Sfruttamento del lavoro: quella che vi raccontiamo oggi è la storia di Maria, un lavoro come donna delle pulizie in un b&b, 7 giorni su 7, senza giorni liberi dunque, per 800 euro al mese.
Sfruttamento del lavoro: Maria, senza nemmeno un giorno libero
Maria racconta: “Mi sono trasferita a Roma nel 2013,perchè avevo conosciuto il mio compagno e ovviamente sono andata a vivere da lui. Per tre anni ho fatto le pulizie saltuariamente, un po’ ci aiutava mio suocero. Nel 2016 mio suocero venne a mancare ed io avevo bisogno di uno stipendio fisso, ogni mese.”.
Così Maria si mette alla ricerca e trova un lavoro come donna delle pulizie, in un b&b: “Lavoravo sia in reception che per le pulizie: 14 ore al giorno, 7 giorni su 7,festivi inclusi. Il tutto per 800 euro al mese. Qualcuno potrebbe dirmi”perchè hai accettato?” Si chiama “DISPERAZIONE”.
Come Maria, anche tanti altri accettano purtroppo per disperazione.
Mobbing e molesti fisiche e verbali
“In quel maledetto b&b ne ho passate di tutti i colori. dal mobbing alle molestie fisiche e verbali. Sia da parte del titolare che dei clienti.
Iniziai a lavorare il mese di marzo del 2016. ,una persona sola, dovevo pulire e servire i clienti. Mentre il titolare alle mie spalle faceva la bella vita”, spiega ancora Maria.
Maria è stata costretta a soprusi di ogni tipo, non solo dal titolare ma anche dagli avventori e persino dai flirt passeggeri del suo datore di lavoro: “Il mio titolare, veniva con alcune sue amiche, queste donne spesso si prendevano gioco di me, criticando il mio lavoro”
Ma l’umiliazione arrivò per le festività, a ridosso della tredicesima: “Arrivò il periodo natalizio. Chiesi al titolare se mi poteva dare la tredicesima… Ma la sua risposta fu: “Sei una donna delle pulizie, le donne delle pulizie non prendono la tredicesima e non hai nemmeno il diploma nè tanto meno una laurea, cos’altro pretendi?”
“Anche se muore tua madre, devi essere qui a lavorare”
Maria ha lavorato anche con 40 di febbre: “Ho lavorato mettendo a rischio la mia salute. Il mio titolare mi ha detto che non gliene fregava nulla se non stavo bene. Anzi, mi ha persino detto (e questa penso sia la cosa più grave in assoluto): ‘A me anche se muore tua madre non frega niente, tu devi essere qui a lavorare'”.
In tutti ciò, Maria lamenta il fatto di essersi rivolta a un ispettorato del lavoro, ma di esserne uscita “sconfitta”.
Conclude la sua lettera con una riflessione: “Ecco chi sono certi imprenditori. Un ammasso di gente coi soldi, ma con l’animo pezzente”.
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