Assegno di inclusione flop: i dati INPS non sono confortanti. Hanno ricevuto l’ADI meno nuclei di quanto ci si era aspettati. E ora il governo medita sul fatto che potrebbe essere il caso di allargare i criteri e permettere l’accesso a fasce fino ad ora escluse.
Avevamo già accennato dei dati statistici sull’assegno di inclusione, ma ora emerge un dato inquietante sulle domande rigettate.
Assegno di inclusione flop: le ipotesi sul tavolo del governo
I numeri delle domande accolte sono bassi, forse troppo. Molti meno di quanto ci si era prefissati. Dati alla mano, a circa un mese dall’entrata in vigore della nuova misura di sostegno, sappiamo che:
- l’ADI è stato erogato a circa 480mila nuclei familiari, su una platea di circa 737mila persone attese;
- le richieste sono state in totale 779.302.
Ma come mai allora le domande accettate sono state così poche? Una delle possibili risposte, sta nel fatto che molte persone “escluse” hanno sbagliato qualcosa nella presentazione della domanda.
I dati mostrano infatti che:
- 24.115 domande necessitano di un supplemento istruttorio per accertamento disabilità o per nucleo non conforme;
- 77.331 domande hanno bisogno di approfondimenti circa la dichiarazione sostitutiva unica (DSU);
- 801 domande sono sospese per controlli a causa della difformità sulla sede anagrafica;
Inoltre, su 22.762 domande, INPS attende il controllo della certificazione da parte degli enti preposti. Ciò che più preoccupa, però, sono le domande rifiutate.
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Respinte, infatti ben 182.350 domande (molte delle quali sono state respinte per superamento delle soglie reddituali, omessa dichiarazione lavorativa, o DSU sopra la soglia).
I numeri sono forse un po’ troppo alti, ed è per questo motivo che il Ministero si è ora domandato se forse non sia necessario utilizzare un diverso parametro per i requisiti d’accesso.
Assegno di inclusione: l’arma a doppio taglio dei parametri stringenti
Si era detto già dalla scorsa estate, quando aleggiava già l’ombra dell’abolizione del Reddito di cittadinanza. Lo si è ribadito fino a poche settimane prima della entrata in vigore di ADI, e così effettivamente è stato. l’Assegno di inclusione sarebbe stato sottoposto a parametri più stringenti, anche per escludere dal Reddito di cittadinanza i famosi “furbetti”.
Da un lato l’escamotage di usare parametri più restrittivi ha funzionato: è rimasta esclusa infatti una larga fetta di percettori RdC. Ma dall’altro lato, ad avere le porte sbarrate, sono forse anche quei nuclei meritevoli di tutela.
Insomma, si è passati, pare, in un sol colpo da una misura eccessivamente accondiscendente, a una troppo rigida, che ha penalizzato troppe persone.
Per questo motivo, sembrerebbe che a Palazzo Chigi stiano meditando circa una revisione dei requisiti di accesso. Tra le possibili misure, un “addolcimento” nei confronti dei soggetti maggiorenni in età da lavoro e facenti parte del nucleo, e un maggiore peso nei parametri delle scale di equivalenza.