Rischiano i Comuni. Ma a guadagnarci, per una volta, potrebbero essere i cittadini italiani. È infatti previsto, sotto sollecitazione del ministro Salvini, un censimento di tutti gli autovelox fuori norma nel nostro Paese. La stessa Cassazione ha ribadito l’esigenza, in tempi brevi, di un decreto di omologazione. E intanto il Codacons calcola una perdita complessiva – per i Comuni, appunto – pari a circa 40 milioni di euro (e questo solo per le grandi città). Ecco tutti i dettagli.
Autovelox, il giro di vite in arrivo contro le multe illegali
Un giro di vite clamoroso, quello che potrebbe arrivare a breve per difetti normativi legati agli autovelox in Italia. Per primo Matteo Salvini, infatti, aveva sollecitato il censimento degli autovelox fuori legge nel nostro Paese. E una ‘voragine’ normativa è stata poi aperta dalla Cassazione, che ha sottolineato l’esigenza di un decreto in grado di omologare gli apparecchi di rilevamento della velocità. Decreto senza il quale – e questo è il punto cruciale per i cittadini – le multe non sono da considerarsi valide.
Manca dunque un decreto attuativo apposito, da ben 33 anni a questa parte. E ora la superficialità dei vari Governi, o la mancanza di volontà nel chiarire le norme, potrebbe costare una montagna di soldi ai Comuni di tutta Italia.Le sollecitazioni del ministro Salvini
Ecco spiegata, dunque, la mossa in extremis di Salvini, che ha recentemente chiesto all’associazione dei comuni italiani Anci un censimento dettagliato dei dispositivi sparsi in tutto il Paese. Nel frattempo, però, secondo il Codacons decine di milioni di euro in multe sarebbero già a rischio invalidamento, con ripercussioni potenzialmente catastrofiche sulle casse delle amministrazioni locali.
Come è iniziato il caos degli autovelox
La situazione sugli autovelox è precipitata dopo una sentenza della Cassazione datata aprile 2024, in cui i giudici hanno stabilito la necessità urgente di un decreto d’omologazione, per rendere legittime le multe per eccesso di velocità. E sono stata accolti, in questo modo, migliaia di ricorsi provenienti da automobilisti di tutta la penisola.
Alla base del caos, come anticipato, vi è un qui pro quo ‘vecchio’ di 33 anni. Parliamo cioè dall’articolo 142 del Codice della strada, che nel 1992 aveva stabilito come i rilevatori di velocità dovessero essere approvati e debitamente omologati. Ma il decreto attuativo, che avrebbe dovuto determinare le regole per l’omologazione, non arrivò mai. Motivo per cui tantissime amministrazioni locali hanno dato il via libera agli autovelox, bypassando (per colpa del Governo) un passaggio cruciale.
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La mossa per evitare ulteriori disordini
In tempi recenti, era stato sempre Salvini a provare una mossa in extremis, per mettere una ‘pezza’ alla confusione giuridica causata dai suoi predecessori. In sostanza, il ministro dei Trasporti aveva proposto un decreto nel quale si consideravano omologati tutti gli autovelox approvati dopo il 2017, spegnendo invece gli apparecchi più vecchi in attesa della regolamentazione. Una sorta di sanatoria degli autovelox, inviata a Bruxelles ma prontamente bloccata per “approfondimenti”.
Ulteriori verifiche hanno poi scoperchiato il vaso: i dati consegnati dall’Anci a fine aprile, in Italia, mostravano solo il 40,6% dei rilevatori fissi approvati dopo il 2017, e tra quelli mobili soltanto il 32,8%. Un quadro insufficiente, insomma, a tracciare una nuova base normativa. Che richiederebbe invece – come già è stato fatto presente ai Comuni – la fornitura non di una percentuale, ma di un numero chiaro e inequivocabile di apparecchi.
Le stime (pesanti) del Codacons
Mentre si attende, quindi, il decreto attuativo mancante, migliaia di ricorsi degli automobilisti stanno sommergendo i Comuni di tutta Italia, costringendo così le amministrazioni locali a spegnere per il momento i rilevatori. Di conseguenza, come ha calcolato il Codacons, “solo nelle grandi città oltre 40 milioni di euro di sanzioni elevate tramite gli autovelox sono a rischio”.
Infatti, “solo nelle principali 20 città italiane le sanzioni da autovelox hanno garantito nel 2023 (ultimo dato disponibile) incassi complessivi da oltre 65 milioni di euro, ma la sentenza della Cassazione che ha dichiarato fuorilegge gli apparecchi approvati ma non omologati rischia di rappresentare una tagliola di proporzioni abnormi”. Bene per i cittadini, che hanno fatto ricorso. Male invece per le amministrazioni e per il Governo. Che farebbe meglio a sveltire le procedure per evitare ulteriori guai.