Bullismo e cyberbullismo, scatta l’allarme
Tra bullismo e cyberbullismo la differenza è lieve, non sostanziale. Parliamo infatti di azioni simili di vessazioni dei confronti dei giovani, che possono avvenire tanto in presenza (scuole e dintorni) quanto sulle piattaforme social, utilizzate spesso e con poco criterio, dai ragazzi. Al netto di queste definizioni, però, quello che preoccupa oggi in Italia è il trend estremamente negativo di tali episodi violenti, verbalmente e non solo.
Negli ultimi tre anni, il 12% in più di studenti italiani ha sperimentato atti di bullismo e/o cyberbullismo, come comunicano i dati di Eurispes Sardegna, diffusi recentemente al termine di uno studio approfondito. Andando ancora di più nel concreto, si nota che mentre nell’anno scolastico 2020-2021 l’80,4% degli studenti dichiarava di non essere mai stato vittima di cyberbullismo, oggi si scende precipitosamente a un 68,9%. Una caduta quasi libera, insomma.
La situazione nelle scuole
Un’altra indagine, quella dell’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e OneDay Group, sintetizza forse ancora meglio quanto allarmante sia la situazione. Il 65% dei giovani tra i 14 e i 26 anni, si riporta, dichiara di aver subito una violenza. Tra questi, il 63% ha subito azioni di bullismo e il 19% di cyberbullismo. La percentuale di chi è stato vittima di violenza, poi, tanto fisica quanto psicologica, sale addirittura fino al 70% se consideriamo le risposte delle sole ragazze. All’83% se parliamo di chi si definisce non binario. Per quanto riguarda i maschi, invece, si scende al 56%.
Differenze notevoli, quindi, tra maschi e femmine, che però si appianano nel caso delle violenze psicologiche e verbali. Due “sottotipi” di bullismo che colpiscono ugualmente l’intera popolazione dei giovani. Sempre secondo lo studio dell’Osservatorio, è invece molto più maschile il fenomeno del bullismo (68% per maschi, 60% per le femmine), mentre il cyberbullismo sembra riguardare di più le ragazze (21% femmine, 16% maschi). Vi è poi il catcalling (complimenti a sfondo spesso sessuale ricevuti da estranei) che riguarda soprattutto le ragazze (il 61% ne è vittima). E infine le molestie sessuali, che colpiscono ad oggi il 30% delle giovani donne.
Continuando con i dati puri, ci accorgiamo che bullismo e cyberbullismo prendono di mira soprattutto l’aspetto fisico (79% dei casi), poi l’orientamento sessuale (15%), la condizione economica (11%), l’origine geografica ed etnica (10.5%), infine l’identità di genere (9%), la disabilità (5%) e anche la religione (4%).
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Il luogo dove gli atti di bullismo si verificano più spesso, purtroppo, risulta la scuola. Con il 66% delle preferenze viene percepito come il posto dove è più probabile essere vittime di violenza. Segue il web, luogo virtuale, indicato dal 39% dei 4.000 giovani intervistati. Per le ragazze, in particolare, internet è al terzo posto (36%), mentre la strada è seconda con il 41%, dato che scende al 36% per chi si definisce non binario.
Preoccupano, per concludere, anche gli atti di “revenge porn”, così come il furto di identità online, la perdita della privacy e l’adescamento da parte di estranei. Solo l’1% dei giovani ritiene che sul web non si corra alcun rischio.
L’importanza della prevenzione
La domanda che sorge spontanea, allora, è cosa fare (e cosa già viene fatto) per prevenire ulteriori derive pericolose? Perché la prevenzione all’interno delle scuole è il primo, essenziale, passo per combattere i fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Il compito di neutralizzare in anticipo simili atti spetta ai docenti, come chiarito tra l’altro da un preciso intervento normativo, Legge n. 71 del 29 maggio 2017. Qui si sottolinea come la scuola debba fare la sua parte, individuando un docente-referente in collaborazione con le Forze di Polizia, le famiglie e le associazioni presenti sul territorio. Lo scopo ultimo è quello di promuovere comportamenti corretti e un uso responsabile dei social media, creando tra i ragazzi maggiore consapevolezza circa i rischi che si corrono.
Fondamentale, inoltre, anche il ruolo dei genitori dei ragazzi. In molti difendono i figli bulli, invece di denunciarli o prendere provvedimenti seri. Vengono sottovalutati i rischi, perdonati comportamenti invece lesivi e molto pericolosi. Che possono portare anche a epiloghi, come dimostra la cronaca, davvero terribili.
La nuova legge sul cyberbullismo
Il nuovo testo sul cyberbullismo ha ricevuto il via libera del Parlamento, intanto. Un piccolo passo in avanti, dato che il disegno di legge include una chiara delega al Governo per l’adozione di specifiche disposizioni entro un anno dalla sua entrata in vigore. La legge prende ispirazione dalla triste vicenda di Carolina Picchio, prima vittima italiana di cyberbullismo, che si tolse la vita a soli 14 anni per un video girato senza il suo consenso. Il suo appello straziante – “Spero che da oggi siate più sensibili sulle parole” – è diventato dunque il punto di partenza della nuova normativa.
La prima versione della norma contro il cyberbullismo risale al 2017, con la sopracitata Legge del 29 maggio 2017, n. 71. Ma ora viene confermata e potenziata, perché come spiega Elena Ferrara (ex senatrice oleggese del Pd) “in un primo momento la nuova norma era stata pensata con un più spiccato intento sanzionatorio, ma sono felice che alla fine si sia seguita la strada indicata da Carolina per il superamento delle azioni di prevaricazione e violenze. Mi spiace però che con la nuova legge si allunghino i tempi per la costituzione del tavolo tecnico e quindi della realizzazione del piano integrato e del comitato di monitoraggio”.