L’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca getta l’Europa e l’Italia nell’incertezza. Il nuovo Presidente Usa ha minacciato possibili dazi nei confronti dell’Unione Europea, motivati (secondo lui) da un deficit commerciale di 350 miliardi a sfavore degli Stati Uniti. E a rischiare parecchio, stando a un’analisi recente di Confartigianato, sarebbe sopratutto il Made in Italy. Un’eventuale stretta protezionistica americana avrebbe infatti conseguenze significative in particolare sulle piccole e medie imprese, con un possibile calo dell’export di oltre 11 miliardi di euro. C’è comunque chi spera in un trattamento di favore dall’amministrazione Usa, visti gli ottimi rapporti che intercorrono tra la premier Meloni e Trump. Ma fidarsi della benevolenza americana sarebbe una mossa molto rischiosa. Vediamo qui sotto tutti i dettagli.
Terremoto Trump, le minacce all’UE e all’Italia
A pochi giorni dal suo insediamento nello Studio Ovale, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è affrettato a puntate il dito contro l’Europa. “Gli europei ci trattano molto, molto male”, ha dichiarato, “e se non correggeranno gli squilibri commerciali dovranno pagare i dazi”. Secondo Trump, il deficit commerciale Europa-Usa ammonta a 350 miliardi di dollari, una somma ‘monstre’ che ha suscitato l’indignazione dell’Europa e una risposta decisa da parte dei vertici di Bruxelles. Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, ha già esortato l’Ue a “essere preparata” per affrontare eventuali tariffe imposte dagli Stati Uniti, sviluppando in anticipo contromisure efficaci.
In questo quadro allarmante, la posizione dell’Italia desta parecchia preoccupazione. Il nostro è il Paese che ha registrato il maggior surplus commerciale (dopo la Germania) nei confronti di Washington, e siamo anche tra i primi acquirenti di gas e petrolio a stelle e strisce. Su quest’ultimo punto, per fortuna, l’Italia e l’Europa di sono tutelate da tempo, in risposta all’aggressione russa dell’Ucraina. L’Eni ha ad esempio stretto un accordo con il Qatar per una fornitura di gas per 27 anni (quindi in scadenza nel 2050). Ma resta il grande interrogativo delle conseguenze sull’export dei prodotti Made in Italy.
Cosa rischia il Made in Italy con Trump
Un quadro più chiaro sui possibili rischi ce lo fornisce Confartigianato. L’associazione di categoria ha infatti stilato un rapporto sulle (ipotetiche) conseguenze dei dazi di Trump. “L’Italia sarebbe tra i Paesi più colpiti dall’applicazione di dazi Usa sui prodotti europei”, si legge nel documento, calcolando che il calo in valore dell’export italiano potrebbe superare gli 11 miliardi, toccando quindi quota -16,8% rispetto ai 66,4 miliardi dell’attuale livello delle nostre esportazioni negli Usa.
“L’imposizione di dazi addizionali, nelle ipotesi del 10% o del 20%”, aggiunge ancora Confartigianato, “farebbe calare le nostre esportazioni verso gli Usa, rispettivamente, del 4,3% o addirittura del 16,8%”. Ma qual è l’impatto, al momento, dei nostri prodotti sul mercato americano? Nel 2024 il Made in Italy ha conquistato gli Usa soprattutto con prodotti farmaceutici (+19,5%), alimentari, bevande e tabacco (+18%), ma anche apparecchi elettrici (+12,1%), macchinari (+3,7%), gomma, plastiche, ceramica e vetro (+3,2%), e legno, stampa e carta (+2,4%). E a risentire di più dei possibili dazi americani sarebbero, quindi, soprattutto i settori con una maggiore presenza di piccole e medie imprese. E sarebbero inoltre più esposte alcune regioni rispetto ad altre, per via della maggiore quota detenuta nelle esportazioni: quindi la Lombardia (che conta il 20,5% del totale di export nazionale), l’Emilia-Romagna (16,3%), poi la Toscana (15,6%), il Veneto (10,9%), il Piemonte (7,9%) e infine il Lazio (5,1%).
Com’è possibile reagire ai dazi
Il punto è quindi cosa fare per impedire che le nostre esportazioni soffrano per le decisioni scellerate degli americani. Secondo il presidente di Confartigianato Marco Granelli, occorre puntare “sull’alta qualità del Made in Italy”. “Per le nostre imprese”, aggiunge, “si apre una fase da affrontare intensificando gli sforzi per assicurare l’alta qualità della manifattura Made in Italy, arma vincente e distintiva che i mercati sanno riconoscere ed apprezzare”. E in effetti l’elevata qualità dei nostri prodotti potrebbe essere una chiave vincente per scardinare il sistema delle tariffe Usa. Insomma, più i nostri prodotti saranno unici, più sarà difficile per gli americani sostituirli con alternative ‘fatte in casa’.
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Un altro ruolo, soprattutto nel mediare con Trump e la sua amministrazione, potrebbe averlo senza dubbio Giorgia Meloni. La premier si è affrettata a presenziare all’insediamento del tycoon proprio per questo: vuole imporsi come interlocutrice privilegiata con la potenza americana, scavalcando anche l’Europa senza problemi. Ma esiste anche l’altra faccia della medaglia. La disponibilità di Meloni verso Trump può facilmente mutare in ‘servilismo’. Per rimanere nelle grazie del Presidente, la nostra Giorgia potrebbe accettare senza battere ciglio le condizioni americane sull’export. E allora tanti saluti al tanto sbandierato amore per la patria.
Da ultimo, ci resta comunque una speranza nell’Europa. Solo rimanendo unita, l’Unione Europea può opporsi efficacemente alle minacce di Donald Trump. E l’Italia in questo senso può avere un ruolo fondamentale.