Bonus mamme anche alle precarie? Forse. L’11 giugno 2025 la Corte Costituzionale deciderà se estendere il Bonus Mamme anche alle lavoratrici precarie della scuola, attualmente escluse dall’agevolazione introdotta dalla Legge di Bilancio 2024.
Il caso è stato sollevato dall’Anief, sindacato che rappresenta numerosi dipendenti scolastici a tempo determinato. Ora, si apre uno spiraglio per un possibile cambio normativo molto atteso da migliaia di lavoratrici.
La misura, che prevede un’esenzione fino a 3.000 euro annui sui contributi per invalidità, vecchiaia e superstiti, oggi è riservata solo alle madri con contratto a tempo indeterminato. Una disparità che ha escluso docenti, collaboratrici scolastiche e assistenti educative precarie.
Dopo una prima sentenza favorevole del Tribunale di Lodi, anche i giudici del lavoro di Biella, Vercelli, Torino, La Spezia e Catania hanno riconosciuto il diritto delle lavoratrici a termine, rilevando una violazione della Direttiva UE 1999/70/CE, che vieta trattamenti sfavorevoli non giustificati da ragioni oggettive.
Coinvolto circa l’80% del personale scolastico
Il tema ha un forte impatto di genere: secondo il rapporto Aran 2021, le donne rappresentano circa l’80% del personale scolastico, quasi un milione su poco più di 1,26 milioni di dipendenti. Il presidente Pacifico sottolinea che si tratta di lavoratrici spesso sottoposte a carichi elevati e con ruoli fondamentali nel sistema educativo, ma ancora invisibili nelle tutele economiche. Per questo, l’estensione del Bonus non è solo una questione giuridica, ma anche di giustizia sociale e parità di trattamento.
Bonus mamme: cosa dice la legge?
Il Bonus Mamme è previsto dall’articolo 1, commi 180-182 della Legge di Bilancio 2024, con un’esenzione contributiva fino a 250 euro al mese. Ma la limitazione alle lavoratrici stabili potrebbe violare il principio di non discriminazione tra lavoratori comparabili. Se la Consulta accoglierà questa interpretazione, lo Stato dovrà stanziare circa 200 milioni di euro l’anno per coprire anche le madri precarie. Nel frattempo, l’Anief continua a raccogliere adesioni ai ricorsi gratuiti e invita le lavoratrici a inviare diffide per interrompere i termini di presc
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