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I bonus sono una cosa da ricchi

I bonus fiscali sono spesso negati ai soggetti incapienti, quelli con redditi troppo bassi per usufruirne. Analizziamo il perché e le conseguenze.

di Pietro Ginechesi
23 Febbraio 2025
in Bonus
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Negli ultimi anni, i bonus fiscali sono stati un tema caldo, con l’introduzione di agevolazioni per chi effettua lavori di ristrutturazione, riqualificazione energetica e altri interventi simili. Tuttavia, c’è un aspetto che spesso viene trascurato: i bonus sono davvero accessibili a tutti? Oppure, come sembra emergere dalle recenti modifiche normative, sono diventati appannaggio di chi ha un reddito medio-alto? Questa è una domanda legittima, soprattutto per i cosiddetti “incapienti”, cioè coloro che hanno un reddito talmente basso da non dover pagare imposta IRPEF, e che si trovano automaticamente esclusi da qualsiasi forma di detrazione fiscale.

Sommario

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  • Il caso degli incapienti: un’ingiustizia evidente
  • Incapienza totale: esclusi dal sistema
  • Redditi bassi: un beneficio parziale
  • L’abolizione di sconto in fattura e cessione del credito: una scelta che penalizza i più deboli

Il caso degli incapienti: un’ingiustizia evidente

Partiamo dal concetto di incapienza. Un soggetto è considerato incapiente quando il suo reddito è così basso da non generare alcun debito IRPEF, oppure da generare un’imposta troppo bassa per permettere di sfruttare le detrazioni previste da vari bonus. Facciamo un esempio concreto con il bonus ristrutturazione, che prevede una detrazione del 50% su una spesa massima di 96.000 euro per lavori di ristrutturazione sulla prima abitazione.

La detrazione viene erogata in 10 anni, quindi, se si spende il massimo consentito, ogni anno si avrà diritto a una detrazione di 4.800 euro sulla dichiarazione dei redditi. Se però un contribuente ha un reddito basso, poniamo intorno ai 15.000 euro lordi annui, l’IRPEF dovuta è molto inferiore a tale somma. Questo significa che non potrà beneficiare appieno della detrazione e, peggio ancora, la parte non utilizzata andrà persa.

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Incapienza totale: esclusi dal sistema

Ma il caso peggiore è quello degli incapienti totali, coloro che non pagano IRPEF perché il loro reddito è così basso da rientrare nelle soglie di esenzione. Per questi soggetti, le detrazioni non sono minimamente sfruttabili. Anche se avessero sostenuto delle spese per lavori di ristrutturazione, non potrebbero beneficiare di alcun rimborso o sconto fiscale. È una situazione che colpisce duramente i pensionati con redditi bassi o le famiglie con pochi introiti, che, di fatto, vengono escluse dall’accesso ai bonus.

Redditi bassi: un beneficio parziale

Chi ha un reddito basso, ma comunque superiore alla soglia di incapienza, può accedere alle detrazioni, ma solo in parte. Riprendendo l’esempio del bonus ristrutturazione, immaginiamo un contribuente con un reddito di 20.000 euro lordi annui. In questo caso, l’IRPEF dovuta è più alta, ma comunque inferiore ai 4.800 euro di detrazione annua spettante. Questo contribuente potrà utilizzare la detrazione solo fino a concorrenza dell’imposta dovuta, senza però ricevere alcun rimborso per la parte eccedente. La parte non sfruttata della detrazione sarà persa, una perdita particolarmente penalizzante per chi ha redditi variabili o marginalmente superiori alla soglia di incapienza. Per questi contribuenti, basta un piccolo incremento di reddito a far perdere completamente la parte eccedente della detrazione. Risultato? Il bonus diventa parzialmente inefficace e l’accesso alle agevolazioni fiscali risulta ancora più iniquo.

L’abolizione di sconto in fattura e cessione del credito: una scelta che penalizza i più deboli

Fino a qualche tempo fa, la possibilità di usufruire dello sconto in fattura o della cessione del credito aveva parzialmente risolto questo problema. Con questi strumenti, anche i soggetti incapienti o con redditi bassi potevano cedere il loro credito fiscale a banche o imprese e ottenere subito un beneficio economico, senza attendere di sfruttare la detrazione in dichiarazione dei redditi. Tuttavia, con l’abolizione di queste opzioni, i bonus sono diventati, di fatto, una questione riservata a chi ha un reddito sufficiente per beneficiare appieno delle detrazioni fiscali. Questo ha creato un ulteriore ostacolo per chi non dispone di liquidità sufficiente per anticipare i costi dei lavori, poiché lo sconto in fattura e la cessione del credito erano le uniche vie per accedere ai bonus senza dover anticipare ingenti somme di denaro.


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Questa scelta legislativa ha avuto conseguenze pesanti per chi è economicamente più vulnerabile: non solo non può permettersi di sostenere lavori di ristrutturazione o miglioramento della propria abitazione senza aiuti immediati, ma viene anche escluso dalla possibilità di beneficiare delle agevolazioni fiscali. In altre parole, i bonus sono diventati una prerogativa dei più ricchi.

In un sistema che dovrebbe aiutare tutti, i bonus fiscali si sono trasformati in un privilegio per chi ha un reddito medio-alto. I soggetti incapienti o con redditi bassi si trovano esclusi dalle agevolazioni, nonostante possano avere un grande bisogno di interventi come le ristrutturazioni o l’efficientamento energetico delle proprie abitazioni. Questo divario si è ampliato ulteriormente con l’abolizione di sconto in fattura e cessione del credito, strumenti che, sebbene non perfetti, garantivano un accesso più equo ai benefici fiscali.

È necessario rivedere queste norme e considerare soluzioni come la reintroduzione della cessione del credito o la creazione di un fondo specifico per gli incapienti. In questo modo, anche chi ha un reddito basso potrebbe accedere alle agevolazioni fiscali e migliorare la qualità della propria abitazione. Altrimenti, continueremo a parlare di bonus, ma solo per chi può permetterseli.

Tags: bonus
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