Buone notizie per i lavoratori della Pubblica Amministrazione: nei prossimi anni gli stipendi degli statali sono destinati a crescere sensibilmente. Il Governo ha infatti stanziato quasi 10 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti nel triennio 2025-2027, destinati a garantire un aumento salariale che permetta il pieno recupero dell’inflazione, stimato intorno al 2% annuo. Una vera e propria boccata d’ossigeno che punta a dare maggior valore al lavoro pubblico dopo anni di rincorsa e di sacrifici. Ecco i dettagli.
Aumenti degli stipendi pubblici: linee guida e tempistiche
Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha impresso un’accelerazione decisiva firmando la cosiddetta “direttiva madre” che detta le linee guida generali e la direttiva specifica per il comparto delle Funzioni centrali – interessando circa 200mila dipendenti tra ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. L’intento dichiarato è chiaro: evitare ritardi come in passato e assicurare aumenti concreti già all’inizio della nuova stagione contrattuale, mettendo subito in circolo le risorse stanziate.
Ma questi aumenti non riguarderanno solo i ministeriali. Il piano coinvolge numerose categorie: una volta avviati i tavoli negoziali per le Funzioni centrali (già pronte a partire poiché il contratto precedente è stato chiuso), toccherà subito dopo alla Sanità, dove l’accordo per il personale infermieristico è ormai alle battute finali, seguito a ruota da tutto il comparto scuola e dagli enti locali, che ancora sono alle prese con la chiusura dei contratti precedenti. In tutto, si tratta di centinaia di migliaia di lavoratori tra dipendenti comunali, regionali, personale scolastico e sanitario.
Ridurre i divari: stipendi più equi tra ministeri e territori
Una delle innovazioni più rilevanti in discussione è anche la “perequazione” retributiva tra i ministeri centrali e gli enti territoriali. Il fondo proposto dal ministro Zangrillo, e già presentato al ministro dell’Economia Giorgetti, servirà proprio ad accorciare le distanze salariali che negli ultimi vent’anni si sono allargate fra chi lavora nei palazzi centrali e chi opera ogni giorno a contatto con cittadini e imprese nei territori.
Sindacati, risorse extra e la sfida sulle tempistiche
Il percorso negoziale, però, non è privo di ostacoli: tra le sfide da superare ci sono le richieste dei sindacati, con Cgil e Uil finora su posizioni rigide, anche se si intravedono segnali di apertura. Per cercare di velocizzare il tutto, il ministro Zangrillo si è impegnato ad avviare le trattative sul rinnovo del successivo triennio entro due mesi dalla firma dei nuovi accordi, in modo da non accumulare più ritardi storici.
Sul fronte scuola, il Governo ha inoltre trovato risorse extra – 240 milioni di euro una tantum – da destinare subito agli insegnanti, mentre le Regioni stanno muovendo altrettanto per la dirigenza sanitaria, in particolare per i medici.
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Uno scenario nuovo per il pubblico impiego
Per i dipendenti pubblici italiani, dunque, si apre una nuova fase più positiva, con stipendi più al passo con il costo della vita, un calendario negoziale più rapido e la speranza concreta di una maggiore equità tra tutte le diverse professionalità del settore pubblico.