A causa del rapporto tra Assegno di inclusione e trattamenti assistenziali, arrivano brutte notizie per la prima ricarica dell’Assegno di Inclusione di gennaio, che potrebbe rivelare importi più bassi.
Per i beneficiari, INPS, infatti, potrebbe applicare dei tagli agli importi in pagamento per motivi che vanno oltre il valore ISEE o il reddito familiare dichiarato.
Assegno di Inclusione e trattamenti assistenziali
Dal 2025, l’Assegno di Inclusione è accessibile ai nuclei familiari con un ISEE entro i 10.140 euro, una soglia aumentata rispetto ai 9.360 euro del 2024. Inoltre, il reddito familiare complessivo non deve superare i 6.500 euro, un altro incremento rispetto ai limiti dell’anno precedente.
Il sussidio, come sappiamo, è rivolto a famiglie in cui siano presenti disabili, minorenni, persone over 60 o componenti in condizioni di svantaggio economico e sociale.
Ora, come specificato dall’articolo 2 del DL 48/2023, nel calcolo dell’importo spettante, INPS considera non solo l’ISEE, ma anche i trattamenti assistenziali e previdenziali percepiti dai componenti del nucleo familiare. Questo aspetto potrebbe portare a una rimodulazione degli importi attesi.
Prestazioni assistenziali e calcolo dell’AdI
La ricarica prevista per il 27 gennaio 2025 potrebbe essere oggetto di tagli qualora il nucleo familiare benefici di altri trattamenti assistenziali. Tra questi, l’INPS considera:
- Carta Acquisti e relativi Fondi speciali;
- Assegno di maternità dei Comuni (MAT);
- Assegno per il nucleo familiare dei Comuni;
- Pensione sociale e assegno sociale;
- Prestazioni assistenziali rilevate dal Sistema informativo delle prestazioni e dei bisogni sociali (SIUSS).
Tutti questi trattamenti, pur essendo compatibili con l’Assegno di Inclusione, vengono sommati al reddito familiare. La conseguenza è che, se il totale dei redditi così calcolati supera i limiti previsti dalla normativa, gli importi dell’assegno di inclusione potrebbero essere ridotti. In alcuni casi, il superamento dei limiti potrebbe portare addirittura alla decadenza del diritto al beneficio.
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Altri redditi che influenzano l’assegno di inclusione
Oltre ai trattamenti sopra elencati, INPS tiene conto di ulteriori somme percepite dal nucleo familiare, tra cui:
- maggiorazioni sociali previste da diverse normative (ad esempio la legge n. 544/1988 e la legge n. 388/2000);
- aumenti delle pensioni sociali o integrate al minimo;
- quattordicesima mensilità riconosciuta su specifiche pensioni.
Questi importi, sebbene non legati direttamente al sussidio, vengono conteggiati per determinare il reddito complessivo del nucleo familiare.
Cosa succede in caso di superamento dei limiti di reddito
Se, una volta sommati tutti i trattamenti e i redditi percepiti, il nucleo familiare supera i limiti previsti dalla legge, si rischia di perdere il diritto all’Assegno di Inclusione. In particolare:
- decadenza dal beneficio: Se i limiti vengono superati durante l’erogazione del sussidio, il pagamento potrebbe essere interrotto e il diritto revocato;
- rigetto della domanda: In fase di prima istruttoria, un reddito superiore ai limiti comporta il rifiuto della domanda di accesso all’AdI.
Come evitare sorprese negli importi?
Per i beneficiari dell’Assegno di Inclusione, è importante monitorare attentamente la propria situazione economica e i trattamenti percepiti, eventualmente calcolando gli importi per verificare di rimanere all’interno delle somme prestabilite.
Si ricorda che se benne ADI rappresenti un supporto essenziale per molte famiglie, i criteri di calcolo e i limiti previsti dalla normativa richiedono grande attenzione, soprattutto in occasione della prima ricarica dell’anno.