Niente da fare per gli insegnanti precari. La Carta del docente da 500 euro resta un’utopia anche nel 2025, riservata agli insegnanti di ruolo e negata a chi non ha un posto fisso. Una discriminazione che ha già portato a piogge di ricorsi al Tar, ormai sommerso da richieste e montagne di carte. Eppure le sentenze emesse, finora, sono state sempre favorevoli ai docenti precari. Solo che il Ministero, per qualche strana ragione, ha scelto di non eseguirle. Vediamo qui sotto tutti i dettagli.
Carta docente 2025, ancora esclusi i precari
La Carta del docente da 500 euro continua a farsi beffe degli insegnanti precari. Nonostante la marea di ricorsi presentati al Tar, i docenti non di ruolo restano al momento fuori dal beneficio che permette agli insegnanti di formarsi e aggiornare gli strumenti didattici. Una situazione insostenibile, tanto per i precari quanto per il Tribunali amministrativi regionali, ormai incapaci di elaborare tutte le richieste presentate.
Nel 2024, soltanto al Tar del Piemonte sono stati presentati 887 ricorsi da parte di insegnanti precari, che reclamavano (giustamente) il bonus da 500 euro mai erogato. E nei primi due mesi del 2025 il trend non è certo cambiato: le cause presentare al Tar della regione, infatti, hanno già raggiunto quota 260. Tanto che il presidente del Tribunale del Piemonte, Raffaele Prosperi, si è visto costretto a parlare di situazione ingestibile. Il Tar, ha detto, rischia seriamente di andare incontro a un blocco operativo se il Ministero non interverrà con una soluzione definitiva.Bonus insegnanti, cosa dice la legge
Per orientarsi meglio sulla questione, è utile capire cosa dice esattamente la legge a proposito della Carta del docente. I 500 euro all’anno destinati alla formazione degli insegnanti – tramite acquisto di libri, corsi, strumenti tecnologici e materiali per la didattica – sono ufficialmente riservati solo ai docenti di ruolo. Sul sito della Carta si legge infatti: “Sei un docente di ruolo o hai diritto al bonus in forza di una sentenza passata in giudicato?”.
Ma nonostante il bonus escluda esplicitamente gli insegnanti precari (che peraltro svolgono lo stesso lavoro dei colleghi di ruolo, ma con meno garanzie), il sito della Carta del docente prevede comunque la possibilità, per tutti, di fare richiesta e quindi ottenere il bonus. Inoltre, a parlare chiaro sono le sentenze del Tribunale del lavoro e della Corte di Giustizia Europea, che hanno stabilito il diritto dei precari al bonus ricevuto in Italia solo dai docenti di ruolo.
Le colpe del Ministero e la protesta dei sindacati
Dove sta, quindi, il problema? A quanto pare nella mancanza di azione da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito, che a dispetto delle sentenze (tutte favorevoli ai precari) continua a fare ‘orecchie da mercante’. Lo ha ribadito con forza, ancora una volta, il presidente del Tar Piemonte, Raffaele Prosperi: “Per motivi a me misteriosi questi soldi non vengono corrisposti. Le sentenze sono sempre favorevoli ai docenti, ma il Ministero non le esegue, e così gli insegnanti devono rivolgersi al Tar”.
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Insomma, il Ministero si rifiuta di corrispondere il bonus ai precari, e i precari giustamente si rivolgono al Tar. Che in maniera inevitabile viene intasato di ricorsi. E nella migliore delle ipotesi, il Tar non farà altro che condannare lo Stato a risarcire con gli interessi, aumentando il costo finale del bonus per le casse pubbliche. Un effetto ‘domino’ che per ora non sembra scuotere il ministro dell’Istruzione e del Merito, mentre i sindacati sono da tempo sul piede di guerra.
È “una discriminazione grave ai danni dei precari”, dicono le associazioni, “non è accettabile che gli insegnanti precari debbano ricorrere alla giustizia per avere ciò che gli spetta per legge. Il Ministero deve assumersi le sue responsabilità”. Intanto, in attesa che qualcuno si degni di rispondere, gli insegnanti precari sono costretti a pagare di tasca propria i corsi e gli strumenti di formazione che i loro colleghi, invece, ottengono col bonus. Se questa è giustizia, c’è ben poco da stare allegri.