Reddito alimentare 2024: cosa è e a chi spetta? Si tratta di una iniziativa del Governo volta ad aiutare le classi meno abbienti e contemporaneamente ad evitare gli sprechi.
Con il reddito alimentare i prodotti invenduti, ma ancora idonei al consumo umano, vengono confezionati in pacchi e distribuiti gratuitamente a chi versa in stato di povertà. La misura voluta dalle legge di Bilancio 2023 è in corso di validità con durata complessiva di 3 anni.
Reddito alimentare 2024: abbasso lo spreco!
Troppe volte le merci invendute e prossime alla scadenza finiscono per essere buttate. Con il reddito alimentare non sarà più così: la merce invenduta verrà devoluta ai più poveri.
I pacchi alimentari verranno consegnati agli esercizi commerciali che aderiscono alla sperimentazione. Gli obiettivi del Reddito alimentare, come abbiamo detto, sono due:
- aiutare i meno abbienti, lottando contro la povertà assoluta
- evitare gli sprechi.
Soggetti fragili, pensionati e disabili riceveranno i pacchi direttamente a casa.
Il Decreto sul Reddito alimentare
Con la Legge di Bilancio dello scorso anno è stato introdotto il reddito alimentare, con il decreto n. 78 di maggio 2023.
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Le risorse finanziare destinate ai poveri sono state pari a 1,5 milioni di euro nel 2023 e saranno 2 milioni annui dal 2024.
Reddito alimentare e carta dedicata a te: differenze
Pur essendo entrambe due misure volte ad aiutare i nuclei più poveri nella spesa per beni di prima necessità, il Reddito alimentare se ne distingue perché quest’ultimo è riservato a coloro che vivono in povertà assoluta. Per povertà assoluta si intende chi versa in una “condizione tale da non potersi permettere nessuna spesa minima per arrivare a vivere in modo quanto meno accettabile”.
Si tratta si casi estremi e che si differenziano invece dai casi di quei nuclei familiari che, pur non vivendo in povertà assoluta, hanno diritto a sussidi e bonus per l’acquisto di beni e servizi (come la Carta dedicata a te).
La nuova carta dedicata a te, riservata invece ai nuclei familiari con ISEE fino a 15mila euro (condizione diversa, dunque, dal vivere in “povertà assoluta”).