente la metà. E ancora meno prendono i politici francesi e tedeschi. Mentre i parlamentari spagnoli guadagno sei volte meno dei nostri che siedono a Montecitorio. Un divario che sarebbe comprensibile, forse, se solo i nostri politici dimostrassero di essere qualitativamente (e moralmente) superiori rispetto ai colleghi del resto d’Europa. Ma non ci sembra questo il caso.
Le proposte di diminuzione degli stipendi
Nella prima legislatura in cui ha avuto una rappresentanza parlamentare, il Movimento 5 Stelle ha tentato di presentare una proposta di legge per dimezzare (quantomeno) le indennità dei parlamentari. Dato che sono le voci di spesa che pesano maggiormente sul bilancio finale. Un tentativo di taglio degli stipendi, per senatori e deputati, è arrivato anche nel 2011 sotto il Governo presieduto da Mario Monti. All’epoca il premier incaricò una Commissione per il livellamento delle retribuzioni delle cariche pubbliche sulla media europea. Ma anche in quel caso, dopo qualche mese di sforzi non se ne fece nulla.
Lo stesso vale per i tentativi del Governo Renzi. La riforma costituzionale dell’attuale leader di Italia Viva, proponeva all’epoca l’eliminazione totale dell’indennità per i senatori. Tuttavia, un documento che sta circolando adesso in Parlamento insiste sulla necessità di concludere “il processo di armonizzazione delle discipline relative al trattamento giuridico ed economico dei senatori e dei deputati in vista della creazione dello status unico dei parlamentari”. Che tradotto significa salvare stipendi e rimborsi dei Parlamentari, senza modifiche di alcun tipo.
E infine ricordiamo gli sforzi del primo Governo Conte. In quel caso la proposta dei 5 stella era stata uno stipendio di 3.500 euro più una diaria da 3.000 euro. Ma con un pretesto superficiale – la misura non era presente in maniera esplicita nel contratto gialloverde – la Lega si oppose e tutto da allora è rimasto fermo. Insomma, senza voler fare del facile populismo, il risultato è che i pochi sforzi di diminuire gli stipendi dei Parlamentari sono sempre caduti nel vuoto. Scendere ai livelli dei colleghi europei, comunque più che dignitosi, sarebbe oggi un segnale di serietà politica. E anche di rispetto verso le difficoltà economiche dei cittadini. Però prevalgono i piccoli interessi di parte. Alla fine, si ritorna invariabilmente al punto di partenza.