Affitti brevi turistici, cosa succede
Le città italiane, almeno quelle più turistiche, guardano con ansia e interesse a Firenze. A breve arriverà la decisone del Tar: dovrà scegliere se approvare il divieto agli affitti brevi (nel centro storico cittadino) o ribaltare la scelta del sindaco Nardella. Sembra una piccola questione locale. Ma è invece una vicenda di interesse più ampio, dato che sono molti i centri storici Unesco, come quello fiorentino, che ora lamentano un sovraffollamento turistico dovuto (anche) all’esplosione degli affitti brevi.
Complice e principale indiziato è Airbnb, la piattaforma che permette di prendere in affitto stanze, o appartamenti, anche per una notte e con un semplice clic. Ma i giochi potrebbero cambiare. Non lo dice solo il Tar della Toscana. Si sente nella temperatura delle proteste Europee, con la super-turistica Barcellona in prima fila, Malaga appena dietro. Nella città di Gaudì si è deciso l’addio agli affitti brevi nel 2028. Un favore ai cittadini del centro che non ne possono più. Qui in Italia, c’è il caso Venezia, presa d’assalto da orde barbariche, che tenta la difesa in extremis con il ticket. Potrebbe accodarsi anche lei.
Poi Roma, Napoli, Torino e a ruota i centri di medie dimensioni. Ma anche le Regioni Sicilia e Puglia annaspano sotto il peso dei troppi affitti brevi turistici. Qualcosa, in qualche direzione, dovrà per forza muoversi.
Il caso Firenze
Veniamo al caso centrale. È attesa a Firenze la decisione del Tar della Toscana a proposito della delibera urbanistica del Comune di Firenze sugli affitti turistici brevi. In sostanza, si è introdotto il divieto di iscrizione per questa tipologia di affitto nell’area Unesco del centro storico cittadino. Contro la delibera voluta da Nardella, avevano fatto ricorso al Tar vari soggetti: Codacons, Property Managers Italia, Confedilizia, Apartments Florence, ClearBnb, Colony Capital, Etesian e anche altre persone fisiche. Per questo si aspetta e si (di)spera.
Anche perché il settore degli affitti brevi, solo nel 2023, ha fatto registrare 57 milioni di notti prenotate e un fatturato di 7,7 miliardi (stime di Isnart per Il Sole 24 Ore). Un giro d’affari enorme, che adesso rischia il tracollo in zona Firenze, con un effetto domino potenzialmente letale anche sulle altre città italiane.
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Secondo alcune ipotesi, il Tar della Toscana potrebbe anche stabilire la cessazione della materia del contendere, perché il nuovo Piano operativo è stato approvato senza la variante che introduceva il divieto di nuovi appartamenti destinati ad affitti brevi nell’area Unesco. In poche parole, tutto potrebbe arenarsi in un nulla di fatto. Ma se poi il Comune di Firenze scegliesse di proseguire nell’iter, per arrivare alla seconda approvazione della variante, allora il divieto si applicherebbe anche al nuovo Piano operativo. Insomma si aprirebbe un’altra battaglia.
Intanto, va notato il dato fiorentino e quello Toscano. La Toscana, sempre secondo le analisi Isnart, è la Regione con la maggiore concentrazione di alloggi su Airbnb: 108mila su un totale nazionale di 760mila. Con una crescita sul 2022 del 9,4%. Questo significa anche un giro d’affari clamoroso, con 1,3 miliardi annui e il 17% del totale italiano. E Firenze è al primo posto in Regione, ovviamente. Da sola la città di Dante vale 1 terzo del peso regionale (29mila annunci) e può contare su un’utenza distribuita per tutto l’anno: gli alloggi sono occupati in media 105 giorni all’anno, contro la media nazionale di 74 giorni. Ecco un altro motivo per cui il caso Firenze, sia che passi o che venga rifiutato, rappresenterà (molto probabilmente) una svolta cruciale per tutto il Paese.
