INPS al centro di un nuovo disastro burocratico: migliaia di domande per l’Assegno di Inclusione, inizialmente respinte e poi accolte a seguito di una revisione automatica, sono state ora sospese senza preavviso. La motivazione? La mancata presentazione a un colloquio che i beneficiari non sapevano di dover sostenere.
Perché INPS ha sospeso le domande già accolte?
L’Assegno di Inclusione (ADI), introdotto nel 2024 in sostituzione del Reddito di Cittadinanza, ha già dimostrato di essere un sussidio complesso e di difficile gestione. La situazione è peggiorata con una recente modifica nel sistema INPS, che ha portato a una serie di errori nella valutazione delle domande.
A partire dal 2025, l’INPS ha deciso di assegnare automaticamente i carichi di cura ai nuclei familiari che ne hanno diritto, senza che i richiedenti debbano dichiararli al momento della domanda o tramite il modello ADI-com successivamente. Questo cambiamento, apparentemente volto a semplificare il processo, ha invece generato un grave bug nei sistemi informatici dell’ente.
L’errore ha portato al riesame di tutte le domande ADI già presentate e alla loro approvazione automatica nel caso in cui il sistema rilevasse la presenza di carichi di cura, anche se in precedenza erano state respinte proprio per la loro mancata dichiarazione. Di conseguenza, molte famiglie si sono ritrovate con due domande accolte contemporaneamente: una inizialmente in erogazione e una nuova, accolta d’ufficio.
Per rimediare al caos, l’INPS ha attuato una lavorazione straordinaria nei mesi di gennaio e febbraio 2025, con l’obiettivo di:
- allineare le domande duplicate e riconoscere il sussidio solo su una di esse;
- integrare le nuove domande accolte con quelle già in pagamento;
- calcolare e corrispondere gli eventuali arretrati spettanti.
Tuttavia, l’intervento non è stato sufficiente a evitare ulteriori problemi.
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Il nuovo errore: domande sospese per un colloquio di cui non si sapeva nulla
Con l’avvicinarsi della lavorazione del 15 marzo, INPS ha effettuato una pre-lavorazione sulle domande allineate. Ed è qui che è emerso il nuovo problema: molte (se non tutte) le domande precedentemente accolte sono state sospese con la motivazione della mancata presentazione al primo appuntamento con i servizi sociali entro 120 giorni dalla domanda.
L’anomalia è evidente:
- le domande in questione non erano mai state accolte prima, quindi i beneficiari non avevano ricevuto alcuna convocazione dai servizi sociali;
- il termine dei 120 giorni per il colloquio è già scaduto per molte domande, essendo state presentate nel 2024 e rifiutate prima della successiva rielaborazione;
- la sospensione avviene senza alcun avviso ai cittadini, che scoprono il problema solo accedendo al portale INPS.
A questo punto, la domanda è: cosa accadrà adesso?
Le possibili conseguenze per i beneficiari dell’ADI
Le famiglie coinvolte in questo ennesimo disguido attendono di capire come INPS gestirà la situazione. Le ipotesi principali sono tre:
- INPS corregge l’errore e sblocca i pagamenti delle domande sospese, riconoscendo che i beneficiari non potevano sostenere un colloquio per una domanda che fino a poco tempo fa risultava respinta;
- INPS mantiene la sospensione e richiede ai cittadini di recarsi ai servizi sociali per un colloquio tardivo, sbloccando la domanda solo dopo l’incontro;
- INPS applica rigidamente il regolamento e dichiara decadute le domande, poiché per molte di esse i 120 giorni previsti per il colloquio sono scaduti da mesi.
Quest’ultima ipotesi sarebbe la più penalizzante per i cittadini, che vedrebbero svanire il diritto all’assegno per un errore non loro.
Un regolamento confuso e sistemi inefficienti
La gestione dell’Assegno di Inclusione da parte di INPS sta evidenziando gravi falle sia nei sistemi informatici che nell’applicazione del regolamento. L’istituto continua a modificare le regole in corsa, creando incertezza tra i cittadini e, paradossalmente, generando più problemi di quelli che cerca di risolvere.
Il fatto che neanche INPS sembri avere una chiara interpretazione del regolamento dell’ADI è un segnale allarmante:
- le regole sembrano essere applicate in modo incoerente e retroattivo;
- le procedure vengono modificate senza una comunicazione chiara agli utenti;
- gli errori informatici continuano a compromettere la corretta erogazione del sussidio.
Adesso si attende una presa di posizione ufficiale dell’ente. INPS correggerà l’errore o deciderà di sacrificare migliaia di domande per restare fedele a una scadenza ormai superata?