L’esplosione degli affitti nelle altre Regioni
Il podio italiano per la concentrazione di alloggi turistici, dopo la Toscana, vede la Sicilia al secondo posto (90mila unità, cioè il 12% del totale) e poi la Lombardia (78mila unità, 10%). Impressiona soprattutto l’isola, che nel 2023 ha fatto registrare 5,7 milioni di notti prenotate, con un giro di affari di quasi 630mila euro. A seguire nella classifica degli alloggi disponibili in ogni Regione troviamo:
- Puglia, al quarto posto, con 69mila unità (9% del totale)
- Sardegna, quinto posto e 66mila alloggi
- Al sesto posto il Lazio, con 62mila alloggi, concentrati soprattutto a Roma
- Campania, 51mila alloggi
- Veneto, 45mila alloggi (6%)
- Liguria al nono posto, con 36mila unità
È evidente pure da questo che il “problema” di Firenze è anche questione nazionale. Numeri alti sugli alloggi turistici significano, in pratica, una crescita degli affitti brevi da Nord a Sud. È vero che il giro economico è importante, ma va notato anche che in questo modo, cioè con una corsa furibonda alla stanza meno costosa (a volte per una sola notte), si va a creare nelle città un traffico di turisti (quasi) insostenibile. Difficile comunque un’inversione di rotta rapida, anche nel caso in cui dovesse passare il divieto di Firenze. Ci vogliono tempo, alternative adeguate e un modo efficace per non perdere il giro di affari creato da questa specie di bolla da affitto breve. Ad oggi, il Lazio ha un giro economico di oltre 1 miliardo, la Lombardia si attesta sui 924 milioni. La questione resta complessa.
Barcellona alza la voce
Intanto all’estero si muove Barcellona, sulla scia di quello che già accade a Firenze. Per arginare il cosiddetto “overtourism”, tutelando i residenti, la città catalana ha deciso di vietare gli affitti brevi a partire dal 2028. Troppi i danni causati dal turismo di massa, troppo alto l’incremento dei prezzi degli appartamenti, che in questo modo saranno, si spera, leggermente calmierati. Insomma il sindaco di Barcellona, Jaume Collboni, ha detto chiaro e tondo che dal 2029 la città non rinnoverà più le licenze per gli appartamenti utilizzati per affitti brevi (destinati al settore turistico).
Se la misura verrà adottata, tutte le licenze esistenti scadranno ufficialmente nel novembre del 2028. Quindi i turisti potranno alloggiare solo in hotel, villaggi vacanze, bed & breakfast e resort vari. Un bel colpo di spugna al decennio dominato da Airbnb e piattaforme simili. Sembra un finale drastico, visto in questo modo. Ma la crescita turistica di Barcellona negli ultimi anni è stata spaventosa e incontrollata. Oltre 10.000 immobili sono stati convertiti per ospitare turisti con gli affitti brevi. Costa meno per chi visita la città, ma toglie possibilità di affitto ai residenti, per cui con poca offerta sugli affitti non turistici, i prezzi in quel settore salgono alle stelle. Un ulteriore problema che si aggiunge a sovraffollamento, rumore della movida, sporcizia delle città super turistiche, flusso di persone ingestibile.
Possibili conseguenze sul settore
Come Firenze e Barcellona, tante altre città europee ora alzano la voce contro il turismo di massa. Venezia tenta la strada del ticket d’ingresso, che sortisce qualche effetto positivo nonostante la mancanza di controlli. Tropea, in modo simile, prova a tutelarsi con l’introduzione di una tassa d’ingresso. E addirittura il lontano Giappone si muove: ha già limitato l’accesso ai turisti in alcune aree sovraffollate del Paese.
Ma una conclusione certa al momento sfugge. Come detto si attende la risposta del Tar della Toscana, per vedere da che parte penderà Firenze e se le altre grandi città con centri storici si muoveranno in modo analogo, o contrario. Comunque vada è chiaro che il meccanismo degli affitti brevi turistici ha alimentato una crescita esponenziale del turismo cosiddetto “mordi e fuggi”. Buono forse sul breve periodo (economicamente), ma letale per chi in città ci vive e vorrebbe continuare a farlo